di maio salvini

FRASI FATTE O STRAFATTE? - MATTIA FELTRI: “LUIGINO DI MAIO HA DETTO ‘LO STATO SIAMO NOI’: DECLINATA AL SINGOLARE E’ LA FRASE ATTRIBUITA AL RE SOLE DIVENTETATA NEI SECOLI LO SLOGAN DELL’ASSOLUTISMO MONARCHICO - IL DUCE MATTEO SALVINI ORMAI ATTINGE DAL MASSIMARIA DI BENITO MUSSOLINI. PARLANDO DELLA TRATTATIVA CON IL M5S HA DETTO ‘CHI SI FERMA E’ PERDUTO’”

MATTIA FELTRI

Mattia Feltri per “la Stampa”

 

«Lo Stato siamo noi», ha detto Luigi Di Maio e, santo cielo, se lo avesse sentito Jean-Jacques Rousseau. Quella frase, che declinata al singolare è «lo Stato sono io», attribuita al Re Sole e diventata nei secoli lo slogan dell' assolutismo monarchico, al vecchio Rousseau gli avrebbe fatto venire un colpo apoplettico. O forse, come tutti noi, ormai sarebbe abituato a questo frasario dell' ammazzacaffè, per cui salta su Danilo Toninelli e dice che vuole «creare uno Stato etico», categoria filosofica abbondantemente fraintesa, e nel fraintendimento molto amata dalle dittature: è lo Stato a separare il bene dal male.

luigi di maio e matteo salvini

 

Ma, come ha già fatto notare Guido Vitiello sul Foglio, forse Toninelli voleva solo mettere in bella copia l'idea dell' onestà, dove il bene coincide con la fedina penale pulita. E nemmeno così è tanto rassicurante, fa venire in mente le luci bianche dei sotterranei della Lubjanka, o anche la dittatura della virtù di Maximilien de Robespierre.

 

Ma con questo non si intende sostenere chissà che. Probabilmente Toninelli non conosce per la morale metri alternativi al casellario giudiziale, e difficilmente si può supporre che Di Maio progetti di traslocare a Versailles. Soltanto che fa un po' impressione sentire cose così, che appartengono al disastro recente dell' uomo, pronunciate nella più giovanile inconsapevolezza. E probabilmente è peggio.

luigi di maio matteo salvini

 

Il Duce Matteo Salvini, per esempio, ormai attinge dal massimario di Benito Mussolini. «Chi si ferma è perduto», ha detto nei giorni della trattativa coi cinque stelle. «Tanti nemici tanto onore», ha detto in polemica col fumettista Zerocalcare. Anni fa il portiere della Juve, Gianluigi Buffon, fu accusato di ricostituzione del Partito fascista, o giù di lì, per una maglietta con su scritto «boia chi molla». In fondo sono motti evoluti a modi di dire

 

luigi di maio matteo salvini

. Certe coincidenze sono più interessanti. «Le frontiere ci sono, si difendono» e «Le frontiere non si discutono, si difendono» sono due sentenze, una pronunciata dal capo leghista, l' altra dal capo fascista. Ecco il postulato del bravo oppositore: vietato affiancare i nuovi governanti al fascismo, è stato fatto troppe volte e a vanvera negli anni scorsi. Tenderemo a pensare che non è una riproposizione, che sono solamente spettacolari coincidenze, e tuttavia restituiscono un' idea di che cosa frulli nelle teste del bipartito al governo.

 

Infatti, a proposito di spettacolari coincidenze, il lettore analizzi la frase: «Gli stati capitalisti utilizzano le menzogne, la truffa e il raggiro per negare ai loro popoli i diritti vitali più basilari e si preoccupano esclusivamente dei propri interessi finanziari». A chi appartiene?

GIULIA GRILLO TONINELLI LUIGI DI MAIO

A Beppe Grillo, a Stalin, a Salvini o a Adolf Hitler? Difficile capirlo, vero? A Hitler.

Walking dead O questa: «I gruppi industriali e finanziari nel loro folle egoismo ci temono e ci odiano come il peggior nemico». Di chi è? Di Salvini o di Mussolini?

 

Del secondo. Valutate la differenza fra «il partito non è un circolo di discussioni» (Stalin) e «se qualcuno non si riconosce nel Movimento è liberissimo di andarsene» (Grillo). Attribuite la paternità di quest' altra: «Un movimento che si propone di rinnovare il mondo non serve all' attimo che passa ma al futuro». E di quest' altra: «Siamo costretti a pensare a un mondo nuovo. Dobbiamo riprogettare il mondo». Una è di Grillo e una di Hitler, accoppiate voi sentenza e sentenziante. Tracciate la differenza fra l' opinione che ha Grillo della stampa («I giornalisti sono servi dei partiti, sono i veri walking dead») e quella di Hitler («La cosiddetta stampa liberale è l' opera dei becchini del popolo»).

GIULIA GRILLO

 

Si potrebbe insistere a lungo, sull' idea di democrazia, di Parlamento, di nemico. Ci si accontenta di un suggerimento: andate su YouTube a vedere il video in cui il Duce, davanti al popolo plaudente, brucia alla fiamma dell' Altare della Patria un foglio con sopra l' ammontare del debito pubblico. E il bello è che tutte queste cose le rivediamo e le risentiamo, sotto forma di spaccio, al tempo nuovo della liberazione.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…