BRUXELLES HA PROVATO IN TUTTI I MODI AD AIUTARE L'ITALIA SUL PNRR. E IN CAMBIO HA RICEVUTO SOLO LAMENTELE – GIÀ DALLO SCORSO AUTUNNO LA COMMISSIONE UE HA DATO LA SUA DISPONIBILITÀ A RISCRIVERE I PROGETTI DEL RECOVERY, MA DA ROMA FINORA NON SONO ARRIVATE INDICAZIONI CONCRETE SU QUALI CAMBIAMENTI ATTUARE. COLPA DELLA SCARSA INTESA FRA UFFICI PUBBLICI (LA SOLITA PIAGA DELLA BUROCRAZIA) E DELLA RESISTENZA DI COMUNI E REGIONI A RINUNCIARE AI FONDI. MA PESANO ANCHE I VELENI NELLA MAGGIORANZA (VEDI SALVINI CONTRO FITTO)
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
giorgia meloni e raffaele fitto
Il governo sembra aver ottenuto a Bruxelles quanto chiedeva, sull’esecuzione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Eppure la scarsa intesa fra uffici pubblici in Italia – oltre che nella maggioranza – rischia di riportare tutto alla casella di partenza. Vista da Bruxelles, la partita della «flessibilità» richiesta da Roma nel dispiegare le risorse appare ogni giorno più difficile da seguire.
Non perché non sia permesso di ridefinire una parte dei progetti. Al contrario: la Commissione Ue da tempo ha segnalato la sua disponibilità a una riscrittura del Piano, ma al momento mancano i segnali concreti dall’Italia su come procedere e questo silenzio inizia a sollevare interrogativi nella capitale Ue.
RAFFAELE FITTO E PAOLO GENTILONI
[…] Dalle prima settimane in carica Raffaele Fitto, il ministro agli Affari europei con delega sul Pnrr, ha dunque fatto sapere ai suoi interlocutori europei che avrebbe voluto rivedere parte del Piano: alcuni progetti dovevano uscire, sostituiti da altri che avrebbero dovuto entrare.
La risposta di Bruxelles, secondo quanto è stato possibile ricostruire, è stata simile a quella poi formalizzata nel Consiglio europeo del 9 febbraio. Recitano le conclusioni di quel vertice: «Le risorse europee esistenti dovrebbero essere dispiegate in maniera più flessibile». Dunque, anche formalmente, l’Italia aveva ciò che voleva.
Il governo potrà spostare alcuni progetti del Pnrr, oggi in ritardo, verso le scadenze più lunghe dei fondi europei tradizionali. Potrà cancellare del tutto altri progetti e inserirne di nuovi, all’interno della dotazione del Recovery da 191,5 miliardi.
raffaele fitto giancarlo giorgetti paolo gentiloni 1
Nei colloqui più informali tuttavia la Commissione europea aveva indicato al governo alcune condizioni per l’esercizio di questa flessibilità. La prima riguardava i tempi: si potevano spostare progetti fuori e all’interno del Piano ma — almeno per il momento — in nessun caso è in discussione la scadenza del 2026 per eseguire la spesa dei 191,5 miliardi.
La seconda invece era soprattutto una richiesta di esercitare la «flessibilità» non all’ingrosso, sulla base di grandi capitoli generici, ma fornendo la maggiore quantità possibile di dettagli e il prima possibile.
[…] Questo sembra essere esattamente quanto, fra Roma e Bruxelles, non è successo. Dopo mesi di discussioni in linea di principio sul Pnrr — a quanto risulta — il confronto di merito sulle misure da far uscire e far entrare non è iniziato. Neanche parziale, neanche sui primi progetti che in teoria avrebbero dovuto essere disponibili.
Non esistono spiegazioni ufficiali sui motivi di questo apparente ritardo nell’apertura del nuovo negoziato. Di sicuro Fitto intende prima presentare al parlamento, fra circa un mese, lo stato di attuazione del Pnrr. Allora si dovrebbe capire cosa non sta funzionando e va tolto, quindi quante risorse si possono finanziare per nuovi progetti.
[…] Ma la stessa carenza di dettagli crea l’impressione, nella Commissione Ue, che lo stesso Fitto non stia ricevendo dalle altre amministrazioni italiane tutti i dettagli necessari a capire quanto dovrebbe uscire dal Pnrr. Presumibilmente, pochi uffici vogliono rischiare di perdere fondi già affidati a loro. […]
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