MERANDA SENZA COMPAGNI - È LUI LA GOLA PROFONDA DEL METROPOL: I PM SONO COSTRETTI A SVELARE LA FONTE DELL'AUDIO PER SALVARE L'INDAGINE, MESSA IN CRISI DALLA CASSAZIONE, CHE RITIENE LA REGISTRAZIONE NON UTILIZZABILE COME FONTE DI PROVA MA SOLO COME NOTIZIA DI REATO - GIANLUCA MERANDA, AVVOCATO D'AFFARI ESPULSO DALLA MASSONERIA, CHE RAPPRESENTAVA UNA ''BANCA D'AFFARI ANGLO-TEDESCA''
Luca Fazzo per ''il Giornale''
Adesso ha un nome l' autore della registrazione che ha dato il via all' inchiesta sui presunti fondi russi alla Lega. E il disvelamento della identità finora sconosciuta finisce con l' aprire nuovi e più rilevanti interrogativi. Perché salta fuori che a intercettare tutto di nascosto dagli altri commensali dell' Hotel Metropol sarebbe stato il più misterioso dei tre italiani presenti all' incontro: Gianluca Meranda, avvocato d' affari, già massone, poi espulso dalla Serenissima Gran Loggia d' Italia, che a suo dire a Mosca rappresentava gli interessi di una non meglio identificata «banca d' affari anglo-tedesca».
E quindi diventa inevitabile chiedersi non solo cosa ci facesse l' ex massone a Mosca con Gianluca Savoini, l' ambasciatore di Matteo Salvini in terra di Russia, ma anche perché abbia registrato l' incontro, e soprattutto come e perché dalle sue mani il file sia approdato prima nelle mani di almeno un paio di giornalisti. Interrogativi davanti ai quali ogni dietrologia è possibile.
Il nome di Meranda salta fuori ieri, e non per caso. Sulla squadretta di pm milanesi che indaga per corruzione internazionale in relazione all' incontro del Metropol e alla megafornitura di prodotti petroliferi discussa in quell' occasione si era abbattuta poco prima una rogna consistente.
La Cassazione, chiamata a esaminare il ricorso di Savoini contro il sequestro dei suoi telefoni e del computer, aveva respinto il ricorso, confermando l' esistenza del fumus della corruzione ma mettendo in chiaro un principio: per poter essere utilizzata in un processo, la registrazione dell' incontro deve avere una paternità, non può essere una intercettazione illecita.
E gli unici a poter registrare lecitamente l' incontro erano (anche all' insaputa l' uno dell' altro) i sei presenti: da parte italiana Savoini, Meranda, l' ex bancario Francesco Vannucci; da parte russa Ilya Yakunin, Andrey Kharchenko e un terzo signore non identificato. Dare un nome all' autore per la Procura era dunque indispensabile per impedire che l' inchiesta - che ha come vero obiettivo l' ipotesi di finanziamenti in nero alla Lega - perdesse un pezzo importante.
Ed ecco che il nome salta fuori, rivelato ieri anche se con qualche cautela dall' agenzia Ansa. A registrare tutto sarebbe stato Meranda.
L' inchiesta è salva, ma Meranda si ritrova indicato bruscamente come gola profonda dell' indagine. Perché (a meno che il file non gli sia stato rubato) è stato lui a farlo avere al giornalista dell' Espresso Stefano Vergini, che - come ricostruisce la sentenza della Cassazione - ne ascolta alcuni passaggi per confezionare l' articolo e poi lo consegna ai pm; e copia del file arriva anche al sito americano Buzzfeed che per primo lo mette in rete. Di fatto, è Meranda ad innescare tutto il meccanismo che oggi porta la Procura milanese a dare la caccia ai fondi occulti della Lega. E sarebbe interessante capire se abbia fatto tutto di testa sua.