grillo casaleggio di maio fico di battista m5s

MOVIMENTO CINQUESTALLE - LA BASE E’ CONTRO I VERTICI, LA MINORANZA VICINA A FICO SCALPITA PER IL “NO” ALL’AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE PER SALVINI - BEPPE GRILLO E’ UNA SCHEGGIA IMPAZZITA E DI MAIO PROMETTE DI INCONTRARLO A PRANZO NEI PROSSIMI GIORNI - ALESSANDRO DI BATTISTA SI È DIMOSTRATO UN BOOMERANG: TROPPI FLOP TV E SCARSO GRADIMENTO NEI SONDAGGI - LUIGINO E' SEMPRE PIU' SOLO...

Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”

 

luigi di maio e alessandro di battista in auto 4

«Chi vota contro il blog è fuori». Luigi Di Maio non usa mezzi termini con i suoi. Riecheggia le parole pronunciate in assemblea da Paola Taverna e inasprisce i toni contro il dissenso, che monta prepotentemente anche nella base: «Non penso avranno il coraggio, ma se qualcuno decidesse di votare per l'autorizzazione a procedere contro Salvini, sarebbe espulso all'istante. Ma ora ripartiamo. Siamo il Movimento che cambia il Paese, ricordiamocelo». Sembra parlare a se stesso Luigi Di Maio, mentre sprona i suoi a ricominciare, per ridare vigore e sostanza all'orgoglio ferito per l’ennesima capitolazione verso l'alleato/antagonista Matteo Salvini.

 

luigi di maio davide casaleggio

Il capo del Movimento è stato costretto a usare il blog per uscire dal vicolo cieco, per rendere corresponsabile il popolo dei militanti della perdita di innocenza. Ma nonostante questo, si sente sempre più solo. E teme che la rivolta cresca, tanto che non è più tabù la parola «scissione». Così indurisce i toni e si prepara a cambiare il Movimento, a trasformarlo in qualcosa di molto simile agli odiati «partiti», con referenti che rispondano direttamente a lui.

 

Un modo anche per uscire dall'isolamento, visto che deve combattere la battaglia su più fronti. A partire da quello interno, dove Beppe Grillo è ormai una scheggia impazzita («nei prossimi giorni pranzo con lui», dice Di Maio), Davide Casaleggio un padre molto ingombrante, e cresce il disagio dei parlamentari vicini a Fico che si salda a quello degli «ortodossi» (Nicola Morra e Alberto Airola, tra gli altri) e alla rivolta delle sindache.

 

BEPPE GRILLO ROBERTO FICO

Non bastasse, il suo asso nella manica per le Europee, Alessandro Di Battista, si è dimostrato un boomerang: troppi eccessi verbali e scarso gradimento nei sondaggi, tanto che dopo l' esibizione non entusiasmante a «DiMartedì» (con tanto di richiesta di applausi al pubblico), l' ex deputato si è eclissato. Contro Di Maio si è schierato il «Fatto Quotidiano», con Marco Travaglio che parla di «suicidio» del Movimento.

 

PAOLA TAVERNA

Di Maio sorride in pubblico ma è irritato. Soprattutto dall' ultima uscita del deputato Luigi Gallo, vicinissimo a Fico: «Non liquiderei così il voto su Salvini. Il 41 per cento degli iscritti al M5S chiede ai vertici un cambio di passo e il ritorno ai nostri principi. Il 41 per cento è un numero enorme». Va oltre, Gallo, riferendosi alle parole di Paola Taverna e alle minacce di Di Maio: «C' è qualcuno che dice che il 41% deve andarsene, qualcun altro vuole etichettarlo come dissidenza. Io so invece che il 41 per cento è pronto a mobilitarsi».

E sul web scoppia la rivolta dei militanti inferociti contro il «tradimento».

 

LUIGI GALLO M5S

Di Maio, come racconta una deputata, ha cercato di sviare l' assemblea post voto, parlando per ben tre volte: «È stata un' assemblea surreale. Si è discusso per ore solo dell' organizzazione e quasi per niente di Rousseau e di Salvini». Con un pugno di fedelissimi Di Maio si è rifugiato alle tre di notte, al ristorante La Base di via Cavour, ritrovo notturno del Movimento, per ricavare ferro e proteine da una gigantesca bistecca argentina.

 

E per pensare a che fare se arrivasse, come pare, una richiesta di autorizzazione per lui stesso e per il premier Conte. Di Maio potrebbe decidere di non rischiare e di non richiamare all' opera i militanti digitali con un nuovo voto su Rousseau, variabile pericolosa. Ma Roberto Fico fa sapere ai suoi: «Se una richiesta di autorizzazione arrivasse a me, io mi farei processare».

 

BEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIO

Problemi imbarazzanti per il leader maximo dei 5 Stelle, che vede accumularsi le sciagure: dopo la sconfitta abruzzese, rischia nel prossimo turno in Sardegna e le Europee promettono male. Per questo Di Maio ha puntato i piedi anche contro Casaleggio. E ha ottenuto una mezza vittoria: non la fine del doppio mandato, come aveva chiesto, ma almeno il radicamento territoriale e l' alleanza con le liste civiche. Poco, ma un appiglio almeno, per provare a uscire dall' angolo.

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