migranti dalla tunisia con barboncino

MAZZETTA DI STATO - L’ITALIA DÀ 11 MILIONI ALLA TUNISIA PER FERMARE GLI SBARCHI - MA I SOLDI NON RISOLVERANNO LA SITUAZIONE. PER CAPIRLO BASTA CONSIDERARE QUANTO SPUNTATA SIA L'ARMA DEI RIMPATRI: POSSONO ESSERE RIMANDATI A CASA NON PIÙ DI OTTANTA MIGRANTI A SETTIMANA DIVISI SU ALMENO DUE VOLI CHARTER. UN'OPERAZIONE COSTOSA CHE RICHIEDEREBBE PIÙ DI UN ANNO E MEZZO, SOLO PER RIMPATRIARE I 6.727 TUNISINI ARRIVATI IN ITALIA DAL PRIMO GENNAIO - E CONTE TELEFONA A ERDOGAN PER TENERE SOTTO CONTROLLO I BARCONI DALLA LIBIA…

1 - UNDICI MILIONI A TUNISI PER FRENARE GLI SBARCHI: MISSIONE IMPOSSIBILE

Gian Micalessin per “il Giornale”

 

LUIGI DI MAIO CON MASCHERINA TRICOLORE

Ci sono andati in due e, come se non bastasse, si son portati dietro una coppia di commissari europei pronti a garantire i finanziamenti reclamati da Tunisi per fermare i migranti in partenza e riprendersi quelli rispediti dall'Italia. Ma anche così la trasferta tunisina, affrontata ieri dal ministro dell'Interno Luciana Lamorgese e da quello degli Esteri Luigi Di Maio, resta una missione pressocché impossibile. Il perché è scritto nei numeri mestamente elencati dalla stessa Lamorgese nella rituale conferenza di Ferragosto.

 

Quei numeri evidenziano la devastante Caporetto subita dal governo giallorosso sul fronte della lotta all'immigrazione. I 21.618 arrivi registrati tra l'1 agosto 2019 ed il 31 luglio 2020 (ovvero dall'addio al Viminale di Matteo Salvini ad oggi) sono il 148,7% per cento in più rispetto agli 8.691 migranti accolti tra il 1 agosto 2018 e il 31 luglio 2019 quando agli Interni c'era il leader della Lega. In questo contesto, già disastroso, il dato più devastante si registra proprio sul versante tunisino.

luciana lamorgese ministro dell interno foto di bacco

 

Da lì sono approdati, dal primo gennaio, 8.984 irregolari contro gli 8.746 partiti da una Libia che, fino ad inizio dell'anno, continuava a detenere il record delle partenze. Ad acuire i problemi s' è aggiunta l'inerzia politica di una Lamorgese e di un Di Maio che per sette mesi si sono limitati ad osservare l'evidente spostamento, o raddoppio, delle rotte senza muovere un dito. Solo a fine luglio la responsabile del Viminale s' è decisa a volare a Tunisi per affrontare la questione con il presidente della Repubblica Kais Saied e il capo del governo designato e ministro dell'Interno uscente Hichem Mechichi. Incontri replicati ieri in compagnia del commissario europeo per l'Allargamento e la Politica di vicinato Oliver Varhelyi e a quello per gli Affari interni Ylva Johansson.

 

Durante il vertice la Lamorgese e Di Maio hanno confermato l'impegno ad addestrare le forze tunisine incaricate di bloccare le partenze, garantire la manutenzione delle motovedette e fornire nuovi motori fuoribordo. Il Viminale ha sbloccato a favore della Tunisia 11 milioni per il controllo delle forntiere. I commissari europei si sono invece impegnati a valutare nuove forme di aiuto a Tunisi. Ma i soldi dell'Europa e la collaborazione promessa dai tunisini non risolveranno certo la situazione pregressa.

 

migranti dalla tunisia con barboncino

Per capirlo basta considerare quanto spuntata sia l'arma dei rimpatri garantita, nel caso della Tunisia, da uno dei pochi trattati di riammissione stipulati dall'Italia. In base a quegli accordi possono venir rimandati a casa non più di ottanta migranti a settimana divisi su almeno due voli charter. Un'operazione che - oltre ad essere materialmente costosa - richiederebbe ben 84 settimane, quindi più di un anno e mezzo, soltanto per smaltire i 6.727 tunisini (dati del Viminale) arrivati in Italia dal primo gennaio. E a rendere il tutto più complesso contribuisce la lentezza con cui i consolati tunisini emettono i documenti indispensabili per il rimpatrio.

 

rotta gommone tunisia marsala

Lentezza che si accentua quando un eccesso di rientri genera malcontento e proteste sul fronte interno. Proprio per questo è difficile immaginare che le promesse di aiuti garantite dai commissari Ue, e reiterate ieri al presidente Saied e al premier designato Mechichi, comportino modifiche sostanziali ed immediate. Per capirlo basta guardare cos' è successo dalla trasferta tunisina di fine luglio ad oggi. Allora una Lamorgese decisa a dimostrarsi energica e battagliera non esitò a definire «inaccettabile» il ritmo degli sbarchi. Peccato che da allora ad oggi se ne contino già duemila in più.

 

GIUSEPPE CONTE CON ERDOGAN

2 - MEDITERRANEO, TELEFONATA CONTE-ERDOGAN L'ITALIA CERCA UN ACCORDO CON ANKARA

Francesca Paci per “la Stampa”

 

Hanno parlato quasi un'ora il premier Giuseppe Conte e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan: proprio ieri, mentre il ministro degli esteri Luigi di Maio e la collega dell'interno Luciana Lamorgese erano in Tunisia a discutere di flussi migratori, Palazzo Chigi sondava a tutto campo il nuovo ambizioso protagonista del Mediterraneo allargato, Ankara.

 

gommone libia migranti

Al centro della lunga telefonata tanti temi, il Libano, la Siria, le potenzialità e le sfide del Mare Nostrum, le prospettive di collaborazione bilaterale nel quadro di un miglioramento delle relazioni tra Turchia e UE e, ovviamente, la Libia, dove nulla ormai si muove senza l'avallo di Erdogan, garante della pax sul fronte tripolino quanto Putin lo è su quello di Haftar. L'Italia, riposizionatasi ormai a fianco del Governo di accordo nazionale di Fayez al Sarraj (Gna), cerca un ruolo, cosa che non dispiacerebbe a Tripoli, per differenziare un po' gli sponsor ed emanciparsi minimamente da quello turco, ma che nel nuovo status quo turco-russo non è semplice.

 

corpi migranti in mare libia 4

Ankara, a cui il recente accordo di pace tra Israele e gli sponsor emiratini di Haftar ha ricordato quanto mobile sia l'ordine geopolitico mediterraneo, ha fatto capire in più occasioni da che parte penda il rapporto di forza. Sul piano militare - si mormora che tra le ragioni dello spostamento dell'ospedale italiano fuori Misurata ci sia la volontà turca di non avere nessun altro dentro la base aerea in cui si trovava prima - ma anche sui migranti. L'Italia guarda ai barconi provenienti dalla Tunisia così come a quelli che, seppur oggi in misura ridotta, salpano dalla Libia, con cui c'è tuttora in ballo il controverso Memorandum.

 

GIUSEPPE CONTE ERDOGAN 1

E, riferiscono fonti governative, sarebbe interessata a collaborare con Ankara come fa da tempo l'Europa sul versante orientale e come fanno Tripoli e Malta attraverso la nuova iniziativa trilaterale sul contenimento dei flussi. Erdogan, si apprende, è molto aperto a questo potenziale partenariato che gli consentirebbe di ribadire ulteriormente il proprio ruolo a Tripoli, dove ieri erano in visita per discutere di cooperazione militare il ministro della difesa turco Hulusi Akar e quello qatarino Khaled bin Muhammad al Attiyah.

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