MUCCHETTI LARGHE INTESE: “DI FRONTE ALLA CITTADINA LOMBARDI, MARA CARFAGNA PER TUTTA LA VITA”

Massimo Mucchetti per L'Unità


Riuscirà il Pd a votare la fiducia al governo con Pdl e Scelta Civica senza pagare il prezzo di una scissione a sinistra? Caro direttore, tu me lo chiedi ma al momento una risposta certa non esiste. Molto dipende dalle residue capacità della segreteria uscente, che ha subìto la tripla sconfitta delle politiche, del governo che non ancora non c'è e dell'elezione del Capo dello Stato, e ancor più dipende dagli orientamenti delle diverse correnti di quel rissoso condominio che è il Pd.

Ma anche solo porre una domanda del genere dà la misura della profondità della crisi di un partito che, ancora nel dicembre 2012, era serenamente convinto di riscuotere un'ampia maggioranza relativa dei voti e di risolvere, con il balsamo e i pratici vantaggi della vittoria, i problemi irrisolti della sua identità culturale, prim'ancora che politica. Aver contribuito con poche defezioni alla nomina di Giorgio Napolitano ha evitato al Pd di portare i libri in tribunale, ma il capitale di fiducia resta comunque sotto i minimi. Da giornalista, mi era capitato di incrociare i limiti delle culture politiche del Pd.

E però non sospettavo che la malattia del rappresentante politico dell'area socio-culturale del centrosinistra avesse già raggiunto una tale gravità. In fondo, mi dicevo, l'Italia è il Paese del Trasformismo e della Controriforma, di Guicciardini e non di Machiavelli, per usare i riferimenti gramsciani. Qui i problemi si risolvono per linee esterne e astute carambole, estenuandoli senza affrontarli direttamente come invece accade in altri Paesi dove i maestri sono Cartesio e Lutero. Sbagliavo.

La Quinta Repubblica francese ha cambiato la Costituzione della Quarta. La sedicente Seconda Repubblica italiana è una mera espressione giornalistica. In Germania, la socialdemocrazia ha fatto la sua Bad Godesberg per acquistare titolo a governare. Nel Regno Unito, Tony Blair ha sfidato e vinto le Trade Unions. Da noi, c`è stata la Bolognina. Dopo la caduta del Muro di Berlino. E dal corpo grande della Dc è arrivato un reggimento di ufficiali mentre il grosso dell'esercito si è disperso altrove. Ma nell`età della globalizzazione di troppa furbizia si muore.

Quel che più risulta incomprensibile ai gentili che stanno fuori dal tempio del partito è la distinzione tra ex comunisti ed ex democristiani quando, in politica economica e sociale, entrambi gli ex sono figli di Roosevelt e di Keynes. So bene che la politica è anche altro, i diritti civili, il fine vita, ma, andreottianamente, temo che la distinzione sia dettata soprattutto dall'ansia di conservare. Si usano categorie vecchie, ma soprattutto inservibili per le sfide epocali che abbiamo di fronte.

POLTRONE E CARRIERE
Non avendo fatto i conti con la propria storia, ex comunisti ed ex democristiani hanno accettato l'Europa di Maastricht che si andava costruendo attorno alla Germania. Hanno fatto propria la teoria del vincolo esterno che Guido Carli considerava essenziale, ma per costringerci alla virtù di Quintino Sella, non di Giuseppe Di Vittorio. Il divorzio tra Tesoro e Banca d'Italia, che ha favorito l'esplosione del debito pubblico anziché contrastarla, si è ossificata nei Trattati europei sui quali si fonda la Bce, ma non se ne parla come si dovrebbe: con competenza e libertà di pensiero. Shinzo Abe è oggettivamente più a sinistra della Cgil, ma nel Pd ancora ci si scontra pro e contro Blair.

L'Italia ha bisogno di una destra onestamente liberale e di una sinistra modernamente keynesiana - non importa ex di che cosa, meglio se nuova - che sappia leggere e far di conto, che conosca il mondo per esperienza diretta e non limiti le sue fonti ai giornali e ai blog, che sappia reinterpretare il debito pubblico e il debito privato, la monetizzazione e l`inflazione, le liberalizzazioni e la politica industriale, il Pil folle e quello sostenibile. Il meccanismo delle primarie può andar bene per la scelta dei numeri uno. Temo non funzioni al meglio per i parlamentari, almeno nella sua attuale versione. L'intellettuale collettivo è morto, e la cosa che l'ha sostituito non si sente tanto bene.

Ma tra la rifondazione della cultura e della forma del partito - uso il termine rifondazione facendo i debiti scongiuri - e l'emergenza politica del governo di domani c'è un abisso pericoloso sul quale va gettato un ponte. Prendendo atto della realtà. Oggi la sinistra, comprese le costole strane della lista Ingroia, non arriva a un terzo dell'elettorato. Il Movimento 5 Stelle non è ancora un soggetto di sinistra. Almeno non di una sinistra di governo su scala nazionale.

Lo ha dimostrato dopo il 25 febbraio. In queste condizioni, si fanno compromessi, se possibile onorevoli, come suggerisce Napolitano, per il quale quasi tutti, nel Pd, hanno votato. Grillo ha voluto perdere il treno del cambiamento possibile per eccesso di furbizia e di arroganza. E il Pd, bruciando Romano Prodi in un impeto di follia, gli ha dato una mano. Da alcune settimane, il malcontento verso la politica si indirizza verso il Pd, reo di inconcludenza. Di questo passo, domani, colpirà i 5 Stelle. Pd e M5S hanno finito per tirare la volata a Berlusconi.

Chi, senza avere tessere, vuole ancora bene a quell'idea di libertà eguale che è nel Dna storico della sinistra (di matrice democristiana, socialista, comunista e senza etichette) non può più vendere un prodotto scaduto. Era giusto verificare i grillini. Sarà ancora più giusto continuare a ricercare le convergenze sulle cose da fare ogni volta che si potrà. Tutti noi abbiamo sempre da imparare. Nelle commissioni speciali già accade. Ma oggi nella sintesi di governo, di fronte alla cittadina Lombardi, Mara Carfagna per tutta la vita.

Sulla politica europea e sulle riforme istituzionali, che sono i due fronti più delicati, è ormai emerso con chiarezza un interesse nazionale che può essere perseguito anche con il Pdl, oltre che con Scelta Civica. Non possiamo applaudire Krugman quando critica l'austerità e fischiare se lo fanno Berlusconi e Tremonti. Semmai, vediamo - e se necessario litighiamo pure ma non all'infinito - su come dare subito un po' di soldi alla gente e su come promuovere quella ripresa economica senza la quale non aiuteremo gli ultimi e avremo fallito tutti.

 

Franco Bassanini Massimo Mucchetti Vianello Mucchetti DeBortoli DeBenedetti Bazoli Geronzi Laura Ravetto e Mara Carfagna roberta lombardi in versione signorina rottermeierPROTESTA GRILLINA CONTRO LA RIELEZIONE DI NAPOLITANO ROBERTA LOMBARDI GIORGIO NAPOLITANO Pierluigi Bersani ALFANO E BERSANIPAUL KRUGMANBERLUSCONI-TREMONTI

Ultimi Dagoreport

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…