UN MONTE DI SCAZZI A SIENA! - DOPO LA BANCA, TOCCA AL COMUNE: GLI ISPETTORI DELLE FINANZE SETACCIANO SETTE ANNI DI CONTI COMUNALI, FATTI QUADRARE CON I SOLDI MPS - PROPRIO SUL BILANCIO CADDE L’EX SINDACO DALEMIANO CECCUZZI, APRENDO LA FAIDA DENTRO AL PD - E BERSANI SI DECIDE A MOLLARE IL PARTITO SENESE: “HANNO PECCATO DI LOCALISMO” (LO CHIAMA LOCALISMO!)...

1 - COMUNE DI SIENA: AL SETACCIO 7 ANNI DI GOVERNO PD
Sandro Iacometti per "Libero"


Dalla banca al partito, dal partito alla banca. Ieri anche Pierluigi Bersani ha prudentemente deciso di cambiare il tiro. Dal categorico «il Pd fa il Pd», il segretario ha spiegato che sulla vicenda del Monte Paschi di Siena «il Pd non c'entra nulla, ma il Pd senese, come le istituzioni senesi hanno peccato di localismo». E guarda caso dopo la banca e la Fondazione ieri sono finite nel mirino proprio le istituzioni senesi, controllate da secoli dal Pci-Pds-Ds-Pd. Gli ispettori del ministero dell'Economia sono infatti sbarcati al Comune di Siena per passare al setaccio i bilanci.

Controlli di routine, nessun legame con il caso Mps, continuano adire fonti non meglio precisate di Via XX Settembre. Dal ministero hanno confermato ufficiosamente che si tratta di uomini inviati a Siena dall'Ispettorato generale delle finanze (Igf) della Ragioneria dello Stato, spiegando che i funzionari sono al lavoro già da diversi giorni. Guai, però, a pensar male. «Si tratta», hanno detto dal dicastero guidato da Vittorio Grilli, «di ispezioni ordinarie, ce ne sono a decine sul territorio. Non sono legate agli ultimi avvenimenti».

Gli ispettori, secondo quanto si apprende, stanno esaminando tutti i bilanci dell'amministrazione senese dal 2004 al 2012. In particolare, la stessa fonte ministeriale ha spiegato che gli ispettori starebbero verificando se le azioni messe in atto dalle ultime amministrazioni comunali per l'assestamento dei bilanci del 2009 e 2010 siano state adeguate.
Proprio sul bilancio 2011 nel giugno scorso è caduta la giunta di centrosinistra presieduta dall'ex sindaco del Pd, Franco Ceccuzzi.

Il bilancio, infatti, non fu votato, oltre che dalle opposizioni, anche da otto consiglieri appartenenti al Pd. Una defezione costata cara. I cosiddetti consiglieri ribelli vennero infatti poi espulsi dal partito e nel palazzo comunale arrivò il commissario prefettizio Enrico Laudanna. Siena tornerà alle urne alla fine di maggio e il centrosinistra, manco a dirlo, ha già fatto le primarie vinte dallo stesso Ceccuzzi. I ribelli sono stati radiati con disonore, ma, fortunatamente non zittiti.

«L'ispezione che da settimane si sta svolgendo presso il Comune di Siena, evento senza precedenti per la nostra città, è l'ennesima conferma di quanto fossero fondati gli allarmi che abbiamo lanciato in questi mesi, rimasti inascoltati». Questo il commento dell'associazione di Siena «Confronti», a cui fanno riferimento alcuni dei consiglieri comunali che non votarono il rendiconto 2011 del Comune di Siena, adesso oggetto di ispezione.

«La verità sta finalmente venendo fuori», aggiunge l'associazione, «da mesi veniamo attaccati e insultati, ma è oramai chiaro a tutti che i numeri del bilancio 2011 non tornavano». Quanto ad Mps, l'ispezione in corso smentirebbe la versione data fino ad oggi dal sindaco Ceccuzzi, che motivò le sue dimissioni spiegando che dietro il tradimento degli 8 al bilancio c'era il sostegno del sindaco al nuovo corso di Mps con l'arrivo di Viola e Profumo.

«Altro che nomine», dicono adesso i "traditori", «Ceccuzzi si dimise perché sapeva che il bilancio 2011 non poteva essere votato. Bene hanno fatto gli 8 consiglieri di maggioranza a votare contro e opporsi ad un gravissimo illecito amministrativo. Dopo le conferme che erano già arrivate con le delibere di settembre del commissario straordinario e il provvedimento della Corte dei Conti di novembre, ora anche l'ispezione del ministero delle Finanze dimostra quanto andiamo dicendo da mesi».

Ancora in questi giorni, prosegue l'associazione senese, «abbiamo ascoltato dichiarazioni alle televisioni e ai giornali di esponenti nazionali e locali del Partito democratico pronti a giurare che Ceccuzzi se ne fosse andato per dissidi riguardanti le nomine Mps. Ora torneranno in tv per dire come stanno veramente le cose?».
Ma l'ombra di Mps non riguarda solo Ceccuzzi. Se è vero che gli ispettori stanno passando al setaccio i bilanci dal 2004, ad essere coinvolto è anche l'ex sindaco, Maurizio Cenni.

L'ex sindacalista della Cgil che ha guidato il Comune di Siena per 10 anni (2001-2011) è legato a doppio filo alla banca. E non solo per aver nominato a più riprese gli 8 uomini della Fondazione che devono essere indicati dal Comune. Nel dicembre 2011, infatti, 7 mesi dopo le elezioni al Comune, Cenni (ora uscito anche dal Pd in polemica con l'appoggio del partito a Ceccuzzi) è stato nominato vice direttore generale (con funzioni di vicario) della società di gestione recupero crediti del Monte, banca con sede a Siena, 21 uffici periferici in giro per l'Italia e 6 presidi territoriali, incarico che ricopre tuttora.

Nel frattempo, tanto per aggiungere un po' di carne al fuoco, arrivano altri guai per Giuseppe Mussari, di cui Ceccuzzi, ricordiamo, fu testimone di nozze. Per l'ex presidente di Mps la procura di Siena sta indagando anche per falso in prospetto e manipolazione del mercato. Dalle carte di indagine emerge che Mussai, Vigni e Daniele Pirondini, ex direttore finanziario di Mps, sarebbero accusati in concorso per ostacolo all'esercizio delle funzioni dell'autorità di vigilanza nell'ambito dell'acquisizione di Antonveneta.

2 - BERSANI SCARICA IL PD SENESE: HANNO PECCATO DI LOCALISMO
Marzio Fatucchi per "Il Corriere Fiorentino"


L'ex direttore generale Antonio Vigni sentito dai pm di Siena. Gli ispettori del ministero dell'Economia che setacciano il bilancio del Comune, «scintilla» del siluramento di Franco Ceccuzzi da sindaco. A Siena si scontrano passato e presente. Passato e presente che risuonano nella parole del segretario Pd Bersani ogni volta che parla di Mps. È un mantra, quello di Bersani, sul rapporto tra Mps e Pd, sul ruolo delle istituzioni a guida democrat (Ds e Margherita prima) negli ultimi decenni a Siena. Il problema è stato il «localismo».

Lo ripete da 10 giorni. Martedì sera, a Piazza Pulita, si è spinto oltre: il «limite serio» dell'«eccesso di localismo» si riferisce a tutti: «partiti, Comune, Provincia, Curia, università» cioè «tutto, è stato legato a un meccanismo localistico che ha pensato di interpretare la possibilità di gestire da quel luogo una banca nazionale».

E ieri ha ribadito: «In questa vicenda il Pd non c'entra nulla ma il Pd senese come le istituzioni senesi hanno peccato di localismo». Ma chi l'ha deciso quel 51% di azioni Mps in mano alla Fondazione (e quindi al Comune, alla Provincia, a guida Pd) per tutti questi anni? Vannino Chiti, ex governatore e e big del Pd toscano aveva ammesso: «Avevamo provato» a cambiare ma «abbiamo perso». Il suo, e quello di Bersani, è uno scaricabarile sul Pd senese?

«Non mi sento scaricato» dice Niccolò Guicciardini, segretario Pd di Siena. «Abbiamo deciso di cambiare» rincara la dose l'ex sindaco (ricandidato per il centro sinistra) Franco Ceccuzzi: «Per questo motivo la mia amministrazione è caduta, per aver rinnovato i vertici». Insomma, «Bersani non scarica noi. Perché, oltre al localismo, ha ripetuto che siamo stati noi ad operare il cambiamento. Dice le cose che io ho già detto a maggio 2012, attaccando l'eccesso di autarchia di Mps».

Perché non ha cambiato prima? «Fino a che non sono stato sindaco non sono stato in condizione di farlo». Ma quando ha capito che si doveva cambiare? «Negli anni». Guicciardini, 28 enne, («ero alle elementari quando era sindaco Piccini, che ora critica») può permettersi di dire di «aver fatto autocritica» ma soprattutto attaccare chi ora attacca il Pd: «Gli ex sindaci Piccini e Cenni, che hanno responsabilità dirette» in quella «autarchia», nella scelta di far restare la fondazione dentro al Monte «al 51%» oggi «non sono nel Pd. Qualcosa vorrà pur dire».

Certo, resta il fatto che in Mps e in Fondazione c'è ancora tanto di quel Pd che ora dice di cambiare. Ceccuzzi è convinto: «Il Pd ha detto che ci sono stati tre limiti: la mancanza di un polo aggregante, eccesso di autarchia e la difesa del 51%. E tutti gli altri, dove sono? Il presidente del Consiglio regionale Alberto Monaci (Pd, fratello di Alfredo, ex dirigente Mps, capofila dei ‘‘ribelli'' Pd che hanno portato allo scioglimento del Comune ndr), cosa ha da dire su questa vicenda? Non chiedete solo a noi di fare autocritica».

Ma a Siena non comandava certo Monaci, o comunque non da solo: «Erano gli ex Dc che non volevano scendere sotto il 51%, e il sindacato dei bancari che ha espresso anche sindaci. La colpa degli altri è quella di aver subìto» questa impostazione. Dove gli altri sono quelli, secondo Ceccuzzi, che oggi vogliono cambiare: «E tutte le scelte di Comune e Provincia sono state prese all'unanimità. Per anni», insiste l'ex sindaco. Monaci ride: «Siamo ai tempi di Stalin, si fa autocritica».

Irride: «I ragionamenti di Ceccuzzi e Guicciardini sono troppo difficili per me. Se me li spiega Bersani capisco». Attacca: «C'è chi, da 20 anni e rotti, fa e disfa tutto a Siena, cioè Ceccuzzi». E ribatte: l'ex sindaco «non è stato cacciato, se ne è andato» dal Comune «non per aver cambiato alla banca» ma per il bilancio «e ora vediamo se era legittimo». Forse Monaci già sa che gli ispettori sono da giorni al lavoro sui conti del Comune. «Ispezioni non legate agli ultimi avvenimenti» hanno spiegato dal ministero. Ma controllano i bilanci dal 2004 al 2012. Il passato. E il presente.

 

Massimo Dalema CECCUZZI pier luigi bersani hpa10 giu mussari maurizio cenniANTONIO VIGNI Chiti

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...