
ETTORE INCALZA, L’EX RAS DEI LAVORI PUBBLICI, IMPOSE A MARINO IL SUO BRACCIO DESTRO PEROTTI PER FAR RIPARTIRE I LAVORI DELLA METRO. MARINO LO INCONTRÒ, SI MISERO D’ACCORDO E INCALZA SBLOCCÒ 90 MILIONI CON UNA PROCEDURA PARECCHIO BIZZARRA – L’AD DI METRO “C”, PERÒ, SI OPPONE ALLA MANOVRA DI INCALZA E IL SINDACO “IGNARO” MARINO CHE TI FA? LO CACCIA E AFFIDA LA DEFINIZIONE DELLA VICENDA A UNO STUDIO ESTERNO
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Vabbè che la vita è tutta un tweet, e magari finisce che il prossimo candidato PittiBullo e il Cav se lo scelgono insieme, ma ti pare che uno come Matteo Orfini, che è presidente del Pd e commissario straordinario dello stesso partito a Roma, polemizzi con Ignazio Marino via cinguettio, e che lo faccia per ostentare ironia sulle nomine all’Auditorium delle quali era al corrente da agosto?
Peggio, il numero dei rappresentanti dei cosiddetti poteri forti, termine che dovrebbe valere un mesetto di arresto per chi non lo faccia seguire da nomi cognomi e ruoli, era stato concordato ben più alla grande, con tanto di Luigi Abete, Gianni Letta, Giovanni Malagò. Ti pare che la presidente Pd del Consiglio comunale lamenti sul Corriere che non ha ancora ricevuto comunicazioni da Marino, ignorando che non gliele deve, e che se decide di ritirarle le dimissioni, torna ad essere sindaco a tutti gli effetti, caccia e rinomina assessori, fa come gli pare?
Ti pare che il medesimo Orfini faccia sapere che arriverebbero in tal caso dimissioni a valanga, quando quelle del solo Pd non bastano, gli serve anche 5Stelle ed eletti di Marchini, e se è vero che questi due sono abbastanza fessi politicamente da concedergliele, non una firma di adesione alle dimissioni è finora arrivata nelle mani del cinguettante commissario straordinario?
La verità la dice, come un perfetto mr Bean che nel suo piccolo si incazza dopo aver combinato sfracelli, proprio il sindaco, quando li sfida con un “vado in Consiglio e vediamo se hanno il coraggio di sfiduciarmi”, ed è così, visto che serve per la sfiducia una richiesta di due quinti dei consiglieri, e per l’approvazione della mozione un solido 51 per cento, tutto da verificare.
Bel pasticcio, vero, altro che cinguettio, tanto più che a forza di fingere che le famose dimissioni siano dovute a una insulsa storia di scontrini e note spese - strumento sempiterno di ricatto quando non sai come far fuori qualcuno, infatti ignorate quando in campagna elettorale venne fuori il precedente americano- invece che alla tragicommedia della sua amministrazione, è finita che Marino non è nemmeno indagato per quella storia, ovvero è finita con il cerino acceso in mano a qualcun altro.
Ma oltre che tutto un tweet, questa storia è anche “mission impossible”, la telenovela di un Paese dove non ci sono più norme, figurarsi i loro custodi, dove se anche qualcuno le ricorda quelle norme, nessuno ci fa caso. Così si continua serenamente a scrivere che Renzi lavora al dream team per Roma dei prossimi mesi,con dentro anche un paio di assessori attuali,e hai voglia a dire che non lo può fare, può solo nominare un commissario, il quale può scegliere dei sub commissari tecnici; così il medesimo Renzi si può permettere di dire in tv “ se Marino si dimette chiedetelo a lui”, dopo averlo dimissionato con l’arma di partito, senza passare per uno straccio di sfiducia in consiglio comunale.
Ma se invece si passa alle malefatte, ecco che il cavaliere senza macchia e senza paura inventato a suo tempo proprio dal Pd, si rompe miseramente, e nel processo cosiddetto “mafia capitale”, il Comune di Roma che si è costituito parte civile, potrebbe finire col sindaco imputato. Abbiamo visto i finanziamenti e i favori elargiti da Marino a Buzzi , Carminati e sodali, veniamo a MetroC, Malagrotta, Atac, Fiera di Roma.
Avete presente Ettore Incalza, l’ex top manager alle Infrastrutture, oggl agli arresti domiciliari per la corruzione degli appalti? Bene, imponeva il fido Perotti per far ripartire i lavori. Marino lo incontra, si accordano, Incalza sblocca 90 milioni di euro ricorrendo a un atto attuativo del tutto irrituale. A questo punto l’amministratore delegato di metro C si oppone, e Marino che fa? Lo caccia e affida la definizione della vicenda a uno studio esterno.
STEFANO PEROTTI A COLLOQUIO CON ANTONINO SCIACCHITANO E FRANCESCO CAVALLO
Questa, anche nel Paese di mission impossibile, è una cosa molto grave, o no? Non basta, siccome appena eletto decide la gran carnevalata di semi chiudere i Fori e non aveva i soldi per le modifiche di viabilita, cartelloni, ma anche per la grande festa, si fa dare 800mila euro dal bilancio della metro C, disinvoltura sulla quale è aperta un’ inchiesta della Corte dei Conti.
Che fa in seguito il sindaco con i lavori della metro? Inaugura, inaugura, per far credere che tutto proceda, ne hanno inaugurate una serie di stazioni in estrema periferia e in periferia, ma non arrivano al centro, sono solo costi altissimi di gestione, dell’Atac in particolare.
La quale azienda Atac deve molto del suo attuale disastro al sindaco. La tratta Roma Lido è al collasso, ma nessuno interviene. Della tratta è proprietaria la Regione, ma la gestione finanziaria e dei servizi è del Comune, che non ha alzato un dito. Più di metà dei mezzi Atac sono fermi per mancanza dei soldi per i pezzi di ricambio.
Se la pratica degli appalti diretti senza gara aveva toccato la quota di 1miliardo e 400 con Alemanno, con il sindaco degli onesti è salita a 1miliardo e 700. Quando l’assessore ai Trasporti e grande inviato di Renzi a Roma, Stefano Esposito, denuncia la corruzione dei dirigenti, gli tocca ammettere che sono le nomine di Marino. Con un’aggravante, che appena arrivato, aveva mandato via a suon di quattrini di scivolo e buonuscita l’amministratore delegato, e ci aveva messo un uomo suo, poi l’ ha ricambiato
E l’Ama, la tragedia dei rifiuti romani? Marino ha effettivamente mandato via Panzironi, che era uomo di fiducia di Alemanno ed era pluriinquisito, ma ha tenuto tutti gli altri, tanto è vero che Fiscon non c’è più perché arrestato, lui lo aveva confermato. Dopo 2 anni e mezzo di gestione, la responsabilità è tutta sua, e ci sono tante bugie, come quella su Malagrotta. “L’ho chiusa, l’ho chiusa la discarica dello scandalo”, ripete come un mantra Marino, ma non è vero.
Intanto, il Comune non ha competenza, ce l’ha la Regione. Una discarica si dice chiusa quando è bonificata e coperta, Malagrotta funziona, anche con l’Ama, ci sono gli impianti della Colari che ci lavorano , arrivano camion. L’unico atto del Comune è stato quello di non portare più il grosso dei rifiuti a Malagrotta , ma questa era una precisa disposizione dell’Unione Europea, e a poco sono serviti due commissari incaricati di cercare luogo alternativo.
Intanto Marino ha fatto portare i rifiuti Ama non trattati, l’indifferenziata,in Veneto e Belgio, a un costo di 40milioni di euro l’anno in più, senza trovare in ben due anni e mezzo alcuna alternativa più economica e funzionale fra le numerose offerte dalle nuove tecnologie. Si vanta di aver aumentato la differenziata dal 20 al 40 per cento, calcolo del quale non spiega le operazioni, ma allora come mai la quota pagata a Veneto e Belgio è rimasta la stessa? Piccolo dettaglio: non portare più rifiuti a Malagrotta avrebbe naturalmente fatto nascere un altro business, tanto è vero che Buzzi e company avevano costituito una società per trasporto di rifiuti.
Dimenticavo, che qui non si scava mai abbastanza nell’immmondizia. Delle municipalizzate ritenute inutili Marino, che aveva fatto stentoree promesse in campagna elettorale, non ne ha toccata nessuna.
Non la superflua società di assicurazioni del Comune, della quale ha nominato il cda;; non Farmacap, le 45 farmacie comunali, ormai senza senso ma ancora con valore di mercato. Aveva detto che l’ avrebbe venduta, invece niente, peggio, la società è riuscita a produrre 15 milioni di deficit di bilancio, un caso unico quello di rimetterci soldi vendendo farmaci, e Marino ha ricapitalizzato, ovvero ci ha messo sopra altri soldi.
atac deraglia un treno della metro di roma 5
La Fiera di Roma, oggetto di alti lai dei fan del sindaco, che si chiedono come si farà ora a prendere delle decisioni sensate? Altra bugia .La società Investimenti ha una esposizione finanziaria con UniCredit di quasi 200 milioni di euro. Il comune che è socio insieme alla Camera di Commercio, nomina l’ad. Marino ha aspettato un anno e mezzo per farlo, poi ha dichiarato di non voler nominare nessuno perché intendeva uscire dalla società, subito dopo ne ha nominato uno, poi ha confermato di voler uscire, infine ha moltiplicato dichiarazioni pubbliche di sfiducia al suo nominato.
Fate voi lettori, ci sono delle azioni di Ignazio Marino nelle quali la manina del malaffare che non viene stroncato anzi incoraggiato è chiara, altre nelle quali sembra di vedere un film con mr Bean al volante.
Prossima puntata, le roboanti promesse mai mantenute, le cose pur facili mai fatte, come Horizon 2020, il mega programma che finanzia i progetti per l’innovazione e la ricerca in Europa fino al 2020. Bene, Marino ha bucato tutti i bandi .