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MARRONI NEL CUL DE SAC - L’AD DI CONSIP CONFERMERA’ LE ACCUSE A TIZIANO RENZI, MA IL 28 IL SENATO VOTERA’ LA SUA DECADENZA E HA BISOGNO DEI VOTI DI VERDINI: DA LUI INDICATO COME SPONSOR DEL CONCORRENTE DI ALFREDO ROMEO – IL BABBO DEL DUCETTO FESTEGGIA A CHAMPAGNE A RIGNANO
1. DA AMICO A PRIMO ACCUSATORE
Fulvio Bufi e Lorenzo Salvia per il Corriere della Sera
È caduta un' accusa per Tiziano Renzi, ma ne restano in piedi ancora altre. Sui suoi presunti rapporti con Alfredo Romeo c' è quella cena in una trattoria romana di cui parla un testimone, ma soprattutto contro il padre dell' ex premier c' è l' accusa che porta la firma di Luigi Marroni, l' amministratore delegato di Consip. A dicembre il manager fiorentino, scelto proprio dal governo Renzi per guidare l' azienda che assegna gli appalti della pubblica amministrazione, aveva denunciato le pressioni del padre di Renzi e del senatore Denis Verdini.
Adesso che l' inchiesta riparte praticamente da capo, Marroni potrebbe essere ascoltato di nuovo. L' ipotesi era già nell' aria. Ma i tempi potrebbero diventare più stretti dopo il caso dell' intercettazione che riguarda proprio il padre di Renzi. Marroni ne è consapevole, aspetta la convocazione. Sa anche che, venuta meno un' accusa, la «sua» diventa ancora più importante.
Ma esclude una ritrattazione, qualsiasi marcia indietro. Non solo perché da semplice persona informata sui fatti diventerebbe indagato con l' accusa di calunnia e rischierebbe fino a dieci anni di carcere. Ma anche perché «solo un pazzo si sarebbe inventato quelle cose», come ha detto nei giorni scorsi e come continua a ripetere ancora adesso.
angelino alfano saluta luigi marroni della consip
In attesa della convocazione dei magistrati, però, nell' agenda di Marroni c' è già una data segnata in rosso. È il 28 aprile: entro quel giorno dovrebbe essere votata in Senato la mozione, presentata da 73 parlamentari dell' opposizione, che chiede l' azzeramento dei vertici Consip. Non è stata calendarizzata ma se alla fine si arriverà al voto, gli eventi potrebbero precipitare.
Al Senato la maggioranza ha un margine stretto. E potrebbero essere decisivi i voti proprio di Denis Verdini, uno degli accusati da Marroni, e degli altri 15 senatori del suo gruppo. Un incrocio diabolico. Finora il governo ha difeso Marroni. Ma se la mozione dovesse arrivare al voto, per evitare di andare sotto, il governo stesso potrebbe giocare d' anticipo e rimuovere l' ad di Consip, anche se finora ha sostenuto che non ci sono gli estremi.
A quel punto Marroni potrebbe intentare una causa per un licenziamento che lui considererebbe privo di fondamento. Ma, forse, si sentirebbe anche più «libero» di parlare di una storia ancora oscura. Quello che aveva da dire, invece, lo ha già detto agli inquirenti il commercialista napoletano Alfredo Mazzei, e alla luce di quanto è venuto fuori negli ultimi giorni, la sua testimonianza diventa quasi fondamentale per reggere l' impalcatura dell' inchiesta.
Amico di vecchia data di Romeo, Mazzei riferì ai pm che l' imprenditore gli raccontò di essersi incontrato in una trattoria romana con Tiziano Renzi e con Carlo Russo, il trentaquattrenne imprenditore farmaceutico toscano amico della famiglia Renzi e anche lui indagato nell' inchiesta Consip.
ALFREDO MAZZEI E GIORGIO NAPOLITANO
Da come gliene parlò il suo amico, Mazzei ebbe l' impressione che quell' incontro fosse strategico per gli affari di Romeo. E nonostante dal giorno di quella lunga deposizione in Procura sia passato molto tempo, lui non se la dimentica. «Quello che avevo da dire l' ho detto fino in fondo ai magistrati e lo confermo, ci mancherebbe. Però devo ammettere che non ne parlo volentieri perché purtroppo mi sono ritrovato, mio malgrado, in una cosa molto più grande di me».
In politica da quarant' anni, dal Pci al Pd, Mazzei ha conosciuto Romeo proprio per la comune militanza giovanile e il loro legame di amicizia non si è mai interrotto. Però, afferma il commercialista, «anche prima del suo arresto era da molto tempo che non ci sentivamo». Né, aggiunge, si erano sentiti dopo quel racconto fatto ai magistrati: «Non gliene ho mai parlato, ma nemmeno lui mi ha cercato per chiedermi qualcosa».
2. IL BRINDISI A RIGNANO
«Io ho portato anche i bicchieri». L' amico Billy tira fuori dalla tasca una busta di bicchieri di plastica impilati, «per il brindisi alla bella notizia». Ma Tiziano Renzi non sorride neppure. È il giorno dopo l' accusa di falso al capitano del Noe, però Tiziano Renzi non mostra lo stesso entusiasmo di Roberto Bargilli, detto Billy. Renzi senior entra nella sede del Pd di Rignano sull' Arno, col sigaro spento in bocca e nessuna voglia di far dichiarazioni.
E all' arrivo di fotografi e telecamere sbotta: «È una riunione privata. E secondo me i giornalisti dovrebbero andare fuori dalle...». E a porte chiuse, sul caso Consip, dice ai compagni: «Chi ha sbagliato deve pagare, sarebbe un errore considerare la vicenda un fatto personale». Il volto resta scuro. Come al mattino, quando si è presentato Tribunale di Firenze per la causa civile intentata contro Marco Travaglio per alcuni articoli sull' inchiesta, poi archiviata, per la bancarotta della azienda di famiglia.
L' udienza è stata rinviata al 19 ottobre, e lui è uscito col muso lungo. «Bisogna capirlo - dice Billy - sono tre anni che è sotto pressione. Prima la storia della bancarotta che non c' era, poi quella di Romeo che nemmeno conosce».