LA MOSSA DI GIORGIA MELONI PER SBARAZZARSI DEFINITIVAMENTE DI FABIO RAMPELLI: CANDIDARLO AL CAMPIDOGLIO - L’EX “PADRINO” POLITICO DELLE SORELLE MELONI POTREBBE CANDIDARSI A SINDACO DI ROMA NEL 2027 – ALLE ULTIME COMUNALI GLI PREFERIRONO MICHETTI (MALAMENTE SCONFITTO) E NEL 2023 FRANCESCO ROCCA, COME CANDIDATO PER LA REGIONE LAZIO – LUI CI SCHERZA SU: “SONO COME LA SORA CAMILLA, TUTTI LA VONNO E NESSUNO SE LA PIJA” - PER LA "FIAMMA MAGICA" SAREBBE UN MODO PER MANDARLO DI NUOVO A SBATTERE, VISTO CHE GUALTIERI È STRAFAVORITO PER IL BIS – IL RAMOSCELLO D’ULIVO A RAMPELLI SERVE ANCHE A CONTRASTARE LA “TERZA CORRENTE”, QUELLA DI LOLLOBRIGIDA…
Gianluca Roselli per “il Foglio” - Estratti
Il suo attivismo non è passato inosservato. Da qualche tempo Fabio Rampelli ha ricominciato a volgere lo sguardo verso la sua città. Su dieci suoi comunicati stampa, quasi la metà di questi riguardano le vicende della capitale.
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Ora, come spiega un deputato che conosce bene Fabio Rampelli, “lui un occhio di riguardo per la città l’ha sempre avuto, perché ama la capitale e lo interessa tutto ciò che vi accade”. Ma l’attivismo sui temi capitolini da alcuni è visto come l’inizio di un percorso: iniziare a mettere giù mattoncini in vista di una candidatura nella primavera del 2027 al Campidoglio per il centrodestra.
Attenzione, però, perché qui bisogna andarci con piedi di piombo e guanti di velluto, dato che Rampelli, ogni volta che si è votato a Roma e nel Lazio dal 2013 in avanti, è sempre stato tra i “papabili” senza però mai ricevere l’investitura. Tanto che lui stesso è il primo a scherzarci su. “Ogni volta che si vota si fa il mio nome. Sono sempre il candidato perfetto, ma solo per tre ore. Sono come la sora Camilla, tutti la vonno e nessuno se la pija”, ha detto in più occasioni, con il suo inconfondibile intercalare romanesco.
Sta di fatto che anche nelle ultime occasioni l’ex guru di Colle Oppio ha dovuto ingoiare a malincuore la candidatura alla Pisana di Francesco Rocca, ex presidente della Croce Rossa risultato poi vincente, ma aveva preso malissimo soprattutto quella di Enrico Michetti al Campidoglio, un “signor nessuno” tirato fuori dal cilindro all’ultimo dalle sorelle Meloni, poi asfaltato da Roberto Gualtieri. Ecco, Gualtieri. Al prossimo giro il sindaco si ripresenterà, forte del primo mandato e soprattutto dall’incasso della fine dei cantieri e dello spacchettamento della città, grazie al mix tra Pnrr e Giubileo.
(...) Davvero conviene presentarsi contro di lui? “Se Giorgia vuole sbarazzarsi definitivamente di Rampelli, allora lo candiderà al prossimo giro in Campidoglio...”, è la battuta, cattiva, che gira sull’argomento tra i meloniani a Montecitorio. Perché il rischio di andare a schiantarsi, anche per uno come lui, è alto. “Sarebbe l’ultima polpetta avvelenata che gli rifilano le sorelle Meloni...”, si sussurra. Detto questo, se c’è uno che può battere Gualtieri, questo, secondo molti in Fratelli d’Italia, è proprio Rampelli. L’unico problema è vedere come ci si arriva. Perché innanzitutto occorre l’investitura da parte della premier, niente affatto scontata, visti i precedenti.
(...) Con le sorelle Meloni il rapporto è migliorato da quando, all’ultimo congresso romano nel marzo scorso, Rampelli decide di non andare allo scontro, ritirando il suo candidato, Massimo Milani, in favore del meloniano Claudio Perissa.
Mentre più di recente l’ex capo dei Gabbiani s’è infilato nel vuoto di potere lasciato nel Lazio da Francesco Lollobrigida, suo storico avversario, dopo la rottura con Arianna Meloni. E infatti alla Pisana il rampelliano Fabrizio Ghera è considerato in grande ascesa rispetto a Giancarlo Righini, uomo di “Lollo”.
Ma per il governo nazionale il vicepresidente della Camera ancora non viene considerato. In vista di una probabile successione a Daniela Santanché, per esempio, è circolato il nome di Lucio Malan e non il suo. Ma qualcuno sostiene che l’attivismo rampelliano abbia un obbiettivo più a corto raggio: la votazione di metà mandato sulle presidenze di commissione, dove ad alto rischio è considerato il “suo” Federico Mollicone alla Cultura, e il minirimpasto di sottogoverno, con vacanti i posti prima occupati da Augusta Montaruli, Vittorio Sgarbi e Galeazzo Bignami. Posti che fanno gola a tutti, rampelliani compresi.