matteo renzi alfonso bonafede giuseppe conte

SE CONTE HA PICCOLE CHANCE DI RESTARE, BONAFEDE SICURAMENTE SALTA - TRA LE CONDIZIONI PER IL CONTE TER, RENZI CHIEDERA' UN NUOVO MINISTRO DELLA GIUSTIZIA - "FOFO' DJ", MOLTO VICINO ALL'AVVOCATO DI PADRE PIO, E' L'UNICO MINISTRO POLITICO RIMASTO AL SUO POSTO NEL CONTE1 E CONTE-BIS - MA LA SUA BATTAGLIA PER L'ABOLIZIONE DELLA PRESCRIZIONE HA FATTO INCAZZARE TUTTI, A PARTIRE DAGLI ALLEATI...

 

matteo renzi

1 - IL PREZZO DI RENZI PER IL TER: VIA BONAFEDE E NUOVO PIANO

Alberto Gentili per "il Messaggero"

 

«Ci divertiremo». Matteo Renzi ha confidato ai suoi di sentirsi di nuovo «pienamente in partita». Visti gli scarsi risultati di Giuseppe Conte nella caccia ai volenterosi, il leader di Italia Viva è certo che il destino dell' avvocato sia un' altra volta nelle sue mani. Anzi, dato che Pd, 5Stelle e Leu faranno al Quirinale il nome di Conte e lui oggi sul Colle non porrà veti, è convinto che Sergio Mattarella domani affiderà al presidente del Consiglio dimissionario un incarico esplorativo.

renzi conte

 

Nel frattempo, però, Renzi gioca a fare il guastatore. Meglio, indica quale potrebbe essere l' approdo dopo un eventuale fallimento della trattativa sul Conte-ter: un esecutivo guidato da Luigi Di Maio che perfino il Pd, «per evitare il voto, sarà pronto a sostenere». Con un «problemino» che lo fa ghignare i suoi: «Sarebbe divertente vedere i grillini senza Conte, ma con noi in maggioranza...».

 

Il primo step, secondo la road map immaginata del Rottamatore, dovrebbe però essere la trattativa con Conte. «Anche se non mi ha ancora chiamato». «Non sarà un confronto piacevole», dice uno dei suoi, «Matteo si siederà al tavolo con il coltello tra i denti. Chiederà un radicale cambio di metodo, un nuovo ministro della Giustizia al posto di Bonafede, il sì al Mes, un Recovery Plan molto diverso e tante altre belle cose. Dopo di che, se ci sarà stallo, si andrà su Di Maio o Franceschini o Gentiloni o la Cartabia. Il che farebbe di Matteo l' uomo più felice del mondo».

giuseppe conte e luigi di maio

 

Eppure, come dice un alto renziano di alto rango, «se Conte non troverà altri volenterosi, Renzi non andrà a trattare per rompere. Sarà molto determinato, ma non ultimativo. Ad esempio non prenderemo e ci alzeremo se non ci verrà dato il Mes o il Ponte sullo Stretto. Siamo consapevoli che il Conte-ter non sarà un monocolore di Italia Viva».

 

Renzi e Gentiloni

Ancora: «Al tavolo con il premier incaricato e gli alleati, se mai si aprirà, porteremo la lettera inviata il 17 dicembre a Conte dove è chiesta la riscrittura del Recovery Plan secondo le indicazioni date dall' Europa e dalle parti sociali, una nuova politica della Giustizia e lo sblocco delle infrastrutture, la scuola, l' emergenza sanitaria, etc».

 

MATTEO RENZI COME UN ASSALTATORE DEL CONGRESSO USA

Renzi, in un video postato ieri sera sulla sua pagina Fb, parla proprio di questi temi: «Non è una questione caratteriale, non è un problema delle singole persone o che si può risolvere con una poltrona. A noi sta a cuore l' Italia e l' Italia deve ripartire adesso. Solo una cosa non ci possiamo permettere: non vivere questa crisi dell' epidemia come una grande opportunità per ripartire.

 

MATTEO RENZI

O prepariamo adesso la ripartenza o l' Italia sprecherà la più grande occasione per costruire il proprio futuro». Poi il leader di Italia Viva indica i tre campi in cui bisogna produrre una svolta: economico, sanitario, educativo. «Ci sono le condizioni per ripartire. L' Europa ha messo 209 miliardi a disposizione. O decidiamo adesso di investire queste risorse o tra un anno sarà tardi».

 

matteo renzi

Parole che confermano la convinzione che Conte con Italia Viva «dovrà trattare». Tanto più che in Senato «assistiamo a un autentico scandalo, che è il tentativo di far passare delle persone non su un' idea ma su una gestione opaca delle relazioni personali e istituzionali, alla creazione di gruppi improvvisati». «Senza però», sottolinea Maria Elena Boschi, «aver portato un solo voto in più al pallottoliere del premier dimissionario, che è fermo alla settimana scorsa». Conclusione: «Senza Italia viva non c' è la possibilità di un nuovo governo Conte».

renzi mejo dello sciamano di washington

 

LE ALTRE OPZIONI

Per alzare il prezzo e, soprattutto, per far capire che il Conter-ter non è affatto l' ultima spiaggia prima delle elezioni, i renziani lanciano diversi ami. L' ex ministra Teresa Bellanova candida Di Maio: «Noi non poniamo veti su Conte ma sicuramente non c' è solo Conte. Di Maio? Non poniamo veti neppure su di lui».

 

La Boschi propone un governo guidato dal dem Paolo Gentiloni, commissario europeo all' Economia: «Oggi Zingaretti ha detto che c' è il nome unico di Conte, strano che al Pd non possa andare bene una figura autorevole come Gentiloni». E il presidente di Italia Viva, Ettore Rosato, suggerisce di puntare su un premier al femminile: «Ci sono donne autorevoli in questo Paese che possono farlo». Il nome: Marta Cartabia, quella che farebbe la felicità di Renzi. Ma al momento è tattica. «Il primo giro sarà con Conte», scommettono i renziani che, al pari del capo, temono le elezioni anticipate.

zingaretti renzi

 

2 - IL PIANO PER LA GIUSTIZIA DIVENTA UN ELENCO DI CIFRE VERSO L'USCITA BONAFEDE (ATTORE DI DUE CRISI)

Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"

 

Doveva essere il giorno dell' orgoglio e della battaglia: l' autodifesa del ministro della Giustizia che respinge le accuse di giustizialismo e sfida il Parlamento a schierarsi al suo fianco per sfruttare al meglio i 2 miliardi e 700 milioni di finanziamenti europei necessari ad accelerare processi e procedure. E rendere più moderno il Paese, di nuovo appetibile per investitori italiani ed esteri. Poteva essere una trappola per cadere o un trampolino per il rilancio; in ogni caso l' occasione per rivendicare il proprio ruolo.

matteo renzi al senato

 

Invece niente. La relazione del Guardasigilli Alfonso Bonafede sullo stato della giustizia in Italia è diventata una burocratica e asettica elencazione di numeri e interventi - fatti e da fare - buona per gli uffici e per gli archivi, inviata ai presidenti di Camera e Senato senza commenti né considerazioni politiche.

 

Un' uscita di scena dalla porta di servizio, insomma. Giustificata, spiegano in via Arenula, dal fatto che «il ministro di un governo dimissionario può solo limitarsi agli affari correnti e quindi non può spingersi sul terreno dell' attività di indirizzo».

 

ALFONSO BONAFEDE NEGLI ANNI '90 QUANDO FACEVA IL DJ ALL'EXTASY

Così, a parte le cifre, nella relazione è rimasto solo «quello che doveva essere il punto forte del discorso, cioè lo stretto e oggettivo legame fra il Recovery plan e le riforme in tema di giustizia chieste dall' Europa, cui le risorse sono condizionate». Resta il non detto, che però ieri sera veniva esplicitato nelle stanze del ministero: «Bloccare le riforme rischia di bloccare tutti i fondi del Next Generation Eu, dunque meglio lavorare in Parlamento per approvarle e semmai migliorarle».

 

Ma più che il programma di Bonafede, diventa la sua eredità. Perché seppure nulla è deciso, sembra assai probabile che non sarà lui il Guardasigilli del prossimo governo.

Anche se a Palazzo Chigi dovesse rimanere Giuseppe Conte, il «signor nessuno» saltato fuor dal cilindro a cinque stelle proprio su indicazione del deputato grillino di origini siciliane, laurea in Giurisprudenza e studio legale a Firenze, dove ha conosciuto l' avvocato futuro premier.

MATTEO RENZI BONAFEDE STAI SERENO BY ANNETTA BAUSETTI

 

Dovesse nascere un Conte ter con l' appoggio dei «responsabili» di centro o di centrodestra, è presumibile che avverrà con un ricambio alla Giustizia. E figuriamoci se Italia viva dovesse rientrare in maggioranza, dopo che ne è uscita additando Bonafede come pietra dello scandalo.

 

Strano destino, per l' unico ministro «politico» (l' altro è il «tecnico» Sergio Costa, all' Ambiente) rimasto al suo posto sia nel Conte 1 che nel Conte bis. Il cui operato è stato preso a pretesto per far cadere il governo sia da Salvini nel 2019 che da Renzi ora. Battendo sempre sullo stesso tasto: l' abolizione della prescrizione dei reati dopo la sentenza di primo grado, che doveva accompagnarsi a ulteriori e strutturali modifiche per velocizzare i processi rimaste sulla carta.

 

maria elena boschi gentiloni renzi

Da quando fu inserita quasi di soppiatto nella legge che Bonafede battezzò «spazzacorrotti», con un emendamento dell' ultim' ora firmato da una deputata grillina, lo stop alla prescrizione è diventata materia di scontro. Prima con gli ex alleati leghisti, poi con gli ex alleati renziani. Con il Pd meglio disposto a compromessi, ma ugualmente contrariato dalla resistenza del Guardasigilli a difesa della sua «conquista di civiltà».

 

Con la stessa fermezza ha rivendicato altre contestate norme anticorruzione, come l' utilizzo del trojan; «possiamo andare a testa alta nel mondo», ha ribadito 15 giorni fa, mentre la scorsa settimana ha fieramente annunciato il decreto che amplia le possibilità di deposito telematico degli atti nel processo penale.

L'EGO DI MATTEO RENZI

 

Lo avrebbe ripetuto ieri, forse lo farà domani in Cassazione, all' inaugurazione dell' anno giudiziario. Resta in dubbio, invece, l' intervento previsto per sabato nella nuova aula-bunker di Lamezia Terme, voluta e realizzata su richiesta del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri; bisogna decidere se rientra negli «affari correnti» oppure no.

BOSCHI E GENTILONIGENTILONI BOSCHIbeppe grillo giuseppe conte luigi di maio

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