“PEREGO È UN PRESTANOME” - ECCO SPIEGATO IL BONIFICO ‘CELESTE’ DA 1 MLN E 100 MILA € SUL CONTO DEL SUO CONVIVENTE PEREGO DOPO L’ACQUISTO DELLA REGGIA DEI DACCÒ IN SARDEGNA: “PEREGO HA SICURAMENTE FATTO DA PRESTANOME ANCHE PER L’OPERAZIONE DELLA VILLA” (LO STESSO SISTEMA UTILIZZATO PER COPRIRE ALTRI LUSSI?) - DOPO GLI SCANDALI, FORMINCHIONI SARÀ OSPITE AL MEETING DI RIMINI DEI CIELLINI?…

1 - VERSO IL MEETING DI RIMINI POLITICI DI CL NON SUL PALCO?...
Mario Gerevini e Simona Ravizza per il "Corriere della Sera"

Il programma ufficiale sarà presentato mercoledì 6 giugno all'ambasciata italiana della Santa Sede. Fin da ora è certo che il Meeting di Comunione e Liberazione punta ancora una volta in alto: ad aprire la passerella di politici a Rimini è atteso il premier Mario Monti e, a trent'anni dalla storica visita di Giovanni Paolo II, è stato invitato persino Benedetto XVI. Ma per la prima volta dalla nascita del Meeting per l'amicizia fra i popoli - voluto da don Luigi Giussani nel 1980 -, la presenza di politici che provengono dal mondo di Cl è tutt'altro che scontata.

Nessun programma definitivo. Ma il dubbio che i ciellini della politica restino giù dal palco circola con forza. Del resto un'ipotesi simile può essere vista nel solco di quanto va ripetendo da tempo don Julián Carrón, 62 anni, il successore del don Gius: «Non esistono candidati di Cl, non esistono politici di Cl. Questa cosa, prima si chiarisce, meglio è». Così, dopo 68 incontri spalmati in 31 anni, il governatore Roberto Formigoni rischia di assistere alla kermesse da spettatore.

Lui, come gli altri politici ciellini abituati a calcare le scene di Rimini: dal vicepresidente della Camera dei deputati Maurizio Lupi (con i suoi 23 interventi in dieci anni) a Mario Mauro, presidente dei deputati Pdl al Parlamento europeo (tra gli oratori 34 volte in 15 anni). «Noi dobbiamo sempre mantenere quella che don Giussani chiamava "una irrevocabile distanza critica" - ha spiegato lo scorso gennaio al Corriere don Carrón -. Siamo una comunità cristiana e non un partito o una corrente». Insomma: per dare magari un segnale in questa direzione, stavolta Cl ascolterà solo gli altri?

Gli organizzatori sono al lavoro, la scaletta è in via di definizione: l'appuntamento è per la settimana che va dal 19 al 25 agosto. Solo l'anno scorso Formigoni era stato il moderatore del dibattito dal titolo: «I Cristiani in politica». Ma adesso il governatore della Lombardia - al centro di una bufera per vacanze, barche, aerei, ristoranti e ville da migliaia di euro pagate dal faccendiere in carcere Piero Daccò - potrebbe parlare ancora della politica che deve dare un esempio di sobrietà?

E, allora, si può scommettere che nel programma di quest'anno con la lista dei 250 relatori il nome di Formigoni non c'è. Almeno per ora. Del resto, tutti sono in attesa di capire gli sviluppi della vicenda giudiziaria che, oltre a Daccò, vede in carcere un altro storico amico di Formigoni, Antonio Simone: entrambi gestivano relazioni (e fondi neri) per strutture sanitarie private (come il San Raffaele e la Maugeri) alle quali portavano fiumi di denaro grazie alle «entrature che avevano in Regione Lombardia».

Quest'anno, oltre che la prima volta forse senza politici ciellini, sarà certamente la prima volta senza Daccò, abituale frequentatore della kermesse. I pm di Milano, analizzando le carte di credito, hanno scoperto anche pagamenti a ristoranti e alberghi proprio in occasione di Rimini.

«Prenotavo sempre presso il Meridien circa dieci stanze che poi mettevo a disposizione dei miei ospiti - ha ammesso nell'ultimo interrogatorio lo stesso Daccò -. Inoltre organizzavo, durante ogni Meeting, una cena al ristorante Lo Squero alla quale invitavo circa cinquanta persone. Tuttavia spesso tali cene si allargavano anche agli amici dei miei ospiti, per cui vi partecipavano anche 180 persone. Sostenevo spese in ciascuna occasione di circa 18 mila euro». La frase che dà il titolo alla 33ª edizione del Meeting - che ogni anno raccoglie 800 mila persone per 130 incontri - è tratta dal primo capitolo de «Il senso religioso» di don Giussani: «La natura dell'uomo è rapporto con l'infinito».

2 - «VILLA IN SARDEGNA PER ME PEREGO È UN PRESTANOME»
Ferruccio Pinotti per il "Corriere della Sera"

Ha condiviso il triplice voto di castità, povertà e obbedienza con Roberto Formigoni e con Alberto Perego. Ma oggi Bruno Vergani, 55 anni, ex «memor Domini», il corpo scelto di Cl che vive in case comuni condividendo non solo impegno religioso, ma anche finanze e progetti di vita terrena, guarda da fuori gli effetti del caso Daccò: «Ai miei tempi era tutto più tranquillo, non esistevano ville pagate e yacht messi a disposizione. Ma in nuce c'era già tutto, in nome dell'ideale ogni cosa era lecita». Vergani ha lasciato i memores Domini da molti anni, ma ha conosciuto bene Alberto Perego.

Che rapporto c'era tra Perego e Formigoni?
«La loro amicizia crebbe nel tempo. Perego, che all'epoca era ragioniere e non ancora commercialista, lavorava in una società, la Interfield, in cui poi è entrato anche l'avvocato Sciumé (la Interfield ancora oggi è una società che vanta nel suo sito, tra i clienti, la Compagnia delle Opere e che reca come partner lo Studio Sciumé e associati, ndr). Nel tempo il rapporto tra Formigoni e Perego è diventato molto forte e l'inchiesta lo sta dimostrando».

Come ricorda Perego?
«Il classico ragioniere brianzolo; bravo, ma di basso profilo spirituale».

Era il braccio destro di Formigoni?
«Sì. Perego era il suo contabile, quello che gli teneva i conti».

È possibile che Formigoni, data l'amicizia, abbia intestato a lui beni o attività?
«Sì, può essere benissimo, perché (tra i memores Domini, ndr), si era una cosa sola, all'interno».

La confidenza e la fiducia erano tali anche da permettere operazioni di questo tipo, societarie o finanziarie?
«La fiducia era assoluta. Perego ha sicuramente fatto da prestanome anche per l'operazione della villa in Sardegna comprata a buon prezzo».

Ma la solidarietà e la vicinanza tra memores Domini può essere così intima da arrivare a questo punto?
«I memores sono come un corpo solo, in cui io sono la mano destra e tu quella sinistra; tu il piede e io la testa, ma apparteniamo allo stesso organismo. Quindi l'identità è totale».

Questo vale anche per la fondazione svizzera dei memores, retta da un testamento in cui se uno muore i soldi vanno all'altro e così via?
«Sì, è così. L'unità tra memores anche ai miei tempi era totale, la chiamavano il corpo mistico. Allora il surplus delle casse per le spese correnti andava al direttivo per comprare altre case, ora siamo ai voli, agli yacht, alle ville in Sardegna... Vedendo un altro memor Domini, il maestro elementare Alberto Villa, che andava anche lui alle Antille, sono rimasto stupefatto. Anche lui è stato condannato in primo grado, perché ha detto balle al magistrato. Si è fatto tirare dentro al grande gioco».

Possibile che ci siano state queste leggerezze da parte di un politico avveduto come il governatore lombardo?
«Anche ai miei tempi era prassi comune che mi dicessero: guarda Bruno, abbiamo costituito una cooperativa ma manca il numero legale, devono essere in 12, vieni e metti la firma; io lo facevo subito, manco chiedevo per cosa fosse. Quelli tra memores erano vincoli molto più stretti di quelli familiari».

Su questo tipo di operazioni vigeva la riservatezza verso l'esterno?
«Sì, assoluta».

 

 

ROBERTO FORMIGONI DON LUIGI GIUSSANI IN PIAZZA SAN PIETRO A ROMA jpegJullian Carron - Foto Pizzimonti mario ANTONIO SIMONE EX ASSESSORE REGIONALE LOMBARDO ALLA SANITAALBERTO PEREGO jpegROBERTO FORMIGONI - LA VILLA ACQUISTATA IN SARDEGNA

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