LA MASCHERINA SI STRINGE SUL FACCIONE DI ZINGARETTI - VIDEO: LE IENE TORNANO SULLO SCANDALO DEGLI 11 MILIONI SGANCIATI DALLA REGIONE LAZIO PER MASCHERINE MAI ARRIVATE. OLTRE ALLA PROCURA SI SONO MOSSE L'IVASS, BANKITALIA, L'ANAC E LA CORTE DEI CONTI. MANCA SOLO BATMAN - IL GOVERNATORE HA GESTITO IN PRIMA PERSONA IL BRUTTO AFFARE. COINVOLGENDO UNA SOCIETÀ BASATA ALLE CAYMAN E FINITA NEI PANAMA PAPERS
1. MASCHERINA GATE NEL LAZIO: IL PASSATO DI TULUMELLO
VIDEO:
https://www.iene.mediaset.it/video/mascherina-gate-lazio-tulumello_782379.shtml
Antonino Monteleone e Marco Occhipinti tornano a occuparsi del mascherina gate del Lazio, la vicenda della fornitura di mascherine anti-Covid alla Regione Lazio, che sta creando più di un imbarazzo a Protezione Civile regionale e giunta Zingaretti. Parliamo di un affidamento diretto di mascherine, poi mai realmente arrivate a destinazione e offerte a un prezzo quasi doppio del loro valore di mercato, per il quale Regione Lazio ha anticipato più di 11 milioni di euro, che chissà se rivedrà, dopo che ha annullato la commessa, nonostante tutte le rassicurazioni del caso.
Cominciamo col farvi conoscere un altro imprenditore, che vende mascherine in tutta Italia, e che, come già gli altri che avete potuto sentire nei precedenti servizi, anche lui racconta di non essere stato scelto dalla Protezione Civile laziale nonostante i suoi preventivi fossero a prezzi inferiori.
carmelo tulumello nicola zingaretti
Invece sull’affidamento di 35.000.000 euro alla ditta che vende lampadine, con più di 11 milioni di euro e in particolare sulla vicenda delle fideiussioni a copertura di questo generoso anticipo (come già vi abbiamo raccontato qui: link articolo sito), il capo della Protezione civile del Lazio Carmelo Tulumello è stato smentito dalla Banca d’Italia. Quando gli avevamo chiesto perché si fosse fidato di un’azienda, la Ecotech, che vendeva lampadine e che aveva garantito l’acconto di 11 milioni di euro ricevuto dalla Regione con una fideiussione non valida, Tulumello aveva risposto: “Non valida, per quale motivo? Io ho le polizze firmate”.
Una validità smentita dall’Ivass il 29 aprile prima del nostre domande. L’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni presso la Banca d’Italia aveva spiegato che la società erogatrice di una delle due polizze, la Seguros DHI Atlas, non è autorizzata a queste operazioni né in Italia né in Gran Bretagna, dove pure risulta registrata come intermediario finanziario. Ci sono molti altri elementi importanti che sembrano non tornare in questa storia, a partire dal numero di preventivi selezionati dalla Protezione civile laziale per la ricerca delle mascherine.
Tulumello ci aveva detto: “Noi le aziende le abbiamo chiamate direttamente, cercandole di notte anche su Internet, perché tutte quelle che noi chiamavamo non avevano prodotto, abbiamo ricevuto 22 preventivi, li abbiamo affidati tutti perché cercavamo materiale”. Eppure, dopo che Le Iene avevano scovato, nelle settimane scorse, due preventivi che offrivano mascherine alla regione a circa metà del prezzo prezzo di quelle poi acquistate, ora troviamo un altro imprenditore, che, ancora una volta, non si capisce perché sarebbe stato ignorato.
Si chiama Ettore Minore ed è amministratore della Intertrade Italia: “Il giorno dopo parlo con Tulumello e mi dice: mi faccia un’offerta sulle chirurgiche. Eccola qua 0,70, finito tutto! Ho capito subito che non sarei mai andato avanti perché perché nel momento che mi dice che entro 48 ore queste due milioni di mascherine devono essere a Roma, le cose sono due: o non hai competenza sull’importazione di questi prodotti, oppure mi fai capire che non ho possibilità, perché il tempo che arriva il pagamento, già passano tre giorni. Il tempo che viene stoccata la merce, per caricarla su un cargo, passano altri due tre giorni. Il tempo che arriva l’aereo a Fiumicino sono una giornata e mezza, cioè in 48 ore tecnicamente non è possibile. Io avevo messo 7 giorni e quando mi ha detto 48 ore ho capito che non si andava avanti. Ho visto che questa cosa delle 48 ore non è stata chiesta a nessun altro”.
L’ex consigliera regionale Roberta Angelilli, di Carmelo Tulumello ci dice: “Lui non aveva una esperienza a livello di emergenza, di Protezione civile ad alto livello, non era mai stato in una sala operativa, poi c’è un fatto un po’ singolare, cioè che lui partecipa alle primarie del centrosinistra per candidarsi a Fara Sabina, perde le elezioni a giugno e a ottobre diventa capo della Protezione civile del Lazio? Diciamo che come minimo è un po’ inopportuno… c’era una competizione abbastanza serrata con altrettanti candidati che avevano delle comprovate esperienze nel settore dell’emergenza della Protezione civile...”
Candidati come l’ingegner Francesco Mele, oggi in pensione, ma che all’epoca del concorso si era già occupato di Protezione civile per 20 anni. E che racconta: “L’amministrazione ha ritenuto di fare più una scelta di tipo fiduciario nel senso dell’affidabilità politica più che dell’affidabilità tecnica. Di questa situazione sono rimasto piuttosto amareggiato perché alla fine le scelte sono sempre fortemente condizionate dalla politica”.
E proprio sulla nomina di Tulumello, la Angelilli avanza più di un dubbio: “Uno dei requisiti fondamentali che venivano richiesti era una comprovata esperienza amministrativa nella gestione di procedure di acquisto di beni e servizi in situazioni di emergenza. Questo requisito scompare completamente nella scheda di valutazione, che i funzionari hanno sottoposto alla giunta che ha effettuato la nomina di Tulumello. Tulumello è stato selezionato con criteri che non sono quelli contenuti nel bando”. Insomma il bando che indica i criteri per nominare il nuovo capo della protezione civile individuava dei requisiti ben precisi, ma la giunta regionale guidata da Zingaretti che poi lo nomina lo fa seguendo una griglia di criteri diversi da quelli che prevedeva il bando.
Un pasticcio denunciato anche da Roberta Bernardeschi, del sindacato dei dirigenti regionali Fedirez: “Siccome i bandi in genere vengono preparati presumibilmente, rispetto a chi deve poi vincerlo, noi abbiamo scritto guardate che avete sbagliato. Non ci hanno risposto. La cosa gravissima è che qui ci sta qualcuno che si può infettare perché non ci stavano le mascherine e nonostante tutto sono stati spesi i soldi che sono della collettività, e allora chi l’ha scelto in questo modo dovrebbe risponderne personalmente in solido”.
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Una settimana fa avevamo provato a parlare di tutto questo “casino” con Nicola Zingaretti, ma il presidente della regione Lazio non aveva voluto chiarire più di tanto la vicenda. E avrebbe dovuto farlo, perché ci hanno raccontato che la Ecotech, la società di lampadine a cui è stato affidato l’incarico di procurare 35 milioni di euro in mascherine, sarebbe stata aiutata da alcuni intermediari che conoscevano direttamente il vice capo di gabinetto di Nicola Zingaretti, Andrea Cocco.
Oggi sul “mascherina gate” indagano Procura, Corte dei Conti e Autorità anticorruzione. Qualche giorno fa, dopo settimane in cui aveva bollato la storia degli 11 milioni anticipati e a rischio semplicemente come fake news, Zingaretti, nel corso di una conferenza stampa, ammette: “Assicuro che stiamo facendo di tutto anche attraverso l’invio di tutta la documentazione alla procura della Repubblica per appurare cosa è accaduto e se qualcuno si è approfittato di una situazione di necessità rispetto a questo approvvigionamento”.
E il servizio si chiude con una domanda: “Presidente Zingaretti, se qualcuno come dice lei si è approfittato di una situazione di necessità, dopo tutto quello che abbiamo visto, forse c’è anche qualcuno che gliel’ha consentito con una certa facilità?”.
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2. LE MAIL CHE INCASTRANO ZINGARETTI
Giacomo Amadori e Giuseppe China per “la Verità”
E alla fine spunta la mail che conferma che nel grande pasticcio delle mascherine del Lazio è coinvolto in prima persona, e non solo politicamente, pure Nicola Zingaretti, nonostante a marzo fosse a letto, causa coronavirus. Il governatore, per esempio, ha portato dentro all' affare una delle società più chiacchierate del Mascherinagate, la Wisdom glory holdings Ltd, domiciliata a Hong Kong, ma registrata alle Isole Cayman e inserita nel database degli Offshore leaks, creato nel 2013 dall' International consortium of jnvestigative journalists, lo stesso che ha realizzato il rapporto sui Panama papers.
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Dalla Wisdom la Regione Lazio ha ricevuto 2 milioni di Ffp2 al prezzo 4,6 milioni di euro. Leggiamo la mail che chiama in causa Zingaretti. Il 20 marzo l' ex presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, da un indirizzo intestato «Jewish affairs», Affari ebraici, scrive al vicepresidente della giunta, Daniele Leodori: «Come da richiesta di Nicola Zingaretti mi sono attivato per far fronte alle richieste d' aiuto della Regione Lazio, a cui va il mio plauso e solidarietà per questa crisi pazzesca e inimmaginabile.
Soprattutto augurio di pronta guarigione. Beck Gil è un mio carissimo amico israeliano di Ra' anana che vive in Cina, il quale opera nel settore di forniture sanitarie». Dopo l' introduzione Pacifici invia a Leodori i contatti di Gil «affinché nella massima trasparenza possiate coordinare il tutto per acquisto diretto e senza importatori che possano fare lievitare inutilmente i prezzi».
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Pacifici spiega anche che i prezzi sono comprensivi delle spese aeree e aggiunge: «Ti evidenzio che sta ricevendo richieste da tutto il mondo e quindi servono decisioni veloci». Il rappresentante della comunità ebraica fa riferimento anche al possibile acquisto di ventilatori per la terapia intensiva e conclude: «Resto a disposizione per altri canali.
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Credimi è stato faticoso». Alla mail è allegata anche «l' offerta di mascherine per l' Italia» della Wisdom: 10 milioni di Ffp2 a 2,5 dollari l' una (2,3 euro), la prima metà in consegna entro 10 giorni, l' altra nei successivi 10. Anticipo del 30 cento. L' offerta per 2 milioni di mascherine (e non 10) verrà formalizzata il 23 marzo e la determina di affidamento sarà firmata il 25. Anche se la proposta arriva da una società chiacchierata, i prezzi sono decisamente più bassi di quelli della concorrente Eco Tech, la quale non ha consegnato neanche una mascherina Ffp3, né Ffp2 dei 9,5 milioni ordinati dalla Regione tra il 16 e il 20 marzo.
Entro il 30 aprile la ditta di Frascati avrebbe dovuto restituire alla Regione Lazio 13.520.000 euro di anticipi e pagare 320.000 euro di penali e 730.000 euro di danni ulteriori.
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Ieri la Regione ha annunciato festante il rientro, con 11 giorni di ritardo rispetto alla deadline, di poco più di un decimo del dovuto: «In data 11 maggio con due distinti bonifici, rispettivamente della Exor Sa (fornitore della Eco Tech, ndr) e della Eco Tech srl, la Regione Lazio ha ricevuto la restituzione di 1 milione e 746.000 euro». Nella nota diffusa dalla Regione viene scandito un piano di rientro concordato con la stessa Eco Tech, un cronoprogramma che ci siamo fatti puntualizzare dall' avvocato Cesare Gai, legale della ditta laziale: «Entro il 22 maggio Exor Sa verserà tutti i 4.530.000 euro incassati: 1 milione è già arrivato alla Regione e un altro è atteso nella giornata di oggi.
Invece con la Giosar Ltd abbiamo fatto un accordo transattivo: ha promesso di restituirci 4.740.000 in un' unica soluzione. A queste cifre si deve aggiungere che la Eco Tech ha già versato 746.000 euro, 1,8 milioni di euro rientreranno grazie alla vendita di 500 mila mascherine chirurgiche e altri 1,7 milioni dalla cessione di tute protettive all' Emilia Romagna». Gai è soddisfatto: «Riuscire a restituire 13,5 milioni di euro sarebbe un' opera meritoria». Purtroppo la Giosar Ltd non ha ancora indicato una data di scadenza per la restituzione di quanto già ricevuto il 18 e il 23 marzo sul proprio conto Barclays. L' avvocato Gai sospira: «Noi il bonifico l' abbiamo sollecitato. Quando lo faranno? Non dipende da noi».
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Però una cosa è certa, che «senza il contributo di Giosar questo piano di rientro non è attuabile». Sulla solvibilità della società inglese resta qualche dubbio: l' azienda è diretta dall' imprenditrice padovana Stefania Cazzaro che alle spalle ha già un fallimento.
L' esultanza della Regione per la restituzione di 1,75 milioni ha lasciato basita l' opposizione. Questo il commento di Fratelli d' Italia: «Se non fosse una questione tremendamente seria penseremmo di essere su Scherzi a parte. Non si capisce poi per quale motivo Tulumello (Carmelo, capo della Protezione civile regionale, ndr) debba aspettare fine maggio per riscuotere le somme, visto che in commissione Bilancio Leodori ci ha rassicurato sulla presenza di una polizza assicurativa». Polizza emessa da una società senza licenza. E che per questo, probabilmente, nessuno vuole rischiare di escutere.
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Intanto la consigliera regionale leghista Laura Corrotti (è vicepresidente commissione Protezione civile) e Fabrizio Santori, dirigente della Lega in Lazio aprono un altro fronte: «Con una delibera del 5 maggio l' Asl Roma 4 ha acquistato dalla ditta Jin Feng srl 10.000 mascherine chirurgiche a 0,90 centesimi al pezzo più Iva e 2 mila mascherine Ffp2 a 4,50 euro al pezzo più Iva, un prezzo decisamente alto, per un totale di 26.000 euro.
Una spesa probabilmente provocata dai danni della vicenda mascherine fantasma da oltre 35 milioni di euro che ancora oggi non è stata del tutto chiarita e che vede, ora, ogni Asl e azienda ospedaliera del territorio laziale correre ai ripari ed effettuare l' approvvigionamento per proprio conto per reperire i dispositivi di protezione ai propri operatori sanitari».
Il fornitore, la Jin Feng 3 srl, controlla un ristorante cinese a Civitavecchia e ha come oggetto sociale l' acquisto, la vendita e la gestione di locali pubblici legati alla ristorazione. I nomi dei titolari sembrano usciti da un film di Quentin Tarantino: Jin Mike, Jin Jack, Jin Wei Ming e Zhou Chunu. Anche loro hanno partecipato alla grande corsa alle mascherine.
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