MOODY’S BOCCIA L’ITALIA, E LA MANOVRA IN DEFICIT DEL GOVERNO, DECLASSANDO IL RATING SUL DEBITO SOVRANO PORTANDOLO A BAA3, UN GRADINO SOPRA IL LIVELLO “SPAZZATURA” - A FURIA DI ALZARE LA CRESTA, I "POTERI FORTI" RISPONDONO A DOVERE A SALVINI E DI MAIO - LUNEDÌ SI VEDRÀ COME REAGIRANNO GLI INVESTITORI, CHE IERI HANNO DATO UN ASSAGGIO DI NERVOSISMO FACENDO VOLARE LO SPREAD, IN MATTINATA, FINO ALLA QUOTA DI 340 PUNTI - DAI PRESTITI AI MUTUI FINO ALLA SPESA PER INTERESSI, ECCO CHE COSA CAMBIA ADESSO
1 - «TROPPO DEFICIT E CRESCITA DEBOLE»MOODY' S BOCCIA LA MANOVRA
Giuliana Ferraino per il “Corriere della Sera”
Moody’s boccia l' Italia, che paga per l'innalzamento del deficit prospettato nella manovra e l'incapacità del governo di progettare riforme coerenti in uno scenario di crescita in frenata intorno all'1%. L'agenzia americana ha declassato il rating sul debito sovrano dell'Italia a Baa3 da Baa2, appena un gradino sopra il livello «spazzatura», mentre l' outlook diventa stabile.
Lunedì si vedrà come reagiranno gli investitori, che ieri hanno dato un assaggio del nervosismo che agita i mercati, facendo volare lo spread, in mattinata, fino a quota 340 punti, ai massimi dall' aprile 2013. Salvo la retromarcia a fine seduta, dopo l' intervento tranquillizzante del vice premier Matteo Salvini che, escludendo una crisi di governo, ha raffreddato lo spread e azzerato le perdite in Borsa.
Il deterioramento delle finanze pubbliche a causa dell' aumento del deficit nei prossimi anni, rispetto a quanto atteso, farà probabilmente stabilizzare il rapporto tra debito e Pil vicino all' attuale 130% negli anni a venire, invece di cominciare a ridurlo, spiega Moody' s. Inoltre le prospettive di crescita più debole potrebbero fare ulteriormente aumentare il debito dal suo livello già elevato. Ma l' agenzia è anche preoccupata dall' assenza di un' agenda di riforme coerenti per allineare la crescita italiana a quella degli altri Paesi in modo sostenibile.
Finora l' Italia ha beneficiato di un rialzo temporaneo, legato a una politica fiscale espansionistica, ma la crescita ricadrà nel trend abituale di un aumento intorno all' 1%, teme Moody' s. Perfino nel breve termine lo stimolo fiscale offrirà una spinta più limitata di quanto stima il governo.
L'outlook, però, è stabile, perché riflette «la robustezza del credito» dell' Italia, che resta «importante» e che bilancia l'indebolimento della politica fiscale. Tra i punti di forza, Moody' s cita l' alto grado di ricchezza delle famiglie, un cuscinetto contro gli choc futuri, ma anche una fonte sostanziosa per finanziare il governo.
Il downgrade di Moody' s è arrivato in tarda serata, al termine di una giornata convulsa, finita (in apparenza) meno peggio di quanto si temesse, con il differenziale tra Btp decennali e Bund tedeschi tornato, dopo la fiammata della mattina, a quota 315 punti - meno dei 325 punti segnati giovedì - e un rendimento del 3,58%.
A scatenare le vendite sui bond italiani è stato ancora il contenuto della lettera della Commissione Ue, che ha definito la manovra dell' Italia «una violazione delle regole senza precedenti», recapitata a Roma giovedì da Pierre Moscovici. Anche se poi il commissario Ue per gli Affari economici e monetari ieri ha indicato un possibile accordo attraverso «un dialogo costruttivo» con le autorità italiane. Cruciale però sarà la risposta, entro lunedì, da parte del ministro dell' Economia Giovanni Tria.
La fuga degli stranieri dall' Italia ieri è stata certificata ieri dalla Bce: gli investitori esteri hanno venduto circa 17,9 miliardi di euro di titoli italiani (azioni, obbligazioni e titoli di Stato) ad agosto. La Banca d' Italia, nel suo Bollettino economico, dà un dettaglio in più: di quel portafoglio, sono stati venduti titoli di Stato per 17,4 miliardi.
STEFANO BUFFAGNI LUIGI DI MAIO
2 - LA SPIRALE DEI TASSI DEI TITOLI DI STATO E LA MINACCIA ALLA SOLIDITÀ BANCARIA
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
[…] Forse mai nella storia repubblicana il premio al rischio sull' Italia in un solo giorno era salito ai massimi da oltre cinque anni per poi, in poche ore, crollare di ben 40 punti (0,40%) a un rendimento del 3,48% sui titoli a dieci anni. […]
Buffagni, Giorgetti e altri comprendono che questi livelli sul mercato del debito non sono comunque sostenibili a lungo e le conseguenze sulle banche rischiano di diventare molto serie. Uno spread di 300 punti fra i rendimenti dei titoli italiani e tedeschi a dieci anni equivale a un piano inclinato, per molte ragioni. Una è che il sistema del credito nel Paese ha attivi per 3.715 miliardi, in base agli ultimi dati di Banca d' Italia relativi ad agosto, fra cui buoni del Tesoro per 372: poco più di un decimo degli investimenti delle banche è in debito del governo. E poiché all' aumento dei rendimenti dei titoli pubblici corrisponde una caduta del loro valore, l' aritmetica per gli istituti non perdona.
Secondo stime di mercato, ogni cento punti di aumento dello spread si erode di circa 0,4% il patrimonio di Ubi, Monte dei Paschi o Banco-Bpm (mentre per Unicredit e soprattutto Intesa Sanpaolo o Bper l' impatto è minore). Per questo un continuo peggioramento del mercato del debito fra non molto potrebbe obbligare le banche più deboli ad aumenti di capitale per ricostituire il patrimonio eroso al di sotto dei minimi regolamentari.
È proprio qui che rischia di innescarsi una spirale: proprio le condizioni di mercato rendono impossibile agli stessi istituti raccogliere capitali freschi. Di recente solo l' azienda di credito più solida del sistema, Intesa Sanpaolo, è riuscita a collocare un' obbligazione presso gli investitori. Gli istituti oggi vanno avanti sott' acqua, con la bombola a ossigeno dei prestiti a lungo termine della Banca centrale europea, sapendo che tra pochi mesi anche quelli andranno rimborsati.
3 - RATING, COSA SUCCEDE DOPO LA BOCCIATURA?
TAGLI AUTOMATICI AL MERITO DI CREDITO PIÙ COSTOSO FINANZIARSI
Fabrizio Massaro
Il taglio del rating sovrano comporta automaticamente il declassamento del merito di credito delle banche, che non possono godere di un giudizio superiore a quello del Paese. L' effetto immediato si avrà sulle valutazioni di Borsa e poi sul costo per le banche nelle emissioni dei bond per rifinanziarsi: un costo aggiuntivo che poi gli istituti potrebbero dover girare sui clienti sotto forma di maggiori interessi a famiglie e imprese, rallentando la crescita. Inoltre ci sarebbero effetti anche sul patrimonio degli istituti, in quanto si svaluterebbero anche i titoli di Stato in portafoglio. Per quelli più deboli potrebbero essere necessari aumenti di capitale, a condizioni sempre più difficili.
MUTUI DIFFICILI E CARI (MA SOLO QUELLI NUOVI) RISPARMI DEPREZZATI
Giuditta Marvelli
Mutui più cari. E meno «facili» da ottenere. Risparmi investiti in titoli di Stato e in azioni (soprattutto bancarie) deprezzati. Se verremo ritenuti meno affidabili può esserci una stabilizzazione dello spread a livelli elevati.
Che, in futuro, costringerebbe le banche ad alzare un altro spread, quello che compone, insieme ai parametri di mercato, il tasso «chiavi in mano» di prestiti e finanziamenti. Il peggioramento interesserebbe solo i nuovi mutui e non quelli in essere, soprattutto se a tasso fisso.
Per i portafogli, invece, la svalutazione è già in corso. I prezzi del Btp decennale sono scesi del 16% dall' inizio della crisi e la Borsa è in rosso del 13% da gennaio.
BTP A TASSI PIÙ ELEVATI PER ATTRARRE INVESTITORI - SPESA PER INTERESSI SU
Marco Sabella
Con un declassamento del rating sovrano dell' Italia la montagna del debito pubblico crescerà ulteriormente perché le nuove emissioni dovranno pagare interessi più elevati ai sottoscrittori. Gli ultimi dati di Bankitalia indicano un ammontare di debito pari a 2.341 miliardi di euro. Per «servire» queste passività, ovvero per pagare gli interessi su Btp, Bot e Cct lo Stato ha speso nel 2017 oltre 65 miliardi di euro, contro gli 84 miliardi del 2012, anno record dello spread. Visto che declassamento del rating e crescita strutturale dello spread procedono di pari passo nei prossimi mesi crescerà l' onere per interessi. Aumentato a settembre di circa 400 milioni di euro.
DIVENTA PIÙ ONEROSO OTTENERE PRESTITI ED EMETTERE BOND
Sergio Bocconi
Sulle imprese il downgrade ha conseguenze dirette e indirette. In primo luogo ha un impatto sul costo del debito, sia quello bancario, sia che le aziende intendano emettere obbligazioni.
Nel primo caso l' accesso sarà non solo più costoso ma anche più selettivo: gli istituti faranno valutazioni più severe del merito di credito. Nel caso dei bond l' effetto-rating può condurre a ripensamenti sulla scelta di andare sul mercato: oltre agli oneri può salire il rischio di piazzamento.
Già con l' aumento dello spread i bond societari si sono rarefatti. In secondo luogo molte imprese lavorano sui mercati esteri e il voto sul debito nazionale si può riflettere in termini reputazionali.