RENZI A CENA COL BOSS (TRANQUILLI, E’ SPRINGSTEEN) - MATTEUCCIO PENSA SOLO AI CONCERTI E FIRENZE AFFONDA - CAYMANATE: RENZI INCASSA L’APPOGGIO DEL PORTABORSETTE DELL’AVVOCATO D’URSO - SULLA STORIA DELLA FINANZA COLPISCE AL CUORE I BERSANIANI SU MPS: “CONOSCO BENE I DANNI DEL RAPPORTO TRA FINANZA E POLITICA IN SEI MESI HANNO DISTRUTTO QUANTO I SENESI HANNO CREATO IN 600 ANNI…”

1- FIRENZE AFFONDA
Paolo Bracalini per IlGiornale.it

«Io li chiamo i "coriandoli" di Renzi» dice Tea Albini, deputata fiorentina e consigliere comunale Pd, ex assessore al Bilancio, uno dei nomi storici del partito da quelle parti (una «rottamanda»). «Sul momento i coriandoli fanno scena, ma poi si sciupano subito. Come le promesse che ha fatto Renzi». Cento, per l'esattezza. Il programma elettorale dell' enfant prodige si chiamava «Cento punti per Firenze», cose da fare «in cento giorni». Ne avrà realizzati una trentina, e non in cento giorni, anche se il Pd è un po' più generoso:

«Se facciamo cinquanta gli va già bene» dice la Albini. Lei è una dei dieci consiglieri di maggioranza (su 24 del Pd) che criticano il sindaco, i suoi metodi, il suo protagonismo puntato all'effetto mediatico. «Tanto fumo e poco arrosto, operazioni di immagine che piacciono tanto al New York Times , meno ai fiorentini» riassume un altro consigliere Pd (di Renzi...), prudentemente anonimo perché a Firenze comanda lui, mica il Pd.

«Farò una sola holding delle partecipate! » (mai fatto), «Nuova pista all'aeroporto!» (mai fatta), «Tapis roulant per collegare la stazione!» (mai fatti), «Recuperare centimetro per centimetro il parco delle Cascine!» (mai fatto, oggi è bivacco domenicale di peruviani), «Metteremo il bilancio del Comune on line!»(c'era già), «Assumeremo trenta persone per ascoltare i cittadini nei quartieri e risolvere i piccoli problemi» (mai fatto), «Metteremo il pavimento in cotto a piazza della Signoria!» (bello da dire, difficile da fare), «Recupero delle sponde dell'Arno»(per ora solo erbacce e fango) e così via.

Il «coriandolo» più pesante è quello della seconda e terza tramvia, che risolverebbe molti problemi alla città, congestionata dal traffico attorno al centro, cresciuto con le pedonalizzazioni volute da Renzi (quella del Duomo e quella dell'Oltrarno-Palazzo Pitti, dove pare abiti in affitto il rottamatore). I lavori della tramvia non sono iniziati, anzi, il progetto stesso è arenato, tra costi lievitati e difficoltà di finanziamento. L'altro obiettivo lontano è quello della «cittadella viola», il nuovo stadio con annessi, progetto che rialzerebbe il consenso di Renzi in città, ultimamente floscio (gli ultimi «Cento luoghi», faccia a faccia coi fiorentini, sono andati mezzi deserti).

È passata la variazione al piano regolatore, che individua lo spazio nell'ex area Mercafir. Ora si aspettano privati interessati, che poi avrebbero un solo cognome, Della Valle, proprietario della Fiorentina. Problema: il progetto iniziale di Della Valle riguardava un'area di 80 ettari, quella liberata da Renzi invece è solo di 35 (poco spazio per l'indotto commerciale), ed è vincolata alla realizzazione della nuova tramvia, in alto mare. Anche qui, la strada del camper è in salita.

Gli assi di Renzi sono altri. L'impegno per salvare il Maggio fiorentino, il piano coraggioso di privatizzazioni (Ataf, immobili), e soprattutto i grandi eventi: Benigni in piazza Santa Croce, la Notte bianca, la Ferrari in piazza della Signoria, il Ballo del Giglio coi reali di Monaco, i concerti con big come Madonna, Radiohead, Bruce Springsteen.

A sentire «The Boss» allo stadio ci è andato anche lui, ripreso mentre in tribuna canta e balla Twist & Shout , prima di cenare con Springsteen (che poi ha lasciato alle cronache un commento decisivo su Renzi: «È un sindaco molto giovane»). Come promotore di Firenze è stato, a detta anche dei nemici, formidabile. Lo «standing » nazionale e internazionale della città è molto migliorato, anche grazie al favore dei media americani che lo definirono addirittura l'Obama italiano (il Time ).

La chiusura al traffico del Duomo e della zona Pitti, ad alta densità turistica, è una vetrina seducente per chi a Firenze non ci vive ma si dondola tra i tesori della città dei Medici. Il problema sono i residenti, tre quarti dei quali vivono fuori dal centro, e lì ci vanno per lavorare, con sempre più difficoltà non potendo più accedere in macchina e non ancora in tram.

Non è un caso che nella classifica annuale di Ipr-Marketing sulla popolarità dei sindaci, Renzi, ex più amato d'Italia, sia quello che nel 2012 ha perso più posizioni di tutti (-14), sprofondando dietro quelli di Crotone, Nuoro, Avellino, Udine, Chieti... Lui, da grande comunicatore, riesce malgrado tutto a tenere uno zoccolo duro di fiorentini dalla sua. Va in Comune a piedi, saluta i commercianti, fa public relation , si fa pubblicità (mestiere di famiglia). Aiuta anche la sua popolarità televisiva, l'ambizione del personaggio,la ribalta. Ai fiorentini un po' piace avere un sindaco famoso.

Quando dall'immagine si passa alla sostanza, le cose vanno peggio. Il centro pedonalizzato, si diceva. Dove passavano gli autobus scaricando centinaia di persone al giorno c'erano negozi, che ora sono in difficoltà. Alcuni, storici, come la libreria Martelli, hanno chiuso. Dopo una certa ora verso il Duomo la città si spegne. «I nostri monumenti diventano come le piramidi egizie: intorno c'è il deserto » dice profeticamente Eby, barista di un locale simbolo per gli universitari. Mettici poi le tasse. «Renzi gira l'Italia dicendo che a Firenze le ha abbassate, ma non è una bugia. A parte l'Irpef (aliquota abbassata dello 0,1%, ndr ), le altre le ha alzate» attacca Stefania Collesei, consigliere comunale Pd, maestra («A Renzi sindaco gli do un 6 molto risicato...).

L'Imu sulla prima casa è quella base, 0,4%, come a Milano, Bologna, Genova. Quella sulle seconde case e sui negozi è stata alzata al tetto massimo consentito dalla legge, 1,06%. Alzati anche gli abbonamenti dell'Ataf, le tariffe dei parcheggi, il Cosap (Canone oc-cupazione spazi ed aree pubbliche), le Tia (Tariffa igiene ambientale) e le imposte sui cimiteri.

Sono aumentati anche i debiti del Comune che- nelle stime accurate di Marco Stella, capogruppo del Pdl in Comune - nel 2013 potrebbero sfiorare i 650 milioni di euro (nel 2009 erano 480). Uno dei motivi, insieme ai milioni di titoli derivati ancora da risolvere, per cui Moody's nel 2012 ha declassato il Comune di Firenze. A Renzi restano meno di due anni di mandato, piuttosto complicati. Sempre che non si debba trasferire da Palazzo Vecchio a Palazzo Chigi. Firenze gli sta stretta. Con la testa, sono convinti molti fiorentini, è già altrove.


2-MARIO D'URSO A LA ZANZARA: "APPOGGIO RENZI. VADO ALLE PRIMARIE E LO VOTO. E' UOMO GIUSTO".
Da Radio 24 -
"Renzi? Lo appoggio e mi iscrivo alle primarie per votarlo. E' l'uomo giusto". Così Mario D'Urso, banchiere internazionale ed ex senatore dal '96 al 200, a La Zanzara su Radio 24. "Dicono che non ha esperienza internazionale, ma io per la prima volta l'ho conosciuto a New York", dice. D'Urso, in Parlamento con Rinnovamento Italiano e poi sottosegretario al Commercio Estero, si definisce "un investment banker internazionale, mentre come politico mi hanno già rottamato".

"Con Renzi ci siamo mandato dei messaggi - racconta alla Zanzara - poi una volta mi ha chiesto una cosa, abbiamo degli amici in comune come Vincenzo Manes (presidente dell'Aeroporto di Firenze e uomo d'affari, ndr)". Sulla polemica dei finanziamenti per Renzi da una società con sede alle Cayman D'Urso dice: "Se le cose si fanno nelle regole, non capisco lo scandalo".

3-RENZI SBEFFEGGIA BERSANI E ATTACCA IL MONTE PASCHI
Andrea Indini per Il Giornale

"Sono arrivato in ritardo perché avevo un aereo dalle Cayman...". Matteo Renzi inizia così, con una battuta che fa esplodere i 3mila presenti al PalaIsozaki di Torino in un applauso, il lungo discorso programmatico che, oltre a delineare il Partito democratico che ha in mente, dimostra che le distanze tra il sindaco di Firenze e il segretario piddì Pier Luigi Bersani si fanno sempre più marcate.

Matteo Renzi, candidato alle primarie del Pd al Palaolimpico di Torino
Dalle regole delle primarie di coalizione allo scontro sui rapporti con la finanza, dagli attacchi apparsi sulle colonne dell'Unità alle difficili intese sulla politica economica: il rottamatore e il leader pd sono due poli opposti che anziché attrarsi si respingono.

Dice che vuole un centrosinistra coraggioso, dice che sia Walter Veltroni sia Massimo D'Alema hanno fatto passi importanti per mettere il Pd sulla strada del rinnovamento, dice che è pronto ad aiutare chiunque esca vincitore dalle primarie di coalizione. Eppure, al PalaIsozaki di Torino, il clima è tutt'altro che disteso. Renzi va subito all'attacco, Bersani da giorni gioca ormai in difesa. A dividere non è tanto il programma, su cui è raro che i due si confrontino, ma personalismi che difficilmente potranno essere superati dopo le primarie. Dopo aver duramente criticato gli attacchi subiti dall'Unità ("Mi ha ferito violentemente"), il sindaco rottamatore ha infatti rinfacciato al segretario del Pd di aver cambiato le regole delle primarie in corsa, proprio per sfavorire il cambiamento. Un'operazione che, a detta di Renzi, finirà per indebolire lo stesso Bersani.

"Chi vuole governare il Paese deve avere il coraggio di mettere tutto ciò che può sul tavolo - ha tuonato il primo cittadino di Firenze - non può aver paura del voto dei diciassettenni o del voto libero degli italiani modificando delle regole che erano sempre state le stesse e facendo un atto".
Poi una stoccata: "Quando le primarie sono state infiltrate, come a Napoli - ha poi sottolineato - ad infiltrare sono stati i capibastone del centrosinistra, non quelli della destra".

Proprio ieri il Collegio dei garanti ha, infatti, cambiato (in corsa) le regole per le primarie del centrosinistra. Da subito i "renziani" sono insorti e hanno puntato il dito soprattutto sul sistema della "registrazione". "Sono regole kafkiane", hanno accusato i sostenitori del sindaco di Firenze lamentando il rischio di scoraggiare l'affluenza degli elettori con l'effetto di favorire il segretario uscente e la sua "struttura". "Queste regole sono una porcata, degna del miglior Calderoli", ha osservato seccamente Simona Bonafè, responsabile del tour in Italia di Renzi. "Sembra di essere di fronte ad una strada fatta solo di ostacoli - ha continuato la Bonaf - e ci auguriamo che questa situazione venga chiarita al più presto". "Basta con i vittimismi e abbassiamo i toni", ha replicato a stretto giro Nico Stumpo, responsabile organizzazione del Partito Democratico.

Ma il vero scontro con Bersani si consuma, ancora una volta, per la distanza che è venuta a crearsi tra i due sui rapporti con la finanza. Dopo essersi beccato una querela dal broker Davide Serra per averlo definito "bandito", il segretario del Pd è infatti tornato a criticare i rapporti di Renzi con chi ha base alle Cayman. Ma il sindaco di Firenze non ci sta a questa generalizzazione. "Conosco bene che danni ha determinato il rapporto tra finanza e politica - ha tuonato Renzi - in sei mesi hanno distrutto quanto i senesi hanno creato in 600 anni". E ancora: "C'è la politica al Governo che il giorno prima dell'opa su Telecom chiama 'capitani coraggiosi'. Una cosa che ha fatto dei danni che Telecom paga ancora adesso".

Ad ogni modo, Renzi si dimostra ancora una volta disposto al confronto e a dare una mano al partito, anche in caso di sconfitta: se perderà le primarie, non farà un partito nuovo. "Io non scappo con il pallone sottobraccio - ha spiegato - quando si perde si dà una mano a chi vince". Da qui la promessa di non "scatenare una guerra" interna al partito. Peccato che la battaglia è già iniziata.

 

 

IL CAMPER DI RENZI INVESTE UN PUPAZZO CON LA MASCHERA DI MASSIMO DALEMA jpegmatteo-renzi-padre-coverMATTEO RENZI A PORTA A PORTA - SULLO SFONDO BERSANIVERNACOLIERE SU RENZI E BERSANIVIGNETTA ELLEKAPPA RENZI LE REGOLE DEL GIOCO E IL LIFTING RENZI E BERSANI sagomejpeg jpegRENZI AFFATICATO CON MAZZEI CREA RENZI PATCH Matteo Renzi Renzi e Obama Renzi se ne v

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