MARONI A PEZZI: VUOLE ESPELLERE BOSSI PRIMA CHE QUALCUNO FACCIA FUORI LUI

Andrea Montanari per "la Repubblica"

Roberto Maroni "congela" il congresso e resta segretario della Lega. «Deciderò io quando farlo, mi è stato chiesto di restare». L'annuncio al termine dell'assemblea degli eletti del Carroccio convocata in tutta fretta in un albergo della periferia Nord di Milano per fare il punto dopo la déblacle della Lega alle ultime elezioni amministrative. Una riunione lunga quattro ore che, però, si è subito trasformata in una sorta di processo a Umberto Bossi.

Tra i pochi assenti, infatti, c'è proprio il Senatur. Contro il quale si scatena l'ira dei colonnelli: «È ora di espellerlo dalla Lega. Così ci fa perdere consensi». Anche Maroni, in realtà, non è tenero con il fondatore del Carroccio. Anzi, gli manda una sorta di ultimatum:

«Gli chiederò di darmi una giustificazione sulla sua assenza. Per me sono tutti uguali». Aggiunge minaccioso: «Da ora in poi sarò più cattivo. Non saranno più tollerate azioni in contrasto con il Movimento e lo statuto perché queste cose ci danneggiano. Si è tirata una riga e da oggi si cambia musica».

All'uscita, i musi lunghi dei dirigenti leghisti non si contano. Come gli sfoghi che trapelano dalla sala dove si è svolta l'assemblea. Molti come Fabio Rainieri chiedono apertamente l'espulsione di Bossi. «Ora dice cose che non stanno né in cielo né in terra - spiega il segretario emiliano della Lega - tipo definire Maroni un traditore. Quando Bossi era segretario se uno si fosse comportato così con lui sarebbe stato espulso.

Ci fa perdere consensi, mentre invece dovrebbe mantenere l'unità». L'ex ministro della Semplificazione Roberto Calderoli legge addirittura durante l'assemblea una lettera indirizzata sia a Maroni che al Senatur. «Non si può più andare avanti così».

Avverte il fondatore della Lega che la pazienza è finita. Altri ancora manifestano una forte irritazione verso le ultime uscite di Bossi. Chiedono un "pensionamento forzato" del vecchio capo. Tra i più critici, il segretario della Liga veneta e sindaco di Vicenza Flavio Tosi: «Per me tutti sono utili e nessuno è indispensabile ». Mentre il governatore del Veneto Luca Zaia si chiama fuori: «Non mi appassiona il gioco di chi buttare giù dalla torre. Vale per Bossi, ma si potrebbe dire anche di Maroni. Serve unità».

Lo stesso Maroni, però, nel suo intervento avrebbe ammesso di essere stato fino a questo momento «troppo democratico» nella gestione del partito. Un chiaro riferimento agli scontri tra lui e l'ex leader maximo del Carroccio. Anche per questo motivo alla fine il numero uno leghista si sarebbe convinto a sovrapporre la carica di segretario federale a quella di governatore della Lombardia.

«Rimarrò finché servirà - ha detto - anche se mi costa». Concetto che ha poi ripetuto al termine della riunione davanti alle telecamere, quando ha annunciato il prossimo appuntamento per rilanciare il partito. L'assemblea federale il 21 e 22 settembre a Venezia. Con l'obiettivo di rendere più attrattivo il progetto della nascita di una macroregione del Nord.

Maroni cerca di guardare al futuro. «Noi dobbiamo tornare a riempire le piazze, siamo gli unici che possiamo farlo e recuperare il voto di Grillo. Il grillismo è in crisi e noi abbiamo l'ambizione di recuperarlo tutto sulla base di temi concreti e di contenuti, non di chiacchiere, di insulti o vane parole come sta facendo Grillo». C'è spazio anche per attaccare il governo Letta. «Troppo fumo e poco arrosto e tutto a favore del Sud».

 

BOSSI E MARONI jpegVIGNETTA BENNY MARONI E IL CAPPIO PER BOSSI jpegmaroni sul palco con bossi a pontida BENNY SU BOSSI CHE SPIA MARONI ROBERTO MARONI E UMBERTO BOSSI SI STRINGONO LA MANO

Ultimi Dagoreport

matteo salvini daniela santanche giorgia meloni renzi giovanbattista giovambattista fazzolari

DAGOREPORT – MATTEO FA IL MATTO E GIORGIA INCATENA LA SANTANCHÈ ALLA POLTRONA: SALVINI, ASSOLTO AL PROCESSO OPEN ARMS, TURBA QUOTIDIANAMENTE I SONNI DELLA MELONI CON IL “SOGNO DI TORNARE AL VIMINALE” – PER LA DUCETTA, PERÒ, IL RIMPASTO È INDIGERIBILE: TEME, A RAGIONE, UN EFFETTO A CASCATA DAGLI ESITI INCONTROLLABILI, SPECIE IN CASO DI RINVIO A GIUDIZIO PER DANIELA SANTANCHÈ – E COSÌ, ECCO IL PIANO STUDIATO INSIEME A “SPUGNA” FAZZOLARI: IL PROCESSO DI SALVINI ERA DI NATURA POLITICA, QUELLO DELLA “PITONESSA” È “ECONOMICO”, COME QUELLO SULLA FONDAZIONE OPEN CHE VEDEVA IMPUTATO RENZI. E VISTO CHE MATTEONZO È STATO POI ASSOLTO PRIMO GRADO, PERCHÉ LA “SANTADECHÈ” DOVREBBE LASCIARE? (C’È UNA GROSSA DIFFERENZA NEL CASO VISIBILIA: NON ERA MAI ACCADUTO DI UN MINISTRO ACCUSATO DI AVER TRUFFATO LO STATO IN MERITO A VERSAMENTI ALL’INPS…)

angelo bonelli nicola fratoianni giorgia meloni simona agnes

FLASH – LA DISPERATA CACCIA AI VOTI PER ELEGGERE SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA RAI FA UN’ALTRA VITTIMA: AVS! NICOLA FRATOIANNI SI È ADIRATO PER L’ARTICOLO DI “REPUBBLICA” SUL POSSIBILE INCIUCIONE DELL’ALLEATO, ANGELO BONELLI, CON LA DESTRA. E HA MESSO AL MURO IL LEADER VERDE SBIADITO: NON TI PERMETTERE DI FARE UN’INTESA CON IL NEMICO, O SALTA TUTTO – I RAS MELONIANI DELLA RAI CI AVEVANO GIÀ PROVATO CON GIUSEPPE CONTE E IL M5S, MA LA FRONDA INTERNA DI CHIARA APPENDINO SI È MESSA DI TRAVERSO…

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI, IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO, COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025...

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...