MONTE DEI GRILLINI DI SIENA – GRILLO: “SE VINCE IL M5S, NAZIONALIZZEREMO IL MONTE, ALTRIMENTI CI SONO I RUSSI E I CALTAGIRONE”….

Jacopo Iacoboni per "La Stampa"

Il buco del Monte dei Paschi è la più grande metafora della sconfitta della sinistra. «Andiamo al ballottaggio e vinciamo», dice Beppe Grillo. Il precedente c'è: Parma.

Eppure, c'è tanta gente ma la piazza stavolta non trabocca. E Grillo la sprona, intuisce che il terreno delle amministrative è più ostico per un voto di opinione come il suo, «siamo a una svolta signori, o uscite da questo ricatto, io lo so che il Monte dà il lavoro, lo so che c'è timore, ma o avete il coraggio di dire basta, o sarete sempre sotto questo piede sporco. Dovete fare una scelta».

Siena, ricorda, è stato «il primo Comune a cinque stelle, qui le cariche erano a rotazione nel '500», il contrario dei sistemi di potere eterni dei post-Pci. «O state con noi, che vogliamo nazionalizzare il Monte per salvarlo, o sennò ci sono i russi, e i Caltagirone». Però «lo sento, c'è omertà, qui, è come in Sicilia, la gente ha paura di dichiararsi, il Monte mantiene 5000 dipendenti...». Mussari? «Ma dai, l'hanno messo lì perché è uno che non sa fare un bonifico...».

Fino a oggi, dove la crisi è esplosa in forma persino metaforica, lì Grillo ha trovato il terreno più favorevole. Così non è un caso che la penultima tappa del suo Tour per le amministrative si celebri proprio nella città rossa per antonomasia, dove fino a qualche tempo fa i figli di Berlinguer (qui i parenti minori) viaggiavano su percentuali superiori al sessanta per cento e dove, alle politiche, il Pd è totalmente franato.

Al Senato ha preso il 36 contro il 47,5 del 2008, col M5S che saliva quasi al venti per cento. E non è che la frana del Pd abbia garantito una tenuta del Pdl, sprofondato pure lui dal 31,8 al 17, quasi dimezzato. Se chiedi alla gente per i Banchi di sopra, qualcuno si spinge addirittura a un «fanno schifo», riferito alle vecchie reti di potere rosso; ci sono tante liste civiche. Dunque, ci prova Grillo.

Lui in pratica trascorre una giornata tutta sull'economia, prima annunciando la commissione d'inchiesta sul Monte, poi «chiederemo un referendum sull'euro tra un anno, ma prima vogliamo fare informazione. È impensabile che all'Italia, che ha inventato il Rinascimento, venga detto "stattene lì nell'angolino con i tuoi duemila miliardi di debito e affoga"». Economia è anche un gesto simbolico abbastanza forte: andare a Mirandola, uno dei comuni emiliani più colpiti dal terremoto, e consegnare al sindaco 420mila euro per la ricostruzione avanzati dalle donazioni non spese nello Tsunami Tour.

Siena è insomma sfida madre. Assieme a Imola. A Siena ieri c'era anche Renzi, all'Università degli stranieri. Certo il Pd, squassato in una lotta di frazioni stile libanese, si è miracolosamente ricompattato: tutte le correnti adesso sostengono Bruno Valentini, un dipendente di medio calibro del Monte contro il quale fino a poco tempo fa era quasi guerra: la parte di Pd che è affondata assieme alla giunta di Franco Ceccuzzi lo combatteva, ma non è che Valentini fosse davvero un renziano stretto. Ora, necessità virtù, Ceccuzzi manda mail per sostenerlo.

E il sindaco di Firenze è venuto a sostenerlo. Grillo non lo nomina mai, Renzi, ma è lui che ha nel mirino quando dice - atteggiando la vocina in falsetto come quando fa la caricatura della verginella - «ci accusano che vogliamo far fuori Berlusconi per legge... ma noi non facciamo nessuna legge, la legge c'è, dal '57! È il Pd colluso, che la ignora. Si parano il culo a vicenda!".

È curioso che ai giardini la Lizza, cosa non frequentissima, perché il Movimento di solito ama poco le bandiere, ci siano diverse bandiere; una di queste, quattrocento metri più in là, è stata anche debordianamente issata su una delle fiancate di Palazzo Salimbeni, la sede del Monte: un po' come quando Armstrong e Yuri Gagarin piantarono la bandiera umana sulla luna. L'impresa, qui, è anche più difficile.

 

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