AL MORBIDO RAJOY, TU RESISTERE NON PUOI - IL GOVERNO SPAGNOLO COMMISSARIA LA CATALOGNA, INDICE NUOVE ELEZIONI E DESTITUISCE PUIGDEMONT. CHE URLA AL ''COLPO DI STATO''. MA IL PRESIDENTE E TUTTI I SUOI MINISTRI RISCHIANO L'ARRESTO CON L'ACCUSA DI 'RIBELLIONE', UNO DI QUEI BEI REATI CONTRO LA COSTITUZIONE CHE PREVEDE FINO A 30 ANNI DI GALERA
ARTICOLO 472 DEL CODICE PENALE SPAGNOLO
Artículo 472.
Son reos del delito de rebelión los que se alzaren violenta y públicamente para cualquiera de los fines siguientes:
(...)
5.º Declarar la independencia de una parte del territorio nacional.
S.Bio. per www.ilsole24ore.com
Il momento delle scelte è arrivato per la Catalogna, e il governo di Madrid non lascia spazio alle istanze Catalane che denunciano il “colpo di stato”. Nel quadro dell'art. 155 il governo spagnolo ha deciso di proporre al senato la destituzione del presidente catalano Carles Puigdemont, del vicepresidente Oriol Junqueras e di tutti i membri del Governo democraticamente eletto dai catalani. Lo ha detto il premier Mariano Rajoy.
Con queste iniziative “non si sospende l'autonomia né l'autogoverno della Catalogna ma si sospendono le persone che hanno messo la Catalogna fuori dalla legge” ha detto il premier spagnolo Mariano Rajoy. Le misure annunciate oggi dal governo di Madrid sono “un colpo di stato contro il popolo della Catalogna” è stata la dura risposta del deputato del Pdecat, il partito del presidente Carles Puigdemont ( che alle 17 di oggi sarà in piazza a Barcellona) Josep Lluis Cleries.
Anche Podemos è “sotto shock” davanti alla “sospensione della democrazia non solo in Catalogna ma anche in Spagna” ha affermato il numero due del partito “viola”Pablo Echenique dopo l'annuncio delle misure decise da Madrid contro la Catalogna. “Caceroladas” di protesta spontanee si sono prodotte in molti comuni della Catalogna mentre le televisioni diffondevano la conferenza stampa nella quale il premier spagnolo Mariano Rajoy ha annunciato le dure misure decise contro il governo di Barcellona, riferisce Catalunya Radio.
Per il governo spagnolo il presidente catalano Carles Puigdemont si è reso responsabile di una “disobbedienza ribelle, sistematica e consapevole” degli obblighi previsti dalla legge e dalla costituzione e ha “gravemente attentato” all'interesse generale dello stato. Lo affermano le motivazioni della richiesta di attivazione dell'articolo 155 della costituzione spagnola.
“Il governo ha dovuto applicare l'articolo 155 della Costituzionale, anche se non era un nostro desiderio” ha poi spiegato il premier Mariano Rajoy al termine del consiglio dei ministri straordinario sulla Catalogna. La mia volontà è di andare a elezioni il prima possibile, non appena sarà ripristinata la normalità istituzionale. Lo vuole la maggioranza, dobbiamo aprire una nuova fase” ha spiegato il premier, parlando al massimo di sei mesi.
La sfida, difficilissima per la Spagna e da spiegare ai catalani, è quella di “raggiungere la normalità, la concordia tra tutti e lavoreremo perché tutti i catalani, a prescindere dalle loro idee, possano tornare a sentirsi uniti e partecipi di un progetto condiviso di futuro, un progetto che da molti secoli si chiama Spagna”.
Le competenze del presidente e dei membri del governo catalano, ha aggiunto Rajoy, saranno assunte da autorità designate da Madrid sotto il controllo dei ministri del governo spagnolo. L'amministrazione catalana, ha precisato, “lavorerà secondo le linee direttrici fissate dagli organi nominati dal governo della nazione”. Le misure decise dal governo spagnolo prevedono anche il divieto per il Parlament catalano di eleggere un sostituto del presidente Carles Puigdemont.
L'assemblea catalana eserciterà solo una “funzione rappresentativa”, non potrà adottare “iniziative contrarie alla costituzione” e Madrid avrà un potere di veto entro 30 giorni sulle sue decisioni. “Questo è un processo unilaterale e contrario alla legge e che ha cercato lo scontro” ha commentato Mariano Rajoy al termine del consiglio dei ministri straordinario sulla Catalogna, parlando del referendum indipendentista.
“La cosa più antidemocratica e impressionante è ciò che è successo il 6 e 7 settembre nel parlamento catalano, un evento senza precedenti: sono stati negati i diritti dell'opposizione e nel giro di un quarto d'ora è stato approvato un progetto di legge”. Nel giro di 15 minuti è stata liquidata la costituzione e lo statuto dell'autonomia catalana”.
E ancora, “il governo spagnolo l'11 ottobre ha presentato una richiesta alla Generalitat di rispondere se era stata dichiarata l'indipendenza. Il governo poteva farlo prima, ma abbiamo deciso di agire con prudenza, responsabilità, cercando di produrre una rettifica, ma questa cosa che non è successa. Qualcuno potrebbe pensare che quello che volevano alcuni era arrivare all'applicazione dell'art. 155” ha aggiunto non senza enfasi il premier spagnolo .
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Poi il segretario socialista Pedro Sanchez, confermando l'appoggio del Psoe al governo del premier Rajoy ha affermato a Cartagena, che il suo partito ha scelto di “difendere la costituzione” e di non “voltare le spalle alla Spagna” prolungando “un'agonia che solo serve a spaccare la società”.
“Gli ultimi dati dell'economia in Catalogna sono preoccupanti. Le sedi sociali delle aziende hanno traslocato, più di mille aziende, le aziende più grandi che danno lavoro, hanno lasciato. C'è stato un disincentivo degli investimenti e un crollo del turismo” ha detto il premier al termine del consiglio dei ministri straordinario. Ricordiamo che gli indipendentisti catalani adombrano da tempo forti pressioni del governo di Madrid sulle imprese con sede a Barcellona perché abbandonino la città.
Intanto si apprende che la procura generale dello stato spagnolo ha già pronto il testo della denuncia per “ribellione” che presenterà contro il President Carles Puigdemont se nei prossimi giorni sarà dichiarata l'indipendenza della Catalogna, riferisce la stampa di Barcellona. Secondo La Vanguardia la denuncia potrebbe essere accompagnata da una richiesta di arresto per il President.
Il codice penale prevede pene fino a 30 anni per questo reato, di cui potrebbero essere accusati anche i ministri catalani.
Sondaggio
Il 68,6% dei catalani è favorevole alla convocazione di elezioni per uscire dall'attuale crisi istituzionale mentre il 66,5% è contro un commissariamento della regione da parte di Madrid con l'attivazione dell'art.155, secondo un sondaggio Gesop pubblicato da El Periodico.
Alla domanda su che cosa dovrebbe fare ora il presidente Carles Puigdemont, il 29,3% risponde chiedendo la proclamazione immediata dell'indipendenza, il 24,8% la rinuncia all'indipendenza e il 36,5% un ritorno alle urne per evitare il commissariamento.