I GIOCHI CON TERRORE AGGIUNTO – MINACCE VIA MAIL A 8 COMITATI OLIMPICI (TRA CUI QUELLO ITALIANO): ‘STATE LONTANI DALLA RUSSIA’ – IL CIO MINIMIZZA, IL PORTAVOCE DI PUTIN: ‘L’OCCIDENTE TENTA DI SCREDITARE I GIOCHI’

1 - SOCHI: MOSCA, OCCIDENTE TENTA SCREDITARE I GIOCHI
(ANSA) - Il Cremlino accusa l'Occidente di "screditare politicamente" i giochi di Sochi. "Penso che l'Occidente o alcuni Paesi, si comportino in una maniera assolutamente spudorata e senza tanti complimenti, tentando di screditare politicamente le nostre Olimpiadi", ha detto Dmitri Peskov, portavoce di Putin, al tabloid Komsomolskaia Pravda.

2. SOCHI EPICENTRO DEL TERRORE
Giulia Zonca per ‘La Stampa'

Siamo alla minaccia porta a porta, Sochi ormai è l'epicentro della paura: attira sospetti terroristi, vedove nere, mitomani, attivisti pronti a destabilizzare l'evento. Ogni giorno c'è un nuovo allarme e il livello di sicurezza non può alzarsi ulteriormente. C'è già l'esercito in strada.

L'ultimo attacco è telematico e secondo gli esperti non fa paura. Ieri diversi comitati olimpici, tra cui quello italiano, hanno ricevuto una e-mail che scoraggia il viaggio a Sochi. Non è chiaro se il messaggio sia sempre lo stesso, di certo il testo è in russo e poi tradotto in un inglese approssimativo, secondo qualcuno volutamente sgrammaticato. Il Coni parla di «minacce», i tedeschi riferiscono che nella lettera si invita la squadra «a stare lontano dalla Russia», gli inglesi sostengono di non averla presa neanche in considerazione («non è attendibile») e gli americani, più cauti, si limitano a ripetere che non si tratta di un rischio concreto «ma va inserito in un contesto molto delicato e valutato con attenzione». Tutti hanno informato le autorità nazionali e il Cio. Tutti hanno aggiunto una tacca al termometro della preoccupazione.

Secondo il comitato olimpico internazionale si tratta di gente che vuole destabilizzare e rendere le Olimpiadi ancora più critiche. I messaggi non arrivano dalla Russia e probabilmente hanno origine in Israele e gli autori si sono già fatti sentire in questi ultimi due anni. Secondo loro «ogni edizione dei Giochi ha i suoi detrattori e spesso succedono cose simili», anche se magari meno elaborate. Stavolta i destinatari erano tanti, almeno otto Stati coinvolti: ormai è chiaro che dietro le parole antipatiche non c'è il rischio di un attacco programmato solo che la spiegazione non consola.

È la prova che ormai Sochi è legata a ogni genere di allerta. Ieri il Dipartimento di Stato americano ha chiesto ulteriore attenzione a chi intende andare in Russia come spettatore e ha suggerito alle famiglie degli atleti di valutare la necessità di esserci. Putin e Obama hanno parlato al telefono della sicurezza, si sono promessi collaborazione però è evidente che già solo la chiamata sottolinei la mancanza di serenità.

Il comitato ungherese, il primo a riferire della e-mail malefica, ha aggiunto che la squadra non è tranquilla. Questa non è proprio l'atmosfera ideale per preparare l'evento più importante della carriera. Gli azzurri sono pronti a un'Olimpiade blindata, ieri il ct dello sci Claudio Ravetto ha confessato lo stato d'animo generale: «Siamo rassegnati a dei Giochi da prigionieri». E le foto segnaletiche appese alle bacheche di Sochi non aiutano a distendere gli animi. Gli identikit delle vedove nere stanno nelle hall degli alberghi, vicino al programma di gare. I Giochi e la paura non fanno che mescolarsi ed è ovvio che in questo contesto le e-mail, anche se declassate a provocazione, rendono tutti più nervosi.

Ieri il primo ministro Medvedev, ospite della Cnn, ha reagito ai sospetti: «Tutte le manifestazioni importanti sono oggetto di minacce, succede pure altrove. Noi possiamo garantire di non aver trascurato nulla». Gli agenti in circolazione saranno 40 mila, il sistema di ingresso nella zona rossa (estesa a dismisura rispetto a qualsiasi altra edizione) è il più sofisticato a disposizione peccato che una delle vedove nere sia già dentro il territorio. E con lei l'ansia che in tanti hanno interesse ad alimentare.

 

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