FUORI DAI MARONI – IL GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA MINACCIA I SINDACI CHE ACCOGLIERANNO NUOVI MIGRANTI: VI TAGLIO I SOLDI – SULLA STESSA LINEA ANCHE ZAIA E TOTI – ALFANO: STO FACENDO LE STESSE COSE CHE FECE MARONI NEL 2011 DA MINISTRO
Amedeo La Mattina per “la Stampa”
Roberto Maroni Giancarlo Giorgetti
Maroni sgancia la bomba a margine di un evento alla Scala di Milano. Risponde a una domanda sui nuovi sbarchi di migranti, ma è chiaro che aveva il colpo già in canna. Il governatore lombardo minaccia i sindaci della sua Regione di ridurre i trasferimenti se dovessero accogliere nuovi migranti.
Poi alza ancora di più il tiro: oggi scriverà «una lettera ai prefetti lombardi diffidandoli dal portare in Lombardia nuovi clandestini». Su questa linea Maroni costruisce «un fronte comune» con il collega della Liguria Toti e quello del Veneto Zaia.
Il quale ieri aveva aperto le danze con una dura intervista al Corsera per dire basta con «l’illusione di poter sopportare e gestire un esodo biblico». «Il Veneto è una bomba che sta per scoppiare. Abbiamo 514mila immigrati regolari. Di questi, 42mila non hanno un lavoro».
L’asse forzaleghista
È la linea dura di Salvini sull’immigrazione che mette in difficoltà Renzi in Europa e che sposta Forza Italia. Un «asse forzaleghista» del Nord che serve a costruire su iniziative choc e di facile presa popolare una nuova alleanza di centrodestra che esclude i centristi di Alfano, bersaglio preferito di Salvini.
Perfetta invece la sintonia tra leghisti e azzurri di Berlusconi come si è visto nel confronto tra Toti e Salvini durante l’intervista di Maria Latella su Sky. Sintonia su tutto, tranne sull’uscita dall’Euro. Ma sull’immigrazione Toti seguirà la linea lombardo-veneta «Non accoglieremo altri migranti come faranno Lombardia, Veneto e Val d’Aosta. L’intervento di Maroni è legittimo. Quello dei migranti è un problema che dovrebbe essere risolto a monte e invece viene scaricato a valle».
Alfano: «Maroni si calmi»
Il governo reagisce con il premier dal vertice G7 e il ministro dell’Interno. Alfano ricorda al governatore lombardo che era stato lui, quando era al Viminale, a impegnarsi nella distribuzione dei migranti tra le Regioni. E tira fuori il documento sottoscritto da Maroni con le Regioni e i Comuni.
«Vorrei tranquillizzare il mio predecessore Roberto Maroni: farò ciò che fece lui al mio posto e chiederò ai sindaci ciò che ha chiesto lui il 30 marzo del 2011 in piena emergenza immigrazione. Lui ha oggi gli stessi poteri e gli stessi doveri che avevano i presidenti delle Regioni quando parlavano con l’allora ministro dell’Interno Maroni».
fabrizio cicchitto angelino alfano
Insorgono il sindaco di Torino e il governatore piemontese. Fassino, che è anche presidente dell’Anci, fa presente a Maroni che non rientra tra i suoi poteri decidere quale politica di accoglienza persegue l’Italia.
«Tanto meno è accettabile che si minaccino in modo ritorsivo e illegalmente riduzioni di risorse ai Comuni che ospitano profughi». Sulla stessa linea Chiamparino, il suo collega calabrese Oliviero e il sindaco di Catania, Bianco.
IL CENTRO IMMIGRATI DI MINEO IN SICILIA
Vedremo se Maroni metterà in pratica il taglio dei trasferimenti ai Comuni. Secondo il presidente della commissione Affari esteri Cicchitto sarebbe un’azione «devastante da punto di vista istituzionale» di una sorta di «contro-Stato» di tre Regioni a guida centrodestra.
Sul piano tecnico, spiega Osvaldo Napoli di Fi, la diffida di Maroni a prefetti e sindaci rischia di assomigliare a «una spada senza impugnatura: un sindaco non può rifiutarsi di applicare un’ordinanza prefettizia senza incorrere in una sanzione che può arrivare alla decadenza e al commissariamento del Comune».
IL CENTRO IMMIGRATI DI MINEO IN SICILIA
È l’unico esponente azzurro fuori dal coro mentre la posizione ufficiale la esprime la portavoce di Fi Deborah Bergamini. «Visto che Renzi non fa nulla di concreto per arginare l’immigrazione clandestina, è giusto che le Regioni di centrodestra, ora più forti con Toti, prendano iniziative congiunte a tutela dei cittadini».