raggi desiree

TUTTI SAPEVANO, NESSUNO HA FATTO NIENTE – LA MORTE DI DESIRÉE HA SVELATO COS’È DIVENTATA ROMA: UNA CITTÀ ABBANDONATA IN BALIA DELLA VIOLENZA – TUTTI CONTRO LA SINDACA, CHE TRABALLA IN VISTA DELLA SENTENZA DEL PROCESSO MARRA, CHE ARRIVERÀ IL 10 NOVEMBRE – DI MAIO LA DIFENDE E CHIEDE “POTERI SPECIALI” CON UN EMENDAMENTO AL DL SICUREZZA, MA SALVINI LO STOPPA

1 –  LA SOLITUDINE DI VIRGINIA: TUTTI CONTRO IL SINDACO NELLA CAPITALE CHE AFFONDA

Francesca Angeli per “il Giornale”

 

DESIREE MARIOTTINI

Piovono pietre sul Campidoglio. La morte crudele di Desirée ha scoperchiato il vaso di Pandora e quello che a dispetto dell' evidenza e del buon senso era negato è diventato incontestabile. Roma è apparsa quale è: sprofondata nel degrado, nell' indifferenza. Una città abbandonata in balia della violenza. E davvero adesso la poltrona del sindaco Virginia Raggi traballa anche in vista della sentenza del processo Marra.

 

Ieri sera il sindaco ha annunciato via Twitter la volontà del Comune di costituirsi parte civile. Certamente nessuno pensa di addebitare soltanto o interamente alla Raggi la responsabilità dell' orribile delitto di via dei Lucani ma a denunciare l' assenza colpevole delle istituzioni e dunque anche del primo cittadino della capitale nello storico quartiere romano sono i cittadini stessi di San Lorenzo che si sentivano abbandonati da tempo, tanto che già in passato, ad esempio durante la cerimonia che ricordava il bombardamento del '43, avevano contestato la Raggi.

virginia raggi sindaca di roma (2)

 

E adesso è la presidente del II Municipio, quello di San Lorenzo appunto, Francesca del Bello, a confessare che sente «sulla propria coscienza» la perdita della vita di questa ragazza ma allo stesso tempo denuncia che da mesi chiedeva interventi per riportare la legalità in quell' area del quartiere.

 

la morte di desiree mariottini via dei lucani

Ci sono verbali, denunce, rapporti dell' Osservatorio sulla sicurezza che parlano di una situazione di totale illegalità che costringe gli abitanti della zona ad una sorta di coprifuoco serale perché quell' area diventa dominio degli spacciatori e dei loro clienti. Un documento che risale al maggio scorso rivolto al Prefetto (e dunque anche al Viminale) chiede l' apertura di un tavolo per «pianificare la bonifica» dell' edificio occupato in via dei Lucani a causa della grave situazione di degrado.

 

FRANCESCA DEL BELLO

Ma allarmi e richieste di aiuto sono rimasti inascoltati, con le forze dell' ordine che lamentano mancanza di uomini e leggi che non permettono di procedere in modo drastico. Tra i primi a mettere sul banco degli imputati la sindaca Raggi anche il ministro dell' Interno, Matteo Salvini che subito dopo la scoperta del delitto aveva commentato: «dalla Raggi mi aspettavo di più, non possono esserci buchi neri in una città come Roma».

 

Anche ieri Salvini è tornato a stigmatizzare le troppe zone franche della capitale. Il vicepremier parla di «un' eredità pesante» costituita da «quasi cento palazzi occupati nel cuore di Roma». Il ministro dell' Interno promette di intervenire subito in modo drastico: «Ho chiesto e ho ottenuto un elenco di priorità di sgombero, quindi finalmente ci sono nomi, cognomi, indirizzi e date: ripristineremo via per via e quartiere per quartiere, col tempo che ci vorrà, la legalità». Salvini stesso aggiunge che certo nessuna di queste iniziative potrà riportare in vita Desirée.

 

OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - MAMADOU GARA UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI

Ma «l' importante è che i vermi che si sono resi colpevoli di questa bestialità paghino in cella fino all' ultimo». Salvini punta il dito contro le attuali «normative su droga e spaccio» che «legano le mani sia alle forze dell' ordine che ai giudici, perché spesso lo stesso spacciatore di San Lorenzo te lo ritrovi sulla stessa via due ore dopo».

 

Il leader del Carroccio quindi pensa ad un giro di vite. Sullo spaccio: «vedremo di avere pene più serie». E anche sulla violenza: «fosse per me castrazione chimica per gli stupratori».

 

Soltanto i Cinquestelle provano a difendere il loro sindaco. Luigi Di Maio chiede di dare alla Raggi «poteri speciali» ma viene messo a tacere da Stefano Pedica del Pd. «Di Maio si aggiorni -dice Pedica- Possibile che gli sia sfuggito che il sindaco della capitale ha competenze specifiche sulla sicurezza?».

 

2 – RAGGI, L' ANSIA DEI CONSIGLIERI: LA SENTENZA NON PUÒ FERMARCI

Stefania Piras per “il Messaggero”

 

matteo salvini e virginia raggi 4

Duemilaventuno. L' orizzonte di fine mandato per i consiglieri capitolini è quello. Non ci pensano a lasciare il lavoro a metà. Neppure in caso di condanna di primo grado della sindaca. La maggioranza fa quadrato attorno alla prima cittadina e non ha preso benissimo la scacco matto della Procura, ovvero la richiesta di ascoltare come teste l' ex capo di gabinetto del Comune, Carla Romana Raineri.

 

LO SCACCO MATTO

salvini depone una rosa per desiree, la 16enne morta a san lorenzo 7

«Ma che mi rappresenta ascoltare una che all' epoca dei fatti nemmeno c' era?», ringhia un consigliere. Un' altra fonte amministrativa vicina alla sindaca dice: «Il reato se c' è è stato commesso quando la Raineri non c' era più da mesi, è come dire a uno se ha visto un incidente passando sulla stessa strada mesi dopo».

 

Ma l' andamento del processo è fondamentale ed è seguito con attenzione scrupolosa dall' avvocato Andrea Ciannavei che tutela il logo M5S per conto di Beppe Grillo. Ieri era in tribunale a seguire l' audizione di Raggi. In caso di condanna infatti il codice etico imporrebbe le dimissioni.

 

VIRGINIA RAGGI E RAFFAELE MARRA

«Ma una condanna non può fermarci, il codice etico è troppo restrittivo, ora stiamo iniziando a divertirci e a raccogliere i frutti della semina», dice Pietro Calabrese che propone di far decadere la prima cittadina solo in presenza di condanna definitiva per reati non colposi e con pene superiori ai 10 mesi, come prevedeva la campagna Parlamento pulito lanciata nel 2007. «Si deve andare avanti», gli fa eco la battagliera Agnese Catini.

 

Anche per Andrea Coia «si deve andare avanti al netto di tutto perché stiamo facendo un lavoro importante». «Speriamo di poter proseguire questa esperienza, sarebbe un peccato dover andare via dopo tutto», dice la consigliera Eleonora Guadagno sfiorando il pancione. Angelo Sturni illustra in aula il documento di programmazione dell' amministrazione: «Sono le linee del M5S», ripete scandendo i progetti del trienno 2019-2021. Perché fin lì vogliono arrivare i consiglieri.

 

VIRGINIA RAGGI E RAFFAELE MARRA

Il capogruppo Giuliano Pacetti scaccia via ogni ipotesi di condanna: «Pensiamo alle cose importanti, non si amministra con i se, e noi vogliamo andare avanti con convinzione». Ecco perché quando a Palazzo Senatorio si materializzano i deputati Francesco Silvestri e Angela Salafia per affrontare il caso Roma, il primo è l' emissario di Luigi Di Maio, la seconda è la capogruppo M5S in commissione Giustizia «arrivata per fare consulenza sull' Anticorruzione» c' è la processione alla buvette del Campidoglio per salutarli. I consiglieri capitolini guardano i parlamentari romani con occhi imploranti: «Non può finire così», anche perché si sentono ancora parte del M5S: «Il decreto sicurezza lo cambiate vero?».

 

IL SIMBOLO

E così tra le tante ipotesi in campo c' è quella di colpire con la sospensione solo la sindaca se non si dimette e non toccare i consiglieri che manterrebbero intatto il simbolo. «Perché colpire chi non c' entra nulla?», ragiona Silvestri che però esclude categoricamente un rimaneggiamento del codice: «Incrociamo tutti le dita perché venga assolta ma il regolamento non ammette deroghe». E il Campidoglio è ormai percorso dai venti uguali e contrari della campagna elettorale.

 

raggi marra frongia romeo

La Lega sui social è già molto attiva e gli account municipali fanno campagna contro Raggi. In caso di condanna però Politi non chiederà un passo indietro. Ieri in segno di pace ha anche ritirato la mozione pro vita. E poi, presto a Roma, in Campidoglio, presenterà il suo Movimento Italia in Comune l' ex M5S Federico Pizzarotti, accompagnato dall' ex assessore Paolo Berdini.

 

3 – SFIDA SUI POTERI A ROMA SALVINI FRENA DI MAIO

Simone Canettieri per “il Messaggero”

 

la morte di desiree mariottini via dei lucani

In casa Lega nessuno lo ha visto, l' emendamento al dl sicurezza che conferirà più poteri a Roma Capitale e dunque a Virginia Raggi. Ad annunciarlo è stato ieri l' altro il vicepremier del M5S Luigi Di Maio. Con queste parole: «Come governo inseriremo un emendamento per iniziare ad ampliare i poteri di Roma Capitale e del suo sindaco per iniziare da subito a governare la città come i sindaci di tutte le capitali europee ed entro fine anno completeremo gli obbiettivi fissati nel contratto di governo».

 

L' altra metà del cielo del governo gialloverde, Matteo Salvini, a questo proposito ieri è stato abbastanza sbrigativo: «Leggerò uno per uno tutti gli emendamenti sperando che ce ne siano di interessanti e accoglibili. Prima li leggo, poi esprimerò un giudizio». Non una frase di più.

 

virginia raggi romeo

Né una bocciatura né una promozione. Non è un mistero che sul decreto sicurezza si stia consumando una tensione tra gli alleati. Con un fronda grillina pronta a non ritirare una serie di emendamenti. Proprio per questo motivo c' è stato un faccia a faccia tra il premier Giuseppe Conte e il senatore M5S Gregorio De, alla guida dell' ala dei dissidenti pentastellati.

 

Non è escluso dunque che Roma rientri in una sorta di trattativa: i grillini si ammorbidiscono sui migranti, i leghisti lasciano passare norme sull' Urbe. Ma meglio restare ai fatti. Sempre ieri la sindaca Raggi non ha commentato nel merito questa vicenda.

 

DI MAIO SALVINI

E in Campidoglio ancora non ne sapevano nulla su «cosa» e «come» inciderà il dl sicurezza nella gestione romana dei mille fronti aperti. Anzi, da quando c' è stato l' annuncio di Di Maio si è registrata se non il gelo una sorta di curiosità generale sul provvedimento.

 

Per quanto riguarda gli sgomberi dei palazzi occupati, la legge Molteni-Salvini già prevede maggiore discrezionalità per i sindaci. Di Maio, a tal proposito, sempre l' altro giorno ha fatto questo esempio: «Se c' è un immobile occupato in pieno centro, il sindaco deve poter intervenire di sua iniziativa per sgomberarlo e ripristinare la legalità».

 

Un' eventualità che è già contenuta nel pacchetto di norme in corso di approvazione dal Senato. C' è poi un altro aspetto, legato per esempio a maggiori poteri di polizia per i vigili urbani. Ragionavano ieri in casa leghista: «Giusto, sacrosanto, è da sempre una nostra battaglia, ma perché a Roma sì e alle altre città metropolitane, come Milano, no?».

 

RENATO MARRA E RAGGI mpa.it

Ieri una delegazione di parlamentari M5S è stata avvistata in Campidoglio: cercavano la sindaca per fare il punto sul provvedimento, ma per via degli impegni della prima cittadina il contatto non c' è stato, o meglio non è stato approfondito. Ecco, perché la prima bozza da Palazzo Chigi verso Palazzo Senatorio è attesa per oggi. E si inizierà a lavorare su questa. In molti nella maggioranza di governo escludono però più fondi per l' amministrazione.

 

SALVINI DI MAIO ALLA FINESTRA DI PALAZZO CHIGI

Si tratterebbe, semmai, di sciogliere alcune norme che al momento legano le mani a chi guida la Capitale d' Italia. «Se ci sono situazioni critiche da gestire non deve chiedere a cento enti l' autorizzazione», è la linea di Di Maio. Di pari passo con questo emendamento c' è - e farte del contratto - la riforma per dare più poteri e risorse a Roma in maniera strutturale.

 

Su questo tema la maggioranza gialloverde si è già espressa nelle settimane scorse approvando alla Camera un emendamento presentato dal deputato M5S Francesco Silvestri. Una serie di buone intenzioni, tra poco però si farà sul serio: serviranno i fatti, già a partire dalla prossima settimana, quando il dl andrà in Senato.

 

 

4 – RAGGI AI GIUDICI: «SONO STATA SOLO IO A SCEGLIERE MARRA»

Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”

VIRGINIA RAGGI DANIELE FRONGIA RAFFAELE MARRA

 

«Nella nomina di suo fratello, Raffaele Marra ebbe un ruolo esclusivamente compilativo. Ho davvero fatto tutto da sola»: sul banco degli imputati Virginia Raggi ripete quello che ha sempre sostenuto. Nega di aver raccontato il falso nella lettera inviata all' Anticorruzione del Campidoglio che le chiedeva chiarimenti sulla scelta di Renato Marra a capo del dipartimento Turismo dove sosteneva appunto di aver agito «in piena autonomia».

 

Nega soprattutto di essere stata informata che proprio Raffaele Marra avesse brigato per la designazione. Ma per smentire che l' allora capo del Personale avesse un ruolo marginale i magistrati dell' accusa sferrano un colpo a sorpresa e chiedono di interrogare in aula Francesca Romana Raineri, il capo di Gabinetto che si dimise insieme all' allora assessore al Bilancio Marcello Minenna proprio per denunciare «lo strapotere di Marra che agisce come sindaco ombra».

 

SALVINI DI MAIO

Richiesta accolta: Raineri sarà sentita il 9 novembre, alla vigilia della sentenza. E in quella sede i pubblici ministeri Paolo Ielo e Francesco dall' Olio cercheranno di dimostrare che in realtà era stato proprio Marra a fare tutto. Del resto in aula è la stessa Raggi - forse non rendendosi conto dell' effetto che le sue parole possono avere - ad ammettere: «Ero stata da tre mesi. Ero più avvocato che sindaco e dunque mi affidavo».

 

Sono state le chat con Raffaele Marra, Salvatore Romeo e Daniele Frongia a svelare l' ira della sindaca dopo aver scoperto «leggendo i giornali» che Renato Marra avrebbe avuto un notevole guadagno e uno scatto di fascia grazie a quella nomina. E in questo modo è stata avvalorata la tesi che la designazione fosse stata fatta proprio dal fratello incurante del conflitto di interessi. E invece in aula Raggi arriva quasi a negare l' evidenza.

 

raffaele marra

«Non avevo guardato il prospetto che riguardava il passaggio di fascia di Marra senior e non ho visto l' email in cui Meloni ringraziava Raffaele Marra per avere suggerito il nome del fratello a capo del Turismo. La posta viene smistata e quel messaggio mi era stato inviato per conoscenza».

 

Parla di Raffaele De Santis - da lei delegato alla gestione del personale - come «uno dei collaboratori di cui mi fidavo». E subito dopo dice: «Non sapevo che Raffaele Marra avesse proposto la candidatura di suo fratello e che ci fosse stata un riunione tra l' assessore Adriano Meloni, il delegato al personale Antonio De Santis e lo stesso Marra, alla vigilia della scadenza dell' interpello».

 

SALVINI DI MAIO BY CARLI

La sindaca appare poco convincente anche quando ricostruisce le modalità per rispondere ai rilievi dell' Anticorruzione. Spiega di non aver svolto verifiche «visto che non sono un pm. E in ogni caso se c' era un' indagine non ne potevo parlare in giro anche se capivo che qualcosa mi era sfuggito». Dice che per rispondere ai rilievi dell' Anac «preparai la lettera ma ci misi due giorni. Buttai giù qualcosa, la diedi alla segreteria, feci correzioni».

 

Conferma però che Marra «era un grande esperto di macchina amministrativa, fu lui a preparare il prospetto per le nomine e si mise al lavoro già in campagna elettorale». Racconta che «ci vedevamo spesso anche con gli altri», ma «dopo gli articoli di giornale di settembre-ottobre che lo dipingevano come l' uomo nero, feci qualche passo indietro. Quando gli articoli cominciarono a farsi più precisi chiesi chiarimenti a Marra. Lui portò dei documenti con i quali si difendeva, ma il seme del dubbio c' era».

RAFFAELE MARRA 1

 

Anche perché - ricorda - «i consiglieri del Movimento mi incalzavano per mandarlo via». Lei ha resistito fino al giorno del suo arresto per corruzione. Poi, pubblicamente, lo ha definito «uno dei tanti dipendenti del Campidoglio».

desiree mariottinidesiree mariottini 5desiree mariottini 6desiree mariottini 8la morte di desiree mariottini via dei lucani

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