MATACENA, CORNUTO E SCONTENTO - L’EX DEPUTATO FA IL CONTROPELO A SCAJOLA: “MI HA MANDATO IN LIBANO PERCHÉ VOLEVA FREGARMI, FARMI ARRESTARE POI AVERE STRADA IN DISCESA CON MIA MOGLIE” (VIDEO)
VIDEO INTERVISTA A MATACENA
Giuseppe Fumagalli per “Oggi.it”
Oggi ha intervistato Amedeo Matacena da Dubai, dove risiede dal maggio 2013 in seguito alla condanna a cinque anni (poi ridotti a tre) per concorso esterno in associazione mafiosa. Svela di avere un macigno che gli pesa sul cuore. E di cui vuole liberarsi, scaricandolo di peso Claudio Scajola. L’ex ministro, secondo gli inquirenti, lo avrebbe aiutato a fuggire in Libano e per questo si trova ancora agli arresti domiciliari nella sua villa di Imperia.
Matacena sostiene di averlo sempre considerato un amico. Ma adesso che Scajola ha ammesso una passione per sua moglie Chiara, tutta la vicenda gli appare sotto una luce nuova. E nonostante la buona volontà non riesce a frenare dubbi e sospetti: «Ho un malpensiero che rifiuto costantemente», dice l’ex parlamentare calabrese, «e però mi torna sempre alla mente.
E cioè che Scajola questa cosa di tentare di farmi andare in Libano l’abbia fatta proprio perché voleva fregarmi. Il grande Giulio Andreotti diceva che a malpensare si fa torto ma spesso si indovina e quindi io devo ritenere che essendoci l’accordo bilaterale di estradizione con l’Italia si voleva farmi arrivare lì (in Libano ndr) perché poi alla fine io fossi estradato ed arrestato. Questo avrebbe permesso a Scajola di avere una strada in discesa per poter corteggiare mia moglie”.
LA FALSIFICAZIONE DEL DOCUMENTO – Matacena, pur tra mille remore, illustra lo schema di una vera e propria trappola. Ed esprime pesantissimi dubbi sul famoso fax con cui l’ex primo ministro libanese Amin Gemayel gli assicurava la sua protezione una volta a Beirut: “Gemayel ha smentito di essere stato interessato al mio caso e di aver fatto questo fax», spiega Matacena. «A questo punto devo pensare che quel fax è stato creato ad hoc da qualcuno, chiaramente un falso per fare in modo che mia moglie mi convincesse ad accettare la proposta di Scajola di farmi andare in Libano?”.
“PRONTO A TORNARE IN ITALIA, SE…” – Matacena, che lamenta le resistenze dei suoi avvocati ad approfondire alcuni presunti retroscena della sua vicenda giudiziaria, ribadisce di essere pronto a tornare in Italia. “Ma solo se questo”, aggiunge, “servisse a restituire a mio figlio la presenza di sua madre, tenuta senza ragione alcuna agli arresti domiciliari. Il tutto per essere diventata legittima intestataria dei beni, tutti di provenienza lecita che avevo ereditato da mio padre. A questo punto ho anche deciso di negare il consenso alla pratica di divorzio. Potrebbe essere interpretato come un tentativo per mascherare dei beni e potrebbe provocare a mia moglie Chiara ulteriori guai con la giustizia”.
“NON È UNA LATITANZA DORATA” – Dopo che i giudici degli Emirati Arabi hanno respinto la richiesta di estradizione presentata dalle autorità italiane Amedeo Matacena risiede regolarmente a Dubai, ma la sua non sarebbe una latitanza dorata: “Divido con altre quattro persone un appartamento infestato dagli scarafaggi”, dice, “e dopo mesi di tentativi non ho ancora trovato un lavoro.
Ho un’esperienza trentennale nello shipping, ma tutti quelli a cui consegno un curriculum, fanno una breve ricerca su internet e poi rispondono con “no, grazie”. Hanno fatto terra bruciata intorno a me. Hanno addirittura indagato l’ambasciatore ad Abu Dhabi sostenendo che mi avrebbe aiutato ad evitare l’estradizione. Soffro, ma rimango qui. Nei prossimi mesi un conoscente dovrebbe aprire un paio di ristoranti. Spero che mi prenda a lavorare con lui”.