CI MANCAVA SOLO RENZI GRILLIZZATO - MATTEUCCIO A “SERVIZIO PUBBLICO” HA SPARATO A ZERO CONTRO GOVERNO, PARTITI, SINDACATI E VECCHI PARRUCCONI DI STATO

Jacopo Iacoboni per "la Stampa"

L'altra sera, alla fine di «Servizio pubblico», Matteo Renzi ha lasciato lo studio con Santoro e Travaglio che gli facevano i complimenti perché «è uno dei pochi che si batte e non si nasconde». Dettagli, direte.

No, giovedì è successo qualcosa di speciale. Per la prima volta da quando è in campagna congressuale, Renzi ha imbracciato senza alcuna remora la bandiera di una rottura anti-establishment istituzionale a tutto tondo, recitando il ruolo di colui che parla al popolo (sì, popolo), infischiandosene delle strumentali accuse di populismo e sfascismo.

E ieri, spiegando di condividere le critiche di Landini alla Cgil («Camusso dica cosa ne pensa»), non ha risparmiato l'altra istituzione, stavolta della sinistra: il sindacato. «Non sarà arrivato il momento di discutere seriamente dei sindacati, dei loro bilanci, del loro ruolo in questo mondo del lavoro che cambia così velocemente?». Che serva più democrazia alla Cgil non è solo idea di Landini.

Insomma, siamo a una svolta. Da Santoro l'attenzione è finita sulle critiche di Renzi a Letta («poteva chiedere le dimissioni della Cancellieri e non l'ha fatto»), anche se ieri il sindaco ha un po' levigato («Io non voglio creare tensioni, anzi, voglio dare una mano perché il 2014 sia l'anno della verità»). Eppure, forse ancora più significativo è stato il crescendo anti-sistema. Il sistema istituzionale, non più solo economico.

Renzi ha attaccato la «tecnocrazia» (un nemico vago), ma dopo è stato mirato, affilatissimo, su uno dei veri assi della conservazione: «I capi di gabinetto che fanno e disfano mentre i politici credono di comandare». Non basta. Ha sostenuto - e fin qui, lo dicono tutti - che bisogna «togliere potere alla partitocrazia», ma poi ha detto qualcosa di più chirurgico, e abrasivo per tante orecchie istituzionali: ha fatto nomi, «chi guadagna di più nella pubblica amministrazione? Patroni Griffi e Catricalà, cioè due consiglieri di stato. Ridurre la burocrazia vale due punti di Pil». Il tutto in un contesto in cui Santoro introduceva una trasmissione non certo ostile all'ospite, citando Cancellieri e Amato, due non proprio amatissimi dalle folle.

Il linguaggio attuale di Renzi è indicativo. Evoca «giochi di potere» tra politica e economia, sceglie non a caso il verbo sul caso Cancellieri (scandalizzarsi, «ciò che a me scandalizza»), promette di andare nella Terra dei fuochi, la Campania dello scempio sui rifiuti, una battaglia classica del M5S (un po' meno del Pd campano). Il tesseramento sospetto? «Casi vergognosi, ma non si spara nel mucchio».

Ha parlato tardi, sostiene D'Alema. I nemici di Renzi - che, nonostante la corsa sul carro del vincitore, sono tanti, quasi più nel Pd che fuori - obiettano: è opportunismo verbale. I cinque stelle accusano: «vediamo quale punto ci copia oggi». Le ostilità confermano che Renzi individua la frattura su cui si giocano ormai le elezioni («se mai ci saranno», ha ragione Cacciari): la lotta anti-establishment, speculare alla auto-delegittimazione delle élites.

Sarà anche retorica, il Renzi anti-establishment attacca Ligresti (è facile), «usava la Fondiaria come bancomat per le spese di famiglia», ma aggiunge (e facile non è, anzi gli attira tenaci resistenze a Palazzo) che «c'era un silenzio complice di tutte le istituzioni». Poi ne nomina tre sole, «la Consob stava in ferie, l'Isvap in ferie, alcuni gruppi editoriali perché non ne parlavano?», ma l'allusione raggiunge chi doveva. Di qua c'è Letta-Napolitano, di là c'è lui.

Lui che chiama il Pd «comunità» (come Adriano Olivetti, e come il M5S), lui che lamenta gli «stipendi milionari di vari manager: è inaccettabile che tu prenda cinque milioni anche se va bene, figurati se va male...». Travaglio non l'ha assalito; i commentatori della destra si facevano rodere su twitter; e Renzi nel dibattito chiamava a volte gli interlocutori per nome, «Marco, però non puoi dire che il Pd è solo clan, il Pd è milioni di elettori perbene»...

 

 

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