giovanni tria

UNO SPETTRO S’AGGIRA NEL GOVERNO: E’ IL MINISTRO TRIA - SCONFESSATO DA SALVINI E DI MAIO, RISCHIA DI ESSERE IMMOLATO COME CAPRO ESPIATORIO PER LA TRATTATIVE CON BRUXELLES - IERI HA DISERATO IL VERTICE SULLA MANOVRA CON CONTE E I VICEPREMIER - IL MESSAGGIO DISPERATO DI TRIA ALL’AMICO BRUNETTA: “NON CE LA FACCIO PIÙ, SONO SOTTOPOSTO AD UN AGGUATO DIETRO L'ALTRO”

1 - VERTICE SULLA MANOVRA SENZA TRIA IL MINISTRO SEMPRE PIÙ IN BILICO

Marco Galluzzo e Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”

 

GIOVANNI TRIA VALDIS DOMBROVSKIS

Un fantasma si aggira per Palazzo Chigi. Giovanni Tria arriva in largo anticipo, accompagnato da un mucchio di faldoni, nella sede del consiglio dei Ministri. Lo aspettano al vertice, l' ennesimo sulla manovra. Ma Tria è già lì un paio d' ore prima e si chiude in riunione con il Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco e il capo del governo, Giuseppe Conte.

 

Quando il vertice comincia, di lui non c'è più traccia. Volatilizzato, insieme ai faldoni e alla valigetta. Matteo Salvini e Luigi Di Maio non ne sono affatto dispiaciuti, anzi. E anche il premier Giuseppe Conte è tranquillo: «Di lui non c' era bisogno», fa sapere. Luigi Di Maio conferma: «Tria assente? Si parlava di emendamenti». Come se non si parlasse di economia, di Legge di bilancio, di partite che non si pareggiano e che si rischia di perdere.

 

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria

Il grande freddo, cominciato da qualche settimana, ha raggiunto temperature siberiane. E martedì potrebbe essere il d-day, quando il premier Conte dovrebbe volare a Bruxelles per incontrare il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker.

 

Allora per Tria potrebbe persino prepararsi il momento dell' addio. Sarebbe un gesto clamoroso, in piena manovra, ed è difficile che avvenga. Ma la tentazione di farne un capro espiatorio è forte e i due leader si stanno preparando da tempo a dare a lui la colpa di quel che sta avvenendo.

 

«Per giocare a poker bisogna saper barare - spiega uno dei protagonisti della vicenda - ma lui evidentemente non lo sa fare. Finora ha fatto solo casino, cambiando versione mille volte e calando subito le braghe con Bruxelles». Anche per questo è arrivato il comunicato in cui Conte veniva investito di pieni poteri (si fa per dire) di Salvini e Di Maio. Un modo per esautorare Tria. Che a sua volta si sta facendo delle domande e non fa mistero di sentirsi messo da parte.

 

il ministro giovanni tria (2)

Liberi dal fantasma di Tria, i protagonisti del vertice hanno trovato «la sintesi» su alcune misure. Le novità sono: il taglio delle pensioni d'oro, caro ai 5 Stelle, che sale dal 25 al 40 per cento; sulle pensioni si lavora per abbassare la spesa da 6,7 miliardi a 5. E, visto che la platea di chi chiederà l'assegno si capirà solo più avanti, è pronta una clausola di salvaguardia che andrà a modulare le finestre uscita, allungando il periodo tra quando si matura la misura a quando si percepisce l'assegno da 3 a 4 o 6 mesi. Ma, contemporaneamente, bisognerà tagliare e risparmiare anche sul reddito di cittadinanza.

 

giovanni tria con la moglie maria stella vicini (2)

E su questo, come sugli altri temi cardini della manovra, sulla quale oggi alla Camera si vota la fiducia, l'accordo non c'è ancora, anche se Conte ostenta sicurezza: «Tra noi è facile, ci troviamo sempre d'accordo. È con l'Europa che è un po' più complicato». Il ragioniere Franco, che dovrà tradurre l’intesa tecnicamente, ha proposto alcune soluzioni, ma finora la quadra non è stata trovata.

 

Anche per questo, potrebbe slittare la visita di Conte a Bruxelles, prevista per martedì.

Perché Juncker ha fatto sapere che non vuole intromettersi nelle vicende di un altro Paese e vuole un incontro nel quale sia chiara e condivisa la soluzione proposta. A quel punto si andrà a trattare, in vista della risposta europea che dovrà arrivare il 17 dicembre. Ci sono quindi dieci giorni di tempo per sciogliere tutti i dubbi. E per capire se Tria riuscirà ancora ad avere un ruolo o se è destinato a lasciare il passo a un altro ministro.

 

luigi di maio giovanni tria

2 - SMS DI TRIA A BRUNETTA: “NON CE LA FACCIO PIÙ”

Augusto Minzolini per “il Giornale”

 

La disperazione di Giovanni Tria è tutta in un sms, che somiglia tanto ad un Sos. Spedito ad un esponente dell' opposizione, quel Renato Brunetta, a cui lo lega un'amicizia e una stima ventennale. In quelle parole c'è tutta la delusione e il timore di perdere la reputazione di un accademico che si è trovato a fare il ministro dell'Economia in un governo che sembra un veliero senza capitano.

 

giovanni tria a porta a porta 4

O meglio ce ne sarebbero due, Salvini e Di Maio, solo che uno gira il timone da una parte mentre l'altro dalla parte opposta, per cui la nave rischia di andare dritta sugli scogli. Il senso dell'Sos, parola più parola meno, è di profondo sconforto: «Non ce la faccio più, sono sottoposto ad un agguato dietro l'altro. L'ultimo è stato quello di mandarmi davanti alla commissione parlamentare di ritorno dall'Ecofin. L'unica cosa che mi interessa è salvare il Paese. Quella è la mia luce. Altrimenti, se fosse solo per me, già ora...».

 

Non c'è la parola dimissioni, ma forse è anche peggio. Perché in quello sfogo c'è il disappunto del professore d' economia e l'impotenza del tecnico di fronte alla politica.

Del resto la situazione è paradossale, siamo al caos: per la prima volta nella storia della Repubblica al 7 dicembre il Parlamento si trova a discutere una manovra che è tutta da riscrivere; e quel poco che c' è (mancano ancora le cifre di riferimento per l' estenuante trattativa con Bruxelles) viene prima messo nero su bianco e poi cancellato.

TRIA E MOSCOVICI

 

Basta pensare che ieri il presidente della commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi, cioè quello che dovrebbe essere il regista dell' iter parlamentare della «manovra», dopo che il presidente Roberto Fico gli ha bocciato un emendamento sulle «donazioni» che aveva fatto presentare da un altro parlamentare e che aveva il sapore di un emendamento ad personam, ha lasciato polemicamente Montecitorio e ha preso l'aereo per Milano.

 

I grillini, invece, sono andati su tutte le furie perché dopo la crociata contro il gioco d'azzardo, il governo, con un emendamento, ha allungato di un anno la vita di 175mila slot machine per esigenze di cassa. Per non parlare della vicenda degli eco-disincentivi, cioè l'idea di tassare alla vendita le auto più inquinanti per favorire l' acquisto di quelle più ecologiche. Prima è stato approvato un emendamento in tal senso. Poi Salvini si è opposto, Di Maio ha subito, ma la sottosegretaria grillina al Mef, Laura Castelli, non doma, ha difeso la proposta con la frase di rito: «È nel contratto».

di maio conte salvini tria 1

 

Alla fine, non se ne farà niente, non fosse altro perché aumentare, ad esempio, di 400 euro il costo della Panda, rischia di far saltare lo stabilimento dove viene prodotta, quello di Pomigliano d' Arco.

 

Se accadesse Giggino Di Maio rischierebbe di essere accolto dai fischi e dai «vaffanculo» alla Grillo degli operai davanti alla casa paterna. «Questi scherzano con il fuoco osserva un francofono come il deputato azzurro, Pierantonio Zanettin -: la protesta dei gilet gialli contro Macron è nata per l' aumento del carburante. Se aumenti il costo delle utilitarie, se vieti, come fanno i grillini in alcuni comuni, l'uso delle auto euro4, togli ai pendolari uno strumento di lavoro e ogni valore ad un bene che possiedono. Risultato: la gente si incazza davvero».

 

giovanni tria

Siamo al festival dell' insipienza. La manovra è tutta da scrivere e la parte che è scritta, magari è da cancellare: ieri il governo si è preso ore e ore per riscrivere 17 emendamenti e, quindi, per stravolgere in aula, ciò che era stato approvato in Commissione. «Stiamo votando osserva con una punta di sarcasmo l' ex-ministro dell' Economia, Pier Carlo Padoan tre finanziarie diverse.

 

Ma di fatto la manovra non c'è: è come l'isola di Peter Pan. E questo significa uno sperpero di reputazione e di risorse. In Europa sono stati fatti degli organigrammi che si occupano del debito e l' Italia, isolata com' è, è stata esclusa da ogni incarico. Non capisco dove vogliano arrivare. Se usano l' espediente di ritardare l' applicazione delle norme su reddito di cittadinanza e pensioni, il problema si riproporrebbe in maniera più drammatica l' anno prossimo. A meno che non vogliano andare prima alle elezioni».

giovanni tria ministro dell economia

 

Insomma, Salvini e Di Maio (che ieri hanno avuto un incontro a quattr'occhi), in balia del complesso di Peter Pan stanno giocando. Ma con il fuoco. Ieri lo spread è tornato a 300 e la Borsa è andata giù tre punti e mezzo. Ma ancora non è chiaro se il governo porterà il benedetto numerino, il rapporto deficit/Pil che sta tanto a cuore alla Ue, al 2,2%, al 2 o addirittura sotto. Più passa il tempo e più la posizione del governo, specie dell' anima leghista, diventa elastica, votata al compromesso.

 

Seduto su un divano del Transatlantico di Montecitorio il viceministro allo Sviluppo del Carroccio, Dario Galli, svela l' arcano: «Da noi se l' inverno è mite il Pil aumenta di diversi decimali, se è rigido scende di altrettanti. Se è così è da pazzi fare una guerra di religione sullo 0,1, sui decimali. L'Europa vuole il 2%, l'1,9%? Facciamolo. Tanto quello che conta è il consuntivo e, in questi anni, lì il rapporto deficit/Pil è stato sempre più alto rispetto a quello che era scritto nella legge di bilancio».

TRIA IN LUSSEMBURGO

 

Se questo è il probabile epilogo, c'è da chiedersi perché si è perso tanto tempo, perché il governo si è impegnato in un braccio di ferro con Bruxelles che ha fatto alzare lo spread e creato tensione sui mercati. Galli ha una risposta anche su questo punto: «Ma vi rendete conto quanto consenso ci ha portato questa battaglia contro l' Europa? Abbiamo dato agli italiani un nemico. Voi credete che i leghisti siano scemi, ma non lo sono!».

Insomma, si è perso tempo.

 

TRIA IN LUSSEMBURGO 1

Probabilmente vareremo una manovra molto vicina a quella che il povero Tria aveva proposto un mese fa. Ma se questo sarà l' esito, significa che la Camera in queste settimane ha lavorato a vuoto. «Nel mondo ideale dice il vice di Di Maio al ministero dello Sviluppo, illustrando una filosofia estremamente originale - potrebbero lavorare solo il 5% delle persone e gli altri non far nulla. Spesso bisogna trovare un compito, un lavoro a chi non fa un cavolo. Per cui anche se il Parlamento non combina nulla, lavorando - e con lui i giornali, i mezzi di comunicazione e tutto l' ambaradan che c' è dietro produce Pil». Già, il Pil del nulla.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…