“ALLA PREMIER PER CASO GIORGIA MELONI SUGGERIREI DI GUARDARE IL DOCU-FILM DI DAGO E MARCO GIUSTI, "ROMA SANTA E DANNATA” – MASSIMO GIANNINI: "DAGO CITA GIUSTAMENTE FLAIANO, A PARTIRE DALLA MEMORABILE SCENA IN CUI, DOPO ESSERE ATTERRATO A ROMA NELLO STUPORE GENERALE, DOPO APPENA UN PAIO DI MESI IL MARZIANO ENTRA IN UN BAR NELLA SPERANZA CHE QUALCUNO LO NOTI, E UN AVVENTORE GLI DICE 'A MARZIA’, FACCE RIDE…'. INSOMMA, CARA MELONI: ROMA RESTA LÌ, SIAMO NOI CHE SIAMO DI PASSAGGIO. ANCHE SE SIAMO PRESIDENTI DEL CONSIGLIO” - VIDEO
ROMA SANTA E DANNATA - TRAILER
Massimo Giannini per Il Venerdì – la Repubblica - Estratti
giorgia meloni in versione michael jackson
“Nessuno dei miei sogni nel cassetto si è realizzato. Avrei voluto fare la cantante ma sono stonata, avrei voluto giocare nella nazionale di pallavolo ma sono nana, avrei voluto conoscere Michael Jackson ma è morto troppo presto. Tra questi sogni non c’era quello di fare la presidente del Consiglio, perché sono una persona troppo lucida…”.
Dunque, Giorgia Meloni è premier per caso. Sta governando l’Italia non perché lo ha voluto, ma per fare un favore a noi. Eppure l’Underdog sprizza da ogni poro la sua “volontà di potenza”: sono qui, a Palazzo Chigi, perché è esattamente quello che volevo, e soprattutto ci resterò a lungo, che vi piaccia o no.
L’impudenza romanesca con cui celebra traguardi fantasiosi, l’arroganza proterva con la quale sorride agli amici, la truce iattanza con la quale irride i nemici: tutto suggerisce l’idea di un potere invincibile, inscalfibile e inaffondabile. Persino dopo la batosta elettorale in Sardegna, invece di un bel bagno di umiltà, la Sorella d’Italia ha fatto un altro pieno di superbia.
A Meloni, tra un pernacchio contro Elly Schlein e uno sberleffo contro Sergio Mattarella, suggerirei un bel libro e un bel film. Il libro è L’orizzonte della notte, l’ultimo capitolo einaudiano che Gianrico Carofiglio dedica alla saga dell’avvocato Guerrieri (...)
Il film è invece Roma, santa e dannata, dichiarazione d’amore che Roberto D’Agostino dedica alla Città Eterna, frullando nello stesso inafferrabile “sembiante” le sue innumerevoli e inafferrabili facce, dalla “ricotta” di Pasolini alla Grande bellezza di Sorrentino.
Anche il magnifico affresco di Dago, tratteggiato lungo il Tevere o sulle terrazze vista Colosseo, è un monumento all’estrema volatilità dell’esistenza: ricchi potenti e poveri cristi, ministri e cardinali, santi e peccatori. «La Città Eterna è questa, un luogo che aspetta l’arrivo dei barbari da tempo immemore e allo stesso tempo non gliene frega nulla. Perché quando arriveranno li porteremo da Checco er Carrettiere…».
Dago e Giusti - Roma, santa e dannata
Dago cita giustamente Flaiano, a partire dalla memorabile scena in cui, dopo essere atterrato a Roma nello stupore generale, dopo appena un paio di mesi il Marziano entra in un bar nella speranza che qualcuno lo noti, e un avventore gli dice «a Marzia’, facce ride…». Insomma, cara Meloni: Roma resta lì, siamo noi che siamo di passaggio. Anche se siamo presidenti del Consiglio.
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giorgia meloni beve alcol 5giorgia meloni sotto l'acqua a pescara 1