L’UNTO DI MATTEO – MATTARELLA VIVE GIÀ A CENTO PASSI DAL QUIRINALE, NELLA FORESTERIA DELLA CONSULTA – VEDOVO DA UN ANNO, TRE FIGLI (UNO LAVORA CON LA MADIA) – MOLTO FREDDOLOSO, QUANDO S’AGGIUSTA GLI OCCHIALI STA PER INCAZZARSI
Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”
«Scherziamo?», si scandalizzano i suoi amici deputati. «Nessuno di noi rivelerebbe una cosa simile, in un momento tanto delicato».
Sono ore complesse, è vero.
Sono ore in cui il riserbo si fa più prezioso.
Ma questo, più che un segreto, sembra essere solo un capriccio del destino.
sergio mattarella giura come giudice costituzionale
Sergio Mattarella già abita sul Colle del Quirinale. Nella foresteria che è a disposizione dei giudici della Corte costituzionale. Osservando il palazzo dove andrà a risiedere il nuovo Capo dello Stato, la foresteria è sulla destra. Se davvero l’incarico toccherà a Mattarella, egli non dovrà che attraversare la strada. Meno di cento passi. Poi, lo accoglieranno i corazzieri sull’attenti.
sergio mattarella e rosy bindi
Il suo appartamento è spartano. Pieno di libri e faldoni, e molto caldo: un caldo simile a quello di un centro benessere, poiché Mattarella è assai freddoloso. Ha deciso di trasferirsi lì un anno fa, dopo la scomparsa della moglie Marisa (la coppia, prima, viveva in affitto).
Il candidato di Matteo Renzi alla Presidenza della Repubblica ha trascorso tutto il giorno chiuso nel suo ufficio, lavorando. La sua segretaria storica, la signora Leandra, non risponde al telefono. Lui parla solo con poche fidate persone.
sergio mattarella e pierferdinando casini
Una di loro, dopo essersi fatta giurare che sarebbe rimasta nell’anonimato, riferisce di aver ricevuto questa risposta: «Io, Presidente? Non ho alcuna ansia. Se mi chiedessero di ricoprire un ruolo così, sarebbe un onore enorme. Tuttavia, ecco: il mio attuale lavoro di giudice mi piace moltissimo».
sergio mattarella e romano prodi
Parla con voce bassa, la grisaglia grigia d’estate e d’inverno, detesta le interviste e le telecamere, il rumore della politica e le polemiche: è nato a Palermo 73 anni fa — ancora adesso il suo soprannome è «Sergiuzzo» — ha tre figli (Laura, Francesco e Bernardo Giorgio, docente di Diritto amministrativo, responsabile dell’Ufficio legislativo del ministero della Pubblica amministrazione). Suo padre Bernardo fu ministro, deputato e potente democristiano in Sicilia.
sergio mattarella e nicola mancino
Tutte le biografie di Mattarella cominciano descrivendo la figura, a volte discussa, del padre.
Poi vanno a capo.
Nel secondo capoverso, ti dicono che Sergio Mattarella avrebbe voluto fare il professore di Diritto pubblico.
Nel terzo capoverso, subito una data: 6 gennaio del 1980, una domenica, quando la mafia uccide suo fratello Piersanti, presidente della Regione Sicilia, che non voleva piegarsi alle regole di Cosa nostra.
sergio mattarella e massimo dalema
L’agguato, in via Libertà, sotto casa: palermitani fermi sul marciapiede e lui, Sergio, che scende avvertito dal nipote. Il killer è appena fuggito. Sergio apre lo sportello dell’auto e soccorre Piersanti. L’ambulanza non arriva, partono verso l’ospedale a bordo di una volante: i due agenti davanti, dietro Sergio tiene sulle gambe suo fratello; che — dopo poco — gli muore tra le braccia (per tutto il pomeriggio, Sergio continuerà a parlare con investigatori e cronisti indossando il maglione sporco di sangue).
È un uomo mite fino a quasi ad apparire fragile: ma non bisogna farsi imbrogliare dalla timidezza. In Transatlantico, molte voci sicure: «Guardate che quello, dentro, ha il fil di ferro».
sergio mattarella e ciriaco de mita
Tre anni dopo la morte di Piersanti, viene eletto deputato: Ciriaco De Mita, diventato segretario della Balena Bianca (cit. Gianpaolo Pansa), gli chiede di tornare a Palermo, chirurgo della dicì infetta di Lima e Ciancimino. Sarà lui, Mattarella, a decidere l’identità del nuovo sindaco: Leoluca Orlando.
Fil di ferro.
sergio mattarella dario franceschini
Ripensate alla sera del 26 luglio 1990.
Quando con un atto che il Cavaliere non ha mai dimenticato, Mattarella si dimette da ministro della Pubblica istruzione dopo che Giulio Andreotti, all’epoca premier, ha posto la fiducia sulla legge Mammì, quella che sancisce, definitivamente, l’esistenza delle tre reti televisive Fininvest (con lui si dimisero Martinazzoli, Fracanzani, Misasi e Mannino).
Un gesto, di solito, avverte che sta per perdere la pazienza: quando si porta le mani agli occhialini e cerca di aggiustarseli sul naso. Ma capita di rado. Tutte le biografie concordano: coltiva le virtù della pacatezza e dell’equilibrio, della prudenza (l’altra sera ha preferito non partecipare alla festa di congedo del suo amico Francesco Maria Greco, il nostro ambasciatore presso la Santa Sede) e del dialogo. È, forse, l’ultimo moroteo.
Certo è uno dei fondatori dell’Ulivo di Romano Prodi e, prima ancora, del Partito popolare.
Nel 1993 lega il suo nome alla riforma della legge elettorale in chiave maggioritaria, nota — appunto — con l’appellativo Mattarellum . Con Massimo D’Alema a Palazzo Chigi è vicepresidente del Consiglio e ministro della Difesa. Dal 2011 è giudice costituzionale.
Poi, fuori dalle biografie ufficiali: non sa nuotare, una volta — quand’era direttore del Popolo — accettò di giocare con i suoi redattori a Risiko, è un buon intenditore di calcio e tifa Palermo (con una debolezza, sembra, per l’Inter).