UN GRILLO PER LA TESTA - MATTEO RENZI, DOPO AVER CAPITO CHE IL VERO “ROTTAMATORE” È BEPPE GRILLO (LE SUE LISTE SFIORANO ORMAI IL 10%), ATTACCA IL LEADER DEL MOVIMENTO 5 STELLE: “LUI COME SAVONAROLA? NE HA DI STRADA DA FARE” - DAL SUO BLOG, IL COMICO-TRIBUNO SPARA BOMBE ELETTORALI: “ITALIANI HANNO BARATTATO QUEL 10% DI DEMOCRAZIA CHE GLI RESTAVA CON UN 150 DI SPREAD. CHISSÀ SE RIGOR MONTIS PENSA ALLE DECINE DI IMPRENDITORI SUICIDI”…

1 - «GRILLO COME SAVONAROLA? »
David Allegranti per il "Corriere della Sera"

«Prima che Beppe Grillo diventi Savonarola, ne ha di strada da fare. Savonarola viveva con una sobrietà che credo non appartenga al prode Beppe Grillo». Così, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, tira l'ennesima stoccata al leader dei Grillini. Lo fa all'Alfonso Signorini Show, il programma di Radio Monte Carlo condotto da Alfonso Signorini, Luisella Berrino, Caterina Balivo e Aristide "Mummi" Malnati.

Chiacchierando del suo nuovo libro "Stil Novo, La rivoluzione della bellezza tra Dante e twitter", Renzi ha risposto alla domanda di Signorini «Il Savonarola di oggi chi potrebbe essere?» «Il Savonarola di oggi è difficile da trovare intanto perché, essendo finito bruciato il povero Savonarola, non sarebbe molto elegante provare a immaginarlo. Comunque Savonarola combatteva contro la casta del tempo».

Signorini: «Potrebbe essere Beppe Grillo?» Renzi: «Ora, prima che Beppe Grillo diventi Savonarola ce ne ha di strada da fare. Savonarola viveva con una sobrietà che credo non appartenga al prode Beppe Grillo. Diciamo che Savonarola credeva molto nel popolo, tanto da costruire il famoso salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, salvo poi che il popolo gli si rivoltò contro. Diciamo che non vedo persone dello spessore morale del Savonarola».

Renzi non è nuovo ad attacchi di questo tipo. Già nei giorni scorsi, nella sua newsletter settimanale aveva scritto di Beppe Grillo e Pierluigi Bersani: «Ora - scrive ancora Renzi - sono tutti preoccupati del potenziale successo di Beppe Grillo. Ma i più grandi amici dei grillini sono quelli che non fanno nulla perchè le cose cambino. Caro segretario Bersani, lascia stare le polemiche con gli amministratori del tuo partito. Non è il momento, specie adesso che c'è la campagna elettorale. Tira fuori il coraggio, segretario».

Parole arrivate dopo giorni di botta e risposta sui rimborsi elettorali e dopo un'intervista di Bersani a Vanity Fair in cui faceva riferimento a Renzi: «Si è pensato di correre ai ripari con incursioni populiste, dimenticando l'importanza dei partiti, e la scimmiottatura del personalismo si è diffusa persino in casa nostra». Ieri l'ex tesoriere dei Ds, e attuale deputato del Pd, Ugo Sposetti ha attaccato duramente il sindaco fiorentino a «La Zanzara» su Radio 24.

«Renzi? Sì, quello che sostiene di essere iscritto al mio stesso partito e poi tutti i giorni dice del Pd tutto il male possibile. Quando ogni giorno si alza, si mette davanti allo specchio, si guarda e pensa a come insultare il Pd, il suo segretario e i suoi dirigenti. Mi domando perché non sceglie un altro partito». L'anno scorso Sposetti presentò una proposta di legge bipartisan per aumentare i soldi ai partiti. Ma era periodo di elezioni, ci furono molte polemiche, soprattutto interne al Pd, e non se ne fece di niente.

Eppure Sposetti non ha cambiato idea, neanche di fronte al gran dibattito di queste settimane e ai casi di Lusi e Belsito. «Renzi dice che i partiti non devono prendere finanziamenti e poi leggo dai giornali che avrebbe preso soldi da Lusi, lo dicono tutti i giornali. Ma sinceramente di quello che dice Renzi non mi importa. Piuttosto è Bersani che porta la croce, sopportandolo». Chi nel Pd non vuole i rimborsi elettorali «sono ragazzi e ragazze che non sanno come vive un partito e come si fa la politica.

Se fossi in Renzi mi dedicherei di più a fare il sindaco di Firenze, e invece si mette a pensare a queste cose e combina troppi pasticci». Nessuna replica arriva da Palazzo Vecchio, che sceglie di rimanere in silenzio. Ma Renzi non è l'unico ad aver attirato gli strali di Sposetti, che ne ha anche per Beppe Grillo: «Quando faceva tv mi piaceva, ora gli è presa la voglia di fare il comico-politico o politico-comico, ma passerà anche lui.

Perché ci dobbiamo preoccupare di Grillo? Gli elettori sono sempre più intelligenti dei sondaggisti». E Di Pietro, gli domanda Giuseppe Cruciani? «La lista degli ipocriti sui finanziamenti alla politica è lunga, però in testa potrebbe starci benissimo Di Pietro. Quando c'è lui, passo veloce e vado avanti. Non lo considero. È un uomo di destra fino al midollo, più a destra di Renzi».

2 - LA DEMOCRAZIA DEL TÈ...
Da "Beppegrillo.it"

Nella sala da tè di Rigor Montis si celebra la fine della democrazia parlamentare. Ieri, nell'usuale incontro carbonaro, Monti, Alfano, Bersani e Casini hanno sorseggiato tè e mangiato biscottini, i loro placidi lombi su poltroncine ottocentesche, discorrendo amabilmente per cinque ore di Salva-Italia e di Cresci-Italia. La democrazia del tè. Un'innovazione tutta italiana.

Il Parlamento ha cessato la sua stenta esistenza con l'avvento di Rigor Montis. Gli italiani hanno barattato quel 10% di democrazia che gli restava con un 150 di spread. E' un brutto precedente, passato sotto silenzio. La democrazia è diventata una merce di scambio. Domani, di fronte a una crisi mondiale dell'energia, potremmo persino ritrovarci Scaroni a capo del Governo con 10 centrali nucleari di ultima generazione.

Senatore a vita nel pomeriggio per meriti napoletani e presidente del Consiglio il giorno dopo con Chicco Testa ministro dello Sviluppo. La democrazia è sul bancone, il suo prezzo svalutato come i nostri titoli pubblici. La democrazia è un fastidio per chi vuole decidere escludendo i cittadini.

La democrazia del tè è nata prima dell'estate, quando gli italiani hanno ripreso a fare politica, dopo anni, con i referendum. Il no al nucleare e il si all'acqua pubblica sono stati devastanti per il Sistema, per le banche, per le multinazionali. Intollerabile, non si poteva continuare su questa strada.

Nella sala da tè, mentre la Frignero sparecchiava il tavolo Luigi XVI, ci si è lasciati andare, come tra vecchi amici che hanno fatto carriera insieme. Le risate e le battute si sono sprecate, esilarante quella del capotavola Rigor Montis: "Sono profondamente grato per l'atteggiamento degli italiani che nella pur grave sofferenza stanno dando una prova esemplare". E' come se Nerone si complimentasse per il comportamento dei cristiani mentre pregano nel Colosseo prima di essere sbranati dai leoni.

Chissà se Rigor Montis ha versato una lacrima nella tazza, insaporendo la fettina di limone, pensando alle decine di imprenditori suicidi. Mentre i Quattro dell'Apocalisse discutevano di Sviluppo, si è saputo che nel primo trimestre del 2012 hanno chiuso 146.000 imprese.

Bersani, con la faccia di chi ancora una volta si è salvato il culo e non sa perché, ha detto "C'è un nuovo patto politico!". Un altro? Ancora? E tra chi? Tra quattro imboscati in una stanza che ignorano l'opinione pubblica e fanno carne da porco del Parlamento? Voglio una web cam in quelle maledette stanze mentre discutono del futuro della NOSTRA nazione e del NOSTRO futuro e di quello dei NOSTRI figli. Nessuno può decidere per noi.

 

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