MAXXI-FINANZIAMENTO AL PARCO GIOCHI DELLA MELANDRI, E IL PIEMONTE SI RIBELLA: TUTTI GLI ALTRI SON NESSUNO? (AH, L’IMPORTANZA DI AVERE NASTASI AL MIBAC…)

Mattia Feltri per "La Stampa"

Maxxi di Roma batte Egizio di Torino cinque milioni a zero. Di euro, naturalmente: a tanto ammonterà, se tutto andrà come pare, il finanziamento statale per il museo delle arti del XXI secolo presieduto da Giovanna Melandri.

Approvata in commissione su proposta del senatore Riccardo Villari (Pdl ex Pd), la dotazione va ora confermata dall'aula di Palazzo Madama. A tirare fuori la notizia è stata qualche giorno fa la senatrice a cinque stelle Barbara Lezzi, e qui e là s'è sollevata qualche protesta. Al ministero dicono - e lo hanno ripetuto ieri - che si tratta di un affarone perché negli ultimi tre anni il museo melandriano era costato una cifra compresa fra i sei e gli otto milioni, sborsati a consuntivo, cioè a pie' di lista, che non era una grande trovata.

Specialmente per un istituto destinato alla rivoluzione proprio con l'arrivo della Melandri, ex ministro della Cultura, nata a New York e di passaporto americano, tutte qualità che le avrebbero permesso di attirare sponsor a chilogrammi (il cosiddetto fund raising).

La novità è che i cinque milioni ora sarebbero stabilizzati: oltre quelli, al Maxxi non arriverebbe un quattrino. Non è che la precisazione abbia tranquillizzato tutti. A Torino, per esempio, sono piuttosto arrabbiati. E il primo esempio che si fa è proprio quello del Museo Egizio che da Roma non riceve un soldo.

«Il Maxxi è l'unico museo statale di arte contemporanea, e con la certezza del finanziamento può programmare le proprie attività. Tutti i musei dello Stato hanno la certezza del finanziamento, anche in un periodo di ristrettezze», dice Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del ministero retto da Massimo Bray: altri musei, è implicito, non sono statali.

Effettivamente è così. Evelina Christillin, presidente dell'Egizio (le cui collezioni però appartengono allo Stato), si destreggia con abilità: «Noi non abbiamo mai chiesto un soldo per cui non c'è problema. Poi ci occupiamo di arte antica, mentre il Maxxi tratta arte contemporanea, sono due cose diverse. Sono molto contenta che l'80 per cento delle spese di gestione è coperto dai biglietti venduti, per cui camminiamo con le nostre gambe. Non dover chiedere è sempre motivo di orgoglio».

Meno distaccato è l'assessore alla Cultura della Regione, Michele Coppola: «E' una decisione incomprensibile, immotivata e che nega il rispetto dovuto al lavoro che altrove, in tutta Italia, facciamo ogni santo giorno fra mille sacrifici e difficoltà».

Dal suo assessorato spediscono i dettagli: oltre all'Egizio, si fa il caso della Reggia di Venaria, a cui arriva un milione e mezzo, anziché i due pattuiti, e dopo che per qualche anno il Mibac si era scordato di spedire l'assegno. C'è poi il Salone internazionale del libro, che ha avuto centomila euro nel 2011 e poi più nulla, o il Museo del cinema, a cui competono 220 mila euro (più 530 mila per Torino Film Festival), o il Museo nazionale del Risorgimento - un ente morale - sostenuto con trentamila euro.

«Secondo me il discorso che il Maxxi è statale e altri musei no regge poco, perché la cultura è di tutti, e in Italia abbiamo un ricchezza che è patrimonio del mondo», dice la Christillin. E cioè: ridistribuiamo meglio le risorse e «secondo politiche non dico condivise, che sarebbe forse troppo complicato, ma almeno chiare e comunicate. Di modo che tutti si sappia perché e per chi si muovono i soldi».

Coppola propone soluzione drastiche: «Stanziare cinque milioni di euro all'anno per il museo Maxxi, oltre ai costi di personale di cui il ministero si fa carico, è una scelta sbagliata: lo trasformino in una fondazione partecipata (così è per la Reggia di Venaria, ndr) e intervengano nei costi di funzionamento nella stessa misura con la quale finanziano gli altri musei italiani».

Il vero problema del ministero dei Beni culturali è che il progetto Maxxi è costato 180 milioni di euro e adesso va fatto girare, e i conti debbono quadrare. Malgrado i soldi scarseggino per tutti. Malgrado a inizio luglio il ministro Bray avesse consegnato alle Camere uno studio che era una geremiade, secondo cui il Mibac aveva debiti per quaranta milioni in «utenze e canoni» non pagati, cioè le bollette.

E malgrado gli stessi studi illustrassero i tagli disastrosi cui si era costretti perché dal governo arrivano sempre meno soldi. E poi c'è la questione Melandri. Al ministero, dietro agli angoli, la spiegano così: «Tutto quello che riguarda lei viene strumentalizzato. Diventa tutta roba buona per fare polemica, come la storia dello stipendio. Siamo sicuri che se i cinque milioni fossero andati a un altro ente non sarebbe successo nulla. E' brutto dirlo, ma dovremmo riflettere sull'utilità di un pur bravo presidente come la Melandri».

 

GIOVANNA MELANDRI GIULIA MINOLI E SALVO NASTASImer30 giovanna melandri gianni minoliMARCO MORIELLO GIOVANNA MELANDRI SALVATORE NASTASIkfa 30 minoli melandri bernabeiEvelina Christillinpubblicita' del museo egizio da La StampaMuseo MAXXI YOGA AL MAXXI Giugno fronte MAXXI - VEAUTE - MELANDRI - TRUSSARDI

Ultimi Dagoreport

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON HA PER NULLA DIGERITO L’INTESA TRA USA E UCRAINA (MEDIATA CON TRUMP DA BIN SALMAN E STARMER) PER UN CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI: IL “MACELLAIO” DI MOSCA (CIT. BIDEN) VOLEVA I NEGOZIATI SUBITO, NON LA TREGUA, CHE INVECE RICALCA LE RICHIESTE DI ZELENSKY – “MAD VLAD” SI STA RENDENDO CONTO CHE IN GIRO C’È UNO PIÙ PAZZO DI LUI: L’INSOSTENIBILE BIPOLARISMO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO È LOGORANTE ANCHE PER MOSCA. UNO CHE DOPO AVER ANNUNCIATO DI AVER SOSPESO ARMI E CIA A KIEV, OPLÀ!, ORA HA RINCULATO. E MINACCIA “SANZIONI DEVASTANTI” SE PUTIN NON ACCETTERÀ L’ACCORDO…

wanna marchi stefania nobile davide lacerenza

CRONACHE DI CASA MARCHI – QUANDO WANNA DICEVA AL “GENERO” LACERENZA: “PORCO, TI DOVRESTI VERGOGNARE, MERITI SOLO LA MORTE” – TRA LE INTERCETTAZIONI DELL’ORDINANZA DI ARRESTO DEL TITOLARE DELLA ''GINTONERIA'' E DI STEFANIA NOBILE, SONO CUSTODITE ALCUNE FRASI STRACULT DELL’EX TELE-IMBONITRICE – LA MITICA WANNA RACCONTA UNA SERATA IN CUI DAVIDONE “TIRA FUORI LA DROGA”: “L’HA FATTA DAVANTI A ME, IO HO AVUTO UNA CRISI E MI SONO MESSA A PIANGERE” – LA DIFESA DI FILIPPO CHAMPAGNE E LA “PREVISIONE”: “IO CREDO CHE ARRIVERÀ UNA NOTIZIA UNO DI ‘STI GIORNI. ARRIVERÀ LA POLIZIA, LI ARRESTERANNO TUTTI. PERCHÈ DAVIDE ADDIRITTURA SI PORTA SEMPRE DIETRO LO SPACCIATORE..."

volodymyr zelensky bin salman putin donald trump xi jinping

DAGOREPORT – COME SI E' ARRIVATI AL CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI TRA RUSSIA E UCRAINA? DECISIVI SONO STATI IL MASSICCIO LANCIO DI DRONI DI KIEV SU MOSCA, CHE HA COSTRETTO A CHIUDERE TRE AEROPORTI CAUSANDO TRE VITTIME CIVILI, E LA MEDIAZIONE DI BIN SALMAN CON TRUMP - E' BASTATO L’IMPEGNO MILITARE DI MACRON E STARMER PER DIMOSTRARE A PUTIN CHE KIEV PUÒ ANCORA FARE MOLTO MALE ALLE FRAGILI DIFESE RUSSE - NON SOLO: CON I CACCIA MIRAGE FRANCESI L'UCRAINA PUÒ ANDARE AVANTI ALTRI SEI-OTTO MESI: UN PERIODO INACCETTABILE PER TRUMP (ALL'INSEDIAMENTO AVEVA PROMESSO DI CHIUDERE LA GUERRA “IN 24 ORE”) – ORA CHE MOSCA SI MOSTRA “SCETTICA” DAVANTI ALLA TREGUA, IL TYCOON E IL SUO SICARIO, JD VANCE, UMILIERANNO PUBBLICAMENTE ANCHE PUTIN, O CONTINUERANNO A CORTEGGIARLO? - LA CINA ASPETTA AL VARCO E GODE PER IL TRACOLLO ECONOMICO AMERICANO: TRUMP MINIMIZZA IL TONFO DI WALL STREET (PERDITE PER 1000 MILIARDI) MA I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI LO HANNO GIÀ SCARICATO…

elly schlein nicola zingaretti donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - CHE FIGURA DI MERDA PER IL PD MALGUIDATO DA ELLY SCHLEIN: A BRUXELLES, TOCCATO IL FONDO, IL PD HA COMINCIATO A SCAVARE FACENDOSI SCAVALLARE ADDIRITTURA DAL PARTITO DI GIORGIA MELONI – SE FDI NON POTEVA NON VOTARE SÌ AL PROGETTO “REARM EUROPE” DELLA VON DER LEYEN, I DEM, CHE ADERISCONO AL PARTITO SOCIALISTA, SI SONO TRASFORMATI IN EURO-TAFAZZI: 10 HANNO VOTATO A FAVORE, 11 SI SONO ASTENUTI (E SOLO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL CAPOGRUPPO ZINGARETTI I FEDELISSIMI DI ELLY, DA TARQUINIO A STRADA, NON HANNO VOTATO CONTRO URSULA) – I FRATELLINI D’ITALIA, INVECE, DOPO AVER INGOIATO IL SI', PER NON FAR INCAZZARE TRUMP, SI SONO ASTENUTI SULLA RISOLUZIONE SULL’UCRAINA. LA SCUSA UFFICIALE? "NON TIENE CONTO" DELL’ACCORDO A RIAD TRA USA E UCRAINA. INVECE GLI EURO-MELONI PRETENDEVANO UN RINGRAZIAMENTO DEL  PARLAMENTO EUROPEO A "KING DONALD" PER IL CESSATE IL FUOCO TRA MOSCA E KIEV (CHE, TRA L'ALTRO, PUTIN NON HA ANCORA ACCETTATO...)

philippe donnet andrea orcel francesco gaetano caltagirone

DAGOREPORT: GENERALI IN VIETNAM - LA BATTAGLIA DEL LEONE NON È SOLO NELLE MANI DI ORCEL (UNCREDIT HA IL 10%), IRROMPE ANCHE ASSOGESTIONI (CHE GESTISCE IL VOTO DEI PICCOLI AZIONISTI) - AL CDA DEL PROSSIMO 24 APRILE, ORCEL POTREBBE SCEGLIERE LA LISTA DI MEDIOBANCA CHE RICANDIDA DONNET (E IN FUTURO AVER VIA LIBERA SU BANCA GENERALI) – ALTRA IPOTESI: ASTENERSI (IRREALE) OPPURE POTREBBE SOSTENERE ASSOGESTIONI CHE INTENDE PRESENTARE UNA LISTA PER TOGLIERE VOTI A MEDIOBANCA, AIUTANDO COSI’ CALTA (E MILLERI) A PROVARE A VINCERE L’ASSEMBLEA - COMUNQUE VADA, SI SPACCHEREBBE IN DUE IL CDA. A QUEL PUNTO, PER DONNET E NAGEL SARÀ UN VIETNAM QUOTIDIANO FINO A QUANDO CALTA & MILLERI PORTERANNO A TERMINE L’OPA DI MPS SU MEDIOBANCA CHE HA IN PANCIA IL 13% DI GENERALI…

ursula von der leyen giorgia meloni elon musk donald trump

DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI FUORI DAI CONFINI NAZIONALI - MELONI PRIMA SI VANTAVA DELL’AMICIZIA CON MUSK E STROPPA E DELLA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON TRUMP, ORA È COSTRETTA A TACERE E A NASCONDERSI PER NON PASSARE COME "AMICA DEL GIAGUARO" AGLI OCCHI DELL'UE. E, OBTORTO COLLO, E' COSTRETTA A LASCIARE A STARMER E MACRON IL RUOLO DI PUNTO DI RIFERIMENTO DELL'EUROPA MENTRE SALVINI VESTE I PANNI DEL PRIMO TRUMPIANO D’ITALIA, L'EQUILIBRISMO ZIGZAGANTE DELLA GIORGIA DEI DUE MONDI VIENE DESTABILIZZATO ANCOR DI PIU' DAL POSIZIONAMENTO ANTI-TRUMP DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO MERZ CHE FA SCOPA COL POLACCO TUSK, E LEI RISCHIA DI RITROVARSI INTRUPPATA CON IL FILO-PUTINIANO ORBAN - IL COLPO AL CERCHIO E ALLA BOTTE DEL CASO STARLINK-EUTELSAT...