matteo salvini giorgia meloni by vukic

LA "DUCETTA" SI E’ ROTTA LE PALLE DELL’OSSESSIONE DI SALVINI PER IL VIMINALE: “I PROBLEMI SONO GRANDI, NON CI DORMO LA NOTTE, SERVIREBBE SERIETÀ”. MA "IL TRUCE", INCURANTE DELLA DISFATTA ELETTORALE, CONTINUA A CHIEDERE 4 MINISTERI (TRA CUI L’INTERNO) DA AFFIDARE NON A TECNICI D’AREA COME E’ NELLE INTENZIONI DELLA MELONI, MA A POLITICI. E LANCIA LA SFIDA FINALE A DONNA GIORGIA: "ACCETTO UN NO PER IL VIMINALE SOLO DAL COLLE" – IL VIDEO DELLA MELONI SENZA VOCE: “SUI TEMPI DELL’ESECUTIVO, CHIEDETE AL COLLE, NON A ME” – VIDEO

https://video.corriere.it/politica/governo-meloni-sui-tempi-dell-esecutivo-chiedete-colle-non-me/80e5b6f2-441c-11ed-a0de-10925927a2b2

 

 

Emanuele Lauria per la Repubblica

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

Nuove schermaglie sul Viminale: la situazione non si sblocca e genera un duello in punta di fioretto ai vertici del centrodestra. Il consiglio federale chiede a Matteo Salvini di andare al ministero dell'Interno: il leader si dice «pronto ad agire per il meglio». In serata, Giorgia Meloni interpreta questa affermazione come un passo indietro: «Salvini conferma la volontà di offrire le risposte migliori al Paese», dice. Ma la Lega è subito costretta a precisare: «Nessuna rinuncia, Salvini si è limitato a prendere atto della richiesta del partito».

 

SALVINI MELONI

Un giallo che non cambia la sostanza delle cose, il muro contro muro su uno degli incarichi-chiave del nuovo esecutivo. Il "parlamentino" della Lega ha depositato tre richieste sul tavolo di Giorgia Meloni. Una sfida alla presidente in pectore. «Sarà un governo politico», sibila Salvini per stoppare la decisione della leader di Fdi di nominare molti tecnici nel suo esecutivo. Seconda istanza: il Carroccio si porta avanti e, sottolineando la perplessità riguardo ai troppi "esterni", chiede che gli vengano attribuiti almeno 4 ministeri, da affidare tutti a parlamentari. Quali? Interno, Agricoltura, Infrastrutture e Riforme con gli Affari regionali.

 

GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI

Questa proposta, avanzata senza una trattativa preventiva con Meloni, porta con sé, seppur non espressi direttamente, anche i nomi dei possibili titolari: e per il Viminale la Lega punta ancora su Matteo Salvini, il nome della discordia. «Riteniamo Salvini la figura più idonea a ricoprire quell'incarico», dice il capogruppo uscente Riccardo Molinari, uscendo dalla riunione a Montecitorio. Più chiaro di così. Il fatto è che Salvini, e molti dei suoi, non credono affatto che dietro la diffidenza di Giorgia Meloni ci sia il veto del Quirinale. «Riteniamo che il no a Salvini al Viminale sia di Giorgia e non del Capo dello Stato.

 

È una questione politica, la candidata premier magari ha paura che Matteo le faccia ombra», dice un membro del consiglio federale. In realtà, Matteo Salvini ha già recapitato un chiaro messaggio alla candidata premier: «Non posso andare all'Interno? Lo voglio sentire da Mattarella e non da te». Gli altri nomi nell'elenco della destra sono Gian Marco Centinaio per l'Agricoltura, Edoardo Rixi per le Infrastrutture e un mister X per le Riforme. Se Salvini dovesse rinunciare al suo sogno di tornare al ministero dell'Interno, non è da escludere che possa indicare per quel posto un altro nome della Lega (Nicola Molteni).

SALVINI BERLUSCONI MELONI LUPI

 

O chiedere delle compensazioni, come un ruolo di vicepremier, e accomodarsi all'Agricoltura - ministero di provata rendita elettorale - oppure alle Riforme, che è poi la stessa poltrona dove vent' anni fa sedeva Bossi, con l'obiettivo di placare il popolo del Nord in rivolta sull'autonomia. Il governatore Luca Zaia, esponente di primo piano dei malpancisti, ieri ha ribadito che occorre chiedere gli Affari regionali (collegati con le riforme) ma soprattutto ha fatto opera di ostruzione rispetto alle proposte che stavano emergendo: «Io confermerei tutti i ministri uscenti, Erika Stefani, Massimo Garavaglia e Giancarlo Giorgetti». Ma mentre Zaia pronunciava queste parole, Giorgetti scuoteva il capo, enfatizzando una personale riluttanza nel proseguire allo Sviluppo econonico. Troppa fatica, molte grane (le vertenze aziendali), poca soddisfazione in termini di voto.

 

MELONI SALVINI 45

Potrebbe andare al Turismo, che poi sarebbe il quinto ministero chiesto dalla Lega. Certamente, Salvini non pensa per Giorgetti a un posto di rilievo nel governo Meloni. Anche se il pioniere leghista ieri non si è tirato indietro nel benedire l'ascesa di Salvini al Viminale. D'altronde, Giorgetti corre pure per la presidenza della Camera. Ma è in realtà la Lega ha nel mirino la guida di Palazzo Madama. Per Roberto Calderoli, navigante di lungo corso del parlamento: a meno che le acque mosse fra Salvini e Meloni non facciano affondare pure lui.

 

L'IRRITAZIONE DI MELONI "SERVIREBBE PIÙ SOBRIETÀ" PER FDI SOLO TECNICI D'AREA

TOMMASO CIRIACO per la Repubblica

 

Non bastasse Matteo Salvini, a peggiorare l'umore ci si mette anche una fastidiosa bronchite.

Giorgia Meloni, però, non può riposare. Chiusa nel salone del gruppo, che domina la sommità di Montecitorio, la premier in pectore non si ferma un minuto. A metà pomeriggio, osserva il segretario leghista sbracciarsi per il Viminale, cioè per l'unica casella che mai potrà concedergli. Lo ascolta avanzare addirittura una lista di ministri. E non la prende bene.

 

La sgrammaticatura è evidente: non c'è ancora un premier incaricato, mancano i presidenti delle Camere, ma il partner di maggioranza pare quasi sostituirsi al Colle. «I problemi sono grandi, non dormo la notte immaginando soluzioni - è il senso dei ragionamenti della leader - servirebbe serietà».

 

SALVINI BERLUSCONI MELONI LUPI

Per un giorno intero, Meloni e Salvini lavorano a distanza di cento, al massimo centocinquanta metri. Esistono corridoi inaccessibili alla stampa, dunque potrebbero incontrarsi in segreto in qualsiasi momento. Ma cambierebbe pochissimo: la vincitrice delle elezioni si mostra - e si sente - mille chilometri lontana dall'alleato. Mentre si riunisce il "federale" del Carroccio, Meloni sente al telefono Zelensky e Netanyahu.

 

 

Poco prima aveva incontrato il ministro Roberto Cingolani per discutere dell'emergenza energia. Diffonde una nota con cui ricorda San Francesco, cita Sergio Mattarella e la Cei e chiede a tutti di «concorrere, pur nelle differenze, all'interesse nazionale ». Nel frattempo, elabora uno schema di gioco inedito, che punta a mettere all'angolo gli alleati nel rebus per il nuovo esecutivo.

SALVINI MELONI BY OSHO

La squadra è ancora tutta da definire, ma i suoi fedelissimi iniziano ad aver chiaro un punto strategico decisivo: Meloni sceglierà quasi esclusivamente esperti d'area per i ministeri. Pensa che i problemi giganteschi che ha di fronte il Paese non permettano Cencelli o bilancini. Vuole mostrare a tutti che intende costruire un gruppo competente. E lasciare agli alleati l'onere di sponsorizzare nomi improbabili.

 

CASA VIANELLO - BY ANNETTA BAUSETTI

Non si tratta di dar vita a un governo tecnico, ovviamente. L'impronta politica la garantirà la presidente del Consiglio, il confronto con le altre forze di maggioranza, l'ampio ricorso a dirigenti di prima fascia per la guida delle commissioni parlamentari. Significa però che farà di tutto per strappare il sì di alcuni tecnici di prima fascia. Sta facendo di tutto per convincere Fabio Panetta a prendere il Tesoro. Cingolani avrà una delega sull'energia, probabilmente. Tecnici come Gianpiero Massolo o Elisabetta Belloni potrebbero giurare agli Esteri. Guido Crosetto alla Difesa, forse. Carlo Nordio alla Giustizia. Proporrà nomi di questa portata, poi si rivolgerà a Salvini e Berlusconi domandando: intendete davvero insistere su alcuni dei profili circolati negli ultimi giorni? Si farà comunque scudo dei suoi uomini di fiducia.

 

Per Ignazio La Russa immagina il ruolo di Presidente del Senato. Un ruolo di rilievo lo riserverà a Fabio Rampelli. Come sottosegretario alla Presidenza pensa a Giovanbattista Fazzolari. A Raffaele Fitto il ministero per gli Affari europei (una delle poche eccezioni). Giovanni Donzelli resterebbe al partito, mentre Francesco Lollobrigida verrebbe confermato al timone del gruppo di FdI della Camera.

MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI A CERNOBBIO MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI BY VUKIC SALVINI MELONI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA DI VEDERE CHE FINE FARÀ L’ESPOSTO DI CASTAGNA ALLA CONSOB: ORCEL ORA HA DUE STRADE DAVANTI A SÉ – PER FAR SALTARE L'ASSALTO DI UNICREDIT, L'AD DI BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, SPERA NELLA "SENSIBILITA' POLITICA" DEL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, EX MINISTRO IN QUOTA LEGA – IL NERVOSISMO ALLE STELLE DI CASTAGNA PER L’INSODDISFAZIONE DI CALTAGIRONE - LA CONTRARIETA' DI LEGA E PARTE DI FDI ALLA COMPLETA ASSENZA IN MPS - LE DIMISSIONI DEI 5 CONSIGLIERI DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA DAL “MONTE”: FATE LARGO AI NUOVI AZIONISTI, ''CALTARICCONE" E MILLERI/DEL VECCHIO - SE SALTA L'OPERAZIONE BPM-MPS, LA BPER DI CIMBRI (UNIPOL) ALLA FINESTRA DI ROCCA SALIMBENI, MENTRE CALTA E MILLERI SAREBBERO GIA' ALLA RICERCA DI UN'ALTRA BANCA PER LA PRESA DI MEDIOBANCA-GENERALI...

pier silvio marina berlusconi fedele confalonieri

DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA LASCIATO DAL TRAMONTO DI GIANNI LETTA (L'UOMO PER RISOLVERE PROBLEMI POLITICI) E DALL'USCITA DI SCENA DI GINA NIERI, EX MOGLIE DI PAOLO DEL DEBBIO, PUPILLA DI CONFALONIERI, ADDETTA AI RAPPORTI ISTITUZIONALI DI MEDIASET) - FUORI NIERI, IN PANCHINA LETTA, GLI STAFF DEI FIGLI DI SILVIO STANNO FACENDO DI TUTTO PER PRIMEGGIARE. TRA I PIÙ ATTIVI E AMBIZIOSI, SI SEGNALA IL BRACCIO DESTRO DI “PIER DUDI”, NICCOLÒ QUERCI - COME MAI OGNI SETTIMANA CONFALONIERI SI ATTOVAGLIA DA MARTA FASCINA? AH, SAPERLO...