macron e conte

MES, CHE STRESS - I TEDESCHI ERANO CONVINTI CHE BASTASSE ALLEGGERIRE LE CONDIZIONI DEL FONDO SALVA-STATI PER FARE TUTTI CORNUTI E CONTENTI, MA OLTRE A CONTE-GUALTIERI SI SONO IMPUNTATI PURE MACRON-LE MAIRE, CHIEDENDO UN FONDO COMUNE A LUNGO TERMINE (15-20 ANNI) CHE EMETTA BOND COMUNI PER TUTTI - OGGI ALL'EUROGRUPPO GUALTIERI SARÀ IL MINISTRO NELLA POSIZIONE PIÙ SCOMODA, PERCHÉ…

 

1 - L'ITALIA SI IMPUNTA SUL SALVA STATI CONTE: "STRUMENTO INADEGUATO"

Marco Bresolin per “la Stampa

 

CONTE MERKEL SANCHEZ MACRON

L'Italia e l' Olanda, per ragioni opposte, continuano a puntare i piedi. E dunque non sarà facile per l' Eurogruppo dare il via libera all' utilizzo del salva-Stati (Mes) nel pacchetto di misure anti-crisi da sottoporre al Consiglio europeo. Motivo per cui Charles Michel non ha ancora convocato il summit tra i leader: con ogni probabilità slitterà alla prossima settimana. Un segnale che la distanza da colmare è estremamente ampia. «L' Europa si trova davanti alla più grande prova dalla sua nascita» ha detto ieri Angela Merkel. E sulle soluzioni ancora non ci siamo.

 

Sul tavolo c' è una proposta di compromesso sul Mes che raccoglie il consenso della maggior parte dei ministri dell' Eurozona. Prevede linee di credito (Eccl) fino al 2% del Pil per ogni Paese (circa 36 miliardi per l' Italia) con «condizioni minime», come le ha definite ieri Merkel: per il governo dell' Aja sono troppo leggere, mentre per quell' italiano sono ancora troppo pesanti. In sostanza i Paesi dovranno usare quei prestiti solo per le spese legate all' emergenza, rispettare i vincoli economici imposti dai parametri e dalle raccomandazioni Ue.

 

Ci sarebbe poi da firmare anche un protocollo d' intesa (il «Memorandum») con le condizioni del prestito. Secondo quanto riferito da fonti Ue, il Memorandum sarebbe meno invasivo di quello firmato a suo tempo dalla Grecia (niente Troika), ma comunque diverso da un Paese all' altro, il che potrebbe evidenziare le vulnerabilità italiane.

macron conte

Gli olandesi vogliono imporre chiare condizionalità macro-economiche da far scattare una volta terminata la crisi, con un rigido piano di riforme da rispettare.

 

Se nella posizione olandese c' è anche molta tattica, quella di Roma nasconde un grande problema politico. Ieri il M5S ha mandato un chiaro avvertimento al ministro Roberto Gualtieri. «Il nostro 'no' al Mes è categorico. Il Movimento è pronto a tutto» ha tuonato Alessio Villarosa, sottosegretario al Tesoro. E infatti in serata il premier Conte ha confermato la linea: «Diciamo sì agli Eurobond, ma no al Mes, che è uno strumento totalmente inadeguato».

 

Oggi Gualtieri sarà il ministro nella posizione più scomoda, anche perché il piano per far passare i Coronabond è andato a sbattere contro il muro dei Paesi contrari. E gli spiragli per il fondo proposto da Parigi al momento non hanno nulla di concreto. Il ministro Bruno Le Maire punta a strappare nelle conclusioni dell' Eurogruppo almeno una citazione per questo strumento, anche se nella migliore delle ipotesi sarà molto generica e soltanto come possibile opzione futura ancora tutta da discutere.

 

C' è un generale consenso, invece, sulle altre misure.

Ma anche qui restano dei nodi tecnici da sciogliere. Sia per "Sure", l' iniziativa anti-disoccupazione della Commissione che punta a mobilitare 100 miliardi di euro di prestiti ai governi. Sia per il fondo di garanzia della Banca europea per gli investimenti (fino a 200 miliardi per le imprese). Per raggiungere l' obiettivo, entrambi hanno bisogno di 25 miliardi di euro di garanzie da parte dei governi, il che non è affatto scontato.

giuseppe conte roberto gualtieri mes

 

 

2 - EUROGRUPPO, L'ALTOLÀ DI PARIGI: FONDO COMUNE O NON SI FIRMA

Antonio Pollio Salimbeni per “il Messaggero

 

Una batteria anticrisi completa, che offra anche una prospettiva per l'economia e per la politica europee? O una risposta schiacciata sull'immediato? Questa è la posta della riunione dell'Eurogruppo di oggi alla quale partecipano pure i ministri finanziari non euro.

 

bruno le maire emmanuel macron

La questione è oltremodo semplice: si tratta di decidere se inserire o meno nell'armamentario europeo l'emissione comune di obbligazioni a 15-20 anni per finanziare la ripresa economica con una visione di lungo periodo. Cioè si tratta di fare, sotto emergenza sanitaria ed economica globale, ciò che nella Ue non è mai stato fatto. Condividere il debito, sia pure eccezionalmente e per un obiettivo limitato, sarebbe un salto epocale ed è per questo che i giochi sono tutti aperti. L'esito è altamente incerto.

 

A Berlino si pensava che bastasse aver mollato la presa sulla stretta condizionalità dei prestiti del Meccanismo europeo di stabilità: la parola d'ordine del ministro delle finanze Scholz «niente Troika questa volta» era l'ultimo tabù superato dopo il patto di stabilità con le regole di bilancio nel freezer. Ancora ieri la cancelliera Angela Merkel ha evocato lo spirito della grande e forte Europa, ma si è limitata a ribadire l'impegno a usare il Meccanismo europeo di stabilità (almeno 240 miliardi sui 410 miliardi disponibili) per prestiti a condizioni light e il piano antidisoccupazione appena proposto dalla Commissione (100 miliardi). Di coronabond o simili neppure, l'ombra, nonostante a Berlino vi siano anche altre opinioni.

Klaus Regling

 

Ci sono poi i 200 miliardi della Bei per le imprese e abbiamo i tre «pilastri» dell'azione finanziaria europea (oltre a quella della Bce) sui quali c'è accordo. Sul Mes ci sono le resistenze dell'Italia (fumo negli occhi per il M5S), tuttavia esse dovrebbero cadere se il quarto «pilastro» entrasse con certezza nel menù europeo, indica più di una fonte (non italiana).

 

La riunione di oggi si preannuncia molto difficile. Non è detto che i ministri troveranno un accordo. In ogni caso i 27 leader dovranno occuparsene direttamente in un caso o nell'altro. Il ministro delle finanze francesi Bruno Le Maire ha annunciato che «un accordo sta emergendo sui primi tre livelli della risposta europea ma non è abbastanza, spero si apra la porta a questo strumento per la risposta globale alla crisi ».

 

La Francia indica che non accetterà un pacchetto senza misure a sostegno del rilancio economico: «Non dobbiamo fare l'errore di dieci anni fa, gli stati devono ripartire alla stessa velocità, non possiamo ritrovarci dopo la crisi in situazioni di profonda divergenza tra le economie». È illusorio pensare di avere tempo. Ne ha parlato l'ex premier Romano Prodi ieri: se la risposta non è veloce «la caduta dell'economia sarà cosi forte che i mezzi per contrastarla non basteranno». Inoltre è anche in gioco il ruolo strategico della Ue: «Se l'Europa fosse una forza unita potrebbe ben stampare banconote».

 

LA STRADA

Jens Weidmann e Angela Merkel

La proposta francese deriva da quanto indicato da 9 leader europei (tra cui Conte, Sanchez e Macron) in una lettera alla Ue in cui chiedevano, appunto, uno strumento comune di debito europeo. Le Maire ne ha precisati i contorni: dimensione finanziaria pari al 3% del pil complessivo, circa 420 miliardi di euro; garanzia comune, in solido tra gli Stati ma, per superare le resistenze tedesche e dei nordici, si può ripiegare sulla garanzia nazionale in proporzione al pil (ciascuno stato risponde per propria parte).

 

Il debito sarebbe rimborsato con nuove risorse (viene citata l'Iva). Il fondo «deve finanziare il rilancio dell'economia, gli investimenti, non la spesa corrente, durerebbe 5-10 anni. Non si tratta di decidere adesso gli aspetti tecnici per i quali ci si può dar tempo due-tre mesi, «ma è decisivo faccia fin d'ora parte della risposta europea: è una mutualizzazione del debito futuro con un obiettivo definito, non una mutualizzazione del debito passato». I contributi agli Stati finanzierebbero servizi pubblici di prima necessità (ospedali); filiere industriali minacciate dalla crisi (aeronautica, auto, turismo, trasporto aereo); sviluppo nuove tecnologie per competere con Usa e Cina.

 

Il fronte a favore conta 12-13 Stati: oltre ai 9 della lettera (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda, Slovenia, Lussemburgo, Belgio) già dieci giorni fa avevano espresso orientamento simile Slovacchia e i paesi baltici. Olanda, Austria e Finlandia nettamente contrari. Il governo tedesco è contrario nonostante nel paese ci sia un gran dibattito. Non è secondario che la Bce sia a favore di un coronabond perché ne alleggerirebbe l'esposizione sui mercati. L'ultima indicazione è che Berlino preferirebbe temporeggiare rinviando la decisione sul «quarto pilastro» all'autunno. Il boccone resta indigeribile.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E TUTTO SAREBBE FINITO LÌ. INVECE LA MAL-DESTRA HA PRESO IL SOPRAVVENTO BUTTANDOLA IN CACIARA E METTENDO NEL MIRINO IL PROCURATORE LO VOI, MOLTO LONTANO DALLA SINISTRA DELLE “TOGHE ROSSE” - QUELLO CHE COLPISCE DEL PASTICCIACCIO LIBICO È CHE SIA STATO CUCINATO CON I PIEDI, MALGRADO LA PRESENZA A FIANCO DI GIORGIA MELONI DI UN TRUST DI CERVELLONI COMPOSTO DA UN EX MAGISTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA (CARLO NORDIO), UN PREFETTO A CAPO DEGLI INTERNI (MATTEO PIANTEDOSI) E DI UN ALTRO EX GIUDICE ALFREDO MANTOVANO, SOTTOSEGRETARIO DI STATO - NELL’INCONTRO AL COLLE, LA DUCETTA HA ILLUSTRATO A MATTARELLA (CHE RICOPRE ANCHE LA CARICA DI PRESIDENTE DEL CSM), COSA AVREBBE TUONATO VIA SOCIAL CONTRO LE “TOGHE ROSSE”? OVVIAMENTE NO… - I VOLI DI STATO PER IL TRASPORTO DI AUTORITÀ, LE MISSIONI E GLI INTERVENTI A FAVORE DI PERSONE COINVOLTE IN “SITUAZIONI DI RISCHIO” (DA CECILIA STRADA AD ALMASRI), VENGONO EFFETTUATI DAI FALCOM 900 DELLA CAI, LA COMPAGNIA AERONAUTICA DI PROPRIETÀ DEI SERVIZI SEGRETI, CHE FA BASE A CIAMPINO

romano prodi dario franceschini giuseppe conte elly schlein

DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE REGIONALI 2025 E DELLE POLITICHE DEL 2027? A PARTE FRANCESCHINI, L’HANNO CAPITO TUTTI CHE MARCIANDO DIVISI, PER I PARTITI DELL’OPPOSIZIONE LA SCONFITTA È SICURA - CHIUSA NEL BUNKER DEL NAZARENO CON UNA MANCIATA DI FEDELISSIMI, ELLY SCHLEIN HA GIÀ UN ACCORDO SOTTOBANCO COL M5S DI CONTE PER MARCIARE UNITI ALLE PROSSIME REGIONALI IN TOSCANA, CAMPANIA E PUGLIA E VENETO. UNA VOLTA UNITE LE FORZE, LE PRIME TRE, ACCORDO IN FIERI COL REGNO DI NAPOLI DI DE LUCA, IL SUCCESSO PER L’OPPOSIZIONE È SICURO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027 VINCERÀ L’IDEA DI UN ‘’PARTITO-PLURALE’’ CON ELLY CHE SI ACCORDERÀ CON IL PADRE NOBILE E SAGGIO DELL’ULIVO, ROMANO PRODI, SULLE PRIORITÀ DEL PROGRAMMA (NON SOLO DIRITTI CIVILI E BANDIERE ARCOBALENO), E FARÀ SPAZIO ALL'ANIMA CATTO-DEM DI BONACCINI, GENTILONI, GUERINI, RUFFINI...

fedez chiara ferragni game over matrimonio x

“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL RAPPER, FABRIZIO CORONA, BUTTA BENZINA SUL FUOCO: “RACCONTERÒ LA MOGLIETTINA PERFETTA CHE SEI, QUANTE STRONZATE RACCONTI DA 15 ANNI, I TUOI AFFARI SPORCHI E L'AMORE CHE PERÒ HAI VISSUTO TRADENDOLO COSTANTEMENTE" - L’IRRESISTIBILE SCENEGGIATA, RICCA DI MIRATISSIMI COLPI ALL'INGUINE MESSA IN SCENA DALL’EX DUO FERRAGNEZ, CONFERMA LA PIÙ CLASSICA CONVINZIONE FILOSOFICA-EUCLIDEA: L'IDIOZIA È LA PIÙ GRAZIOSA DISTANZA FRA DUE PERSONE (SALVO POI SCOPRIRE CHE, AL LORO CONFRONTO, I COSIDDETTI MEDIA TRASH SCANDALISTICI SONO INNOCENTI COME TUBI) - AMORALE DELLA FAVA: IL LORO MATRIMONIO CELEBRATO NEL 2018 IN UNA LOCATION DI LUSSO DI NOTO, TRASFORMATO IN LUNA PARK VERSIONE FLOWER POWER, CON RUOTE PANORAMICHE E CONSOLLE DI DEEJAY, ERA UNA PROMESSA DI FUTURO: PAGLIACCIATA ERA, PAGLIACCIATA È STATA - VIDEO

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps

DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA NELLE MANI DI DUE IMPRENDITORI PRIVATI: MILLERI E CALTAGIRONE. ALTRO CHE BANCA LEGHISTA COME CIANCIA SALVINI - ALTRA CERTEZZA: L’OPS SU MEDIOBANCA SARÀ COMPLETATA DOPO L’ASSALTO A GENERALI - SE L’IMMOBILIARISTA CALTARICCONE SOGNA LA CONQUISTA DELLA SECONDA COMPAGNIA EUROPEA CHE GESTISCE 32 MILIARDI DI EURO DI BENI IMMOBILI, ALCUNI EREDI DEL VECCHIO ACCUSANO MILLERI DI ESSERE SUBALTERNO AL DECISIONISMO DI CALTA - SULLA PIAZZA DI MILANO SI VOCIFERA ANCHE DI UNA POSSIBILE DISCESA IN CAMPO DI UN CAVALIERE BIANCO CHE LANCI UN’OPA SU MEDIOBANCA PIÙ RICCA DELL’OPS DI CALTA-MILLERI-LOVAGLIO...