MULLER A TEMPO ‘’DETERMINATO’’? - MARCO HA GIÀ PREDISPOSTO LE DATE DEL FESTIVAL DI ROMA FINO AL 2018 MA NON HA ANCORA FIRMATO ALCUN CONTRATTO E NON SI TRATTA DI FORMALITÀ - A PARTE I SOLDI: PROPOSTO UN CONTRATTO ‘LIGHT’ (120 MILA CONTRO 180 MILA DI VENEZIA) E POI CI SAREBBE UNA CLAUSOLA PESANTISSIMA ‘POLITICA’: SE DOPO LE ELEZIONI COMUNALI A ROMA DEL 2013 CAMBIA IL VENTO, TUTTI A CASA…

Simona Antonucci per "il Messaggero"

Il contratto di Müller c'è? Sicuramente non si vede. Una traccia ne era comparsa nello scorso consiglio della Fondazione Cinema, venerdì scorso: quando, con tre voti a favore, due contrari e un astenuto, l'ex responsabile della Mostra di Venezia è stato nominato direttore del festival di Roma. Ma più che di un'investitura vera e propria si è trattato di un primo passo verso una firma. Che al momento ancora non c'è.

E che sembra difficile arrivi nel giro di poche ore visto che all'appello mancano colui che dovrebbe impugnare la penna (Müller è volato in estremo oriente, tornerà non prima di venti giorni) e il foglio con le proposte economiche e le condizioni che al momento viaggia dalla scrivania del presidente Ferrari a quella di consulenti legali chiamati informalmente a esprimere pareri.

Il cda del 16 si chiuse con l'indicazione di vincoli economici. E non solo: vennero inoltrate una proposta di compenso di 120.000 euro (lordi e omnicomprensivi) e una richiesta di contratto rinnovabile dopo il primo anno, per dare alla fondazione e al direttore la possibilità di recedere dall'accordo in caso di insoddisfazione reciproca. Una clausola che consentirebbe un agile cambio al vertice, anche nell'ipotesi di cambi a vertici, nella primavera del 2013, ben più sostanziali per la politica della capitale.

E questo potrebbe essere uno dei passaggi più difficili da accettare per il neo direttore che, ancor prima di essere nominato, già scriveva ad Amelio del Torino Filmfest comunicandogli le date della kermesse romana, da oggi ai prossimi sei anni. Difficile e spinoso, quanto il compenso proposto: inferiore a quello percepito da Müller a Venezia che dopo 8 anni di servizio per la Biennale, guadagnava 180.000 euro.

Sta di fatto che all'ordine del giorno del cda convocato per domani mattina, il capitolo contratto Müller al momento non c'è più. Mentre è saltata fuori una bozza di bilancio preconsuntivo, sul buco di un milione e trecentomila euro (cifra che secondo alcuni consiglieri ammonterebbe a più di due milioni) da sanare entro breve.

Intanto, dopo la falsa partenza, tornano ai box Diamara Parodi cui dovrebbe essere affidato il settore marketing e i rapporti istituzionali (e non più la direzione generale per cui era in corsa precedentemente) e Lamberto Mancini in gara per la direzione generale. Il mercato, su cui Müller ha dichiarato di voler puntare, potrebbe rimanere almeno per quest'anno nelle sue mani. E chissà che non potrebbe essere questo il modo di arrotondare il suo contratto.

 

 

GIANNI ALEMANNO MARCO MULLER cinema29 diamara parodi delfinoLamberto Mancini

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