MARPIONNE NELLA TENAGLIA CHRYSLER: RATING A RISCHIO DECLASSAMENTO SE COMPRA LE AZIONI CHRYSLER A UN PREZZO TROPPO ALTO

Andrea Malan per "Il Sole 24 Ore"

Lo stallo tra Fiat e Veba sulla quota in Chrysler non si sblocca, e l'agenzia di rating Fitch avverte: Fiat rischia il declassamento se acquisterà la quota dal Veba a un prezzo troppo elevato, ma anche se, in mancanza di un accordo, il Veba venderà le sue azioni sul mercato con un'Ipo. Ieri Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat e di Chrysler, ha detto ai cronisti che «il dialogo con il Veba deve andare avanti ma le posizioni non sono più vicine».

Marchionne ha ricevuto ieri all'Aquila la medaglia Aprutium dal consiglio regionale dell'Abruzzo. Il manager, nato a Chieti ed emigrato in Canada con la famiglia all'età di 14 anni, ha rievocato di fronte al consiglio regionale gli oltre nove anni al vertice della Fiat e ha paragonato i «valori che guidano le nostre scelte» con quelli tradizionali degli abruzzesi.

Marchionne ha poi ribadito la strategia basata sui marchi premium e ricordato i vari investimenti effettuati e programmati dal gruppo (tra cui quello alla Sevel di Atessa, in Abruzzo), senza fornire novità su quelli a venire: per quanto riguarda la fabbrica di Cassino, per esempio, «se ne parlerà al momento giusto».

«C'è qualcuno che parla di un recupero del mercato dell'auto nel 2014; può darsi che ci sia ma non è niente significativo». Ha però osservato che la rinnovata stabilità del Governo «ci dà fiducia sui piani di investimento». «Sono felicissimo per quello che è successo ieri. Era estremamente importante dare un senso di stabilità a questo Paese». Una stabilità che consentirà di investire ancora in Italia: un atto di «coraggio - ha aggiunto - contro il declino e di fiducia verso il futuro».

Rispondendo alle domande dei giornalisti a margine della cerimonia, ha parlato anche dei temi sindacali dicendo che Fiat «continua a invitare la Fiom a firmare il contratto, visto che entreranno nel pieno della gestione delle relazioni con Fiat; se non vogliono farlo è una scelta loro».

Il numero uno di Fiat e Chrysler è tuttora impegnato nel difficile negoziato con il fondo sanitario Veba, gestito dal sindacato Uaw. Fiat ha il 58,5% di Chrysler e Veba ha il restante 41,5%; il Lingotto punta a rilevare quest'ultima quota per poi procedere poi alla fusione tra le due aziende, ma pur avendo già esercitato tre opzioni call per arrotondare al rialzo la posizione non è riuscito a raggiungere un'intesa sul prezzo.

Il report diffuso ieri dall'agenzia Fitch sottolinea che «il rating di Fiat dipenderà in ultima analisi dalla possibilità per Fiat di accedere alla liquidità di Chrysler senza restrizioni». Per fare ciò è necessario liquidare l'azionista di minoranza e rinegoziare i termini dei debiti di Chrysler (operazione, quest'ultima, che «difficilmente potrà andare in porto prima del 2015/2016»).

L'esito della complessa trattativa con il Veba potrebbe avere - avverte Fitch - un impatto sul rating di Fiat, attualmente già a BB- ovvero un livello inferiore all'investment grade. Fitch descrive vari scenari possibili; il primo è il mancato accordo con conseguente Ipo di Chrysler. Una «strada deleteria e che potrebbe avere un impatto negativo sul rating». Il motivo è la complicazione della governance per la diluizione del controllo tra numerosi azionisti e fondi sul mercato.

In caso di intesa, ritenuta probabile, Fiat potrebbe acquistare il 41,5% a prezzi fra i 3 e i 5 miliardi di dollari. Se il Lingotto pagherà un prezzo troppo elevato senza coprire in parte l'esborso con un aumento di capitale, i 5 miliardi di dollari addizionali di debiti porterebbero il rating verso la singola B; in caso di acquisto per 3 miliardi di dollari, o per 5 ma con aumento di capitale Fiat di 1,5 miliardi, il deterioramento dei parametri finanziari «potrebbe essere considerato temporaneo e mitigato dal miglioramento del profilo di business».

Exor, azionista di controllo di Fiat con poco più del 30%, ha lasciato intendere nei mesi scorsi che sosterrebbe Fiat anche in caso di aumento di capitale; la ricapitalizzazione da 1,5 miliardi ipotizzata da Fitch richiederebbe a Exor un esborso di poco superiore ai 450 milioni di euro, somma che la holding non avrebbe problemi a coprire, con una posizione finanziaria che a fine giugno era attiva per 1,4 miliardi. Un eventuale aumento di capitale, suggeriscono fonti finanziarie, potrebbe avvenire in tempi brevi e indipendentemente dalla fusione con Chrysler.

Fiat in Borsa ha pagato ieri i dubbi di Fitch, oltre ai dati negativi sulle vendite di auto annunciati martedì sera, e ha perso il 1,5% a 6,02 euro (circa un punto percentuale più del mercato).

 

john elkann e sergio marchionne consegnano la lancia thema presidenziale a giorgio napolitano MARCHIONNE EZIO MAURO big sergio marchionne ezio mauro MARCHIONNE EZIO MAURO resizer jsp fitch ratingsFIAT CHRYSLER chrysler FIAT

Ultimi Dagoreport

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…