
IL MOVIMENTO SENZA CAPI HA TROPPI CAPI - RIVOLTA TRA I GRILLINI PER L'AUTO-CANDIDATURA DI LUIGI DI MAIO. FICO RIBADISCE ''NESSUN LEADER'', CASALEGGIO JR PENSA AL NUOVO SISTEMA INFORMATICO, ''IL CUORE PULSANTE'', GRILLO RIPRENDE LE REDINI E SARÀ A ROMA PER LANCIARE VIRGINIA RAGGI
DAVIDE CASALEGGIO ABBRACCIA LUIGI DI MAIO
Annalisa Cuzzocrea per ''la Repubblica''
È il momento dei posizionamenti e dei messaggi in codice. Il momento in cui Beppe Grillo torna in scena, sarà a Roma per lo spettacolo il 21 aprile e proprio per quel giorno sta organizzando un’iniziativa insieme alla candidata Virginia Raggi. Il momento in cui la Casaleggio Associati - dove Davide è già tornato a lavoro venerdì - ricorda a tutti di essere centrale: la stessa Raggi è convocata a Milano per domani. Gli altri aspiranti sindaco ci torneranno in settimana.
Chi conosce il figlio di Gianroberto Casaleggio dice: «Via Moroni resterà il perno di tutto. Quando Grillo scrive che il sistema operativo Rousseau è il cuore pulsante del Movimento, vuol lanciare proprio questo messaggio: non dobbiamo dimenticarci da dove arriviamo, se anche le decisioni saranno prese più a Roma, com’è normale, il Movimento non potrà mai fare a meno della società che gli ha dato forma e che ha le chiavi della sua gestione. E poi, la fame vien mangiando. Seppure Davide ora non sembra tanto interessato alla politica, bisognerà vedere cosa accadrà da qui in avanti».
Così, benché ufficialmente nessuno rimproveri a Luigi Di Maio le parole che ha scelto di dire al Tg1 («Probabilmente nel 2017 ci saranno le elezioni politiche. Se ci saranno le votazioni, tra i nostri iscritti sceglieremo il candidato premier. E se dovessi essere io, mi prenderò questa responsabilità »), il peso di quella dichiarazione - il sapore di autocandidatura che aveva assunto - è stato considerato eccessivo.
Così, nel tardo pomeriggio di ieri lo stesso vicepresidente della Camera - su Twitter - spiegava: «M5s non avrà mai un leader. Ma si assume la responsabilità di governare con candidato premier scelto dagli iscritti e squadra di governo». E Roberto Fico l’esponente del direttorio più cauto rispetto a cambiamenti e investiture - ripeteva, sempre al Tg1: «Il leader del Movimento è il Movimento stesso».
Su questo, si sofferma anche il senatore Andrea Cioffi: «Che cosa poteva rispondere a quella domanda Luigi? Noi continuiamo a fare il nostro lavoro, mandare a casa questo governo. Il gioco dei media è a spaccare il Movimento, ma non ci riusciranno. Adesso non stiamo decidendo chi è il capo, perché non abbiamo capi. È questa la cosa fica. Quello che è fondamentale è il gruppo, la cosa dominante è l’idea dei 5 stelle. Come hanno sempre detto Beppe e Gianroberto ».
E un altro senatore, Michele Giarrusso: «Abbiamo sempre detto che la scelta sarà fatta dalla rete, dov’è la notizia? Luigi è una persona validissima, uno dei possibili candidati». Quando però gli si chiede se è d’accordo sul fatto che non ci siano caselle vacanti, che non ci sia bisogno di votare per allargare il direttorio, Giarrusso dice, e ripete: «Non glielo so dire in questo momento».
Non è una novità che i senatori si sentano un po’ esclusi dalle scelte, dal momento che il direttorio è composto esclusivamente da deputati e che le nuove responsabilità attribuite con il lancio di Rousseau non sono ancora partite. Barbara Lezzi - una delle senatrici più vicine ai vertici insieme a Nunzia Catalfo - rassicura: «Quel che ha detto Luigi è in linea con lo spirito del Movimento. Non c’è la necessità di votare ora nuovi ruoli, noi lavoriamo tutti insieme». Ma quando le si chiede se lei avrà uno degli incarichi attribuiti con Rousseau, si lascia sfuggire: «Ancora no».
Il tweet di Di Maio va letto infatti come una rassicurazione interna per non provocare altri scossoni o dissidenze: al momento di votare, non sarà scelto solo un candidato, ma una squadra. E il vicepresidente della Camera l’ha detto più volte: «Il nostro sarà un governo politico, gli esecutivi tecnici hanno fatto abbastanza danni». Chi è al suo fianco oggi, potrà avere un posto in squadra domani.
Dice il deputato Girolamo Pisano: «È lapalissiano che il candidato premier sia lui. È l’unico che ha acquisito una visibilità tale da poterselo permettere». L’unico capace? «Non ho detto questo».