di maio conte zingaretti

NARNI ALLA GRIGLIA - PERCHÉ CONTE SI È PRESENTATO SUL PALCO A CHIUDERE LA CAMPAGNA IN UMBRIA, DOPO AVER DETTO CHE CONTA MENO DELLA PROVINCIA DI LECCE? TEME I CONTRACCOLPI A ROMA E NON HA TORTO. SE DOMANI SALVINI E CO. VINCESSERO PER PIÙ DI 10 PUNTI, L'ALLEANZA M5S-PD SAREBBE A RISCHIO PER LE PROSSIME ELEZIONI. INTORNO AI 4-5 INVECE SI ANDRÀ AVANTI

 

1. IL BATTESIMO DELL'ALLEANZA DI CENTROSINISTRA I LEADER IN UMBRIA PER FERMARE LA DESTRA

Fabio Martini per ''la Stampa''

 

roberto speranza nicola zingaretti vincenzo bianconi luigi di maio giuseppe conte

Eccoli. Uno dopo l' altro, finalmente sono allineati tutti e cinque sotto le volte di San Domenico - una chiesa medievale sconsacrata che allude a fedi lontane - eccoli pronti per farsi riprendere nella foto che, una volta scattata, diventerà virale: da destra verso sinistra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (sorride ma non troppo); il capo dei Cinque stelle Luigi Di Maio (sorride pure lui ma ancor più timidamente); il candidato-governatore Pd-M5S alla Regione Umbria Vincenzo Bianconi (lui ride soddisfatto), il segretario del Pd Nicola Zingaretti (risata piena) e infine il capofila di Leu e ministro della Salute Roberto Speranza, che lascia trasparire un' espressione soddisfatta.

 

La foto e le immagini irradiate dalle tv e dai video nei siti rilanciano un messaggio chiaro: siamo tutti qui, convinti nel sostenere il candidato di tutta la coalizione governativa.

 

Ma foto e sequenze video non esauriscono il senso e le sensazioni di una mattinata che potrebbe essere ricordata a lungo. Anzitutto per quella foto che allude ad un' alleanza che si immagina e si spera duratura. Ma che per qualche verso rimanda alla famosa foto di Vasto del 2011: Bersani, Vendola e Di Pietro sorridenti e festanti.

Allora non andò benissimo.

roberto speranza nicola zingaretti luigi di maio giuseppe conte 4

 

E invece benissimo è andata a Giuseppe Conte. Di Maio, Zingaretti e Speranza erano arrivati nel centro di Narni prima del presidente del Consiglio. Uno alla volta e a distanza di qualche minuto tra loro, hanno attraversato il Corso, una sorta di passerella tra due ali di folla. Per Di Maio e Zingaretti simpatia, qualche timido applauso. Ma quando è arrivato Conte ed è sceso dall' auto blu, si è alzato un battimani spontaneo e collettivo. E lui - col più scuro dei suoi abiti sartoriali - si è letteralmente lanciato verso la folla dietro le transenne. E ha dispensato battute da "piacione". Ad un signore che stava addentando un panino, ha detto: «Accidenti che sfilatino! Quasi quasi».

 

Quasi quasi se lo mangia? Difficile crederlo. Ad un certo punto dietro una grata Conte sbircia una decina di studentesse del liceo che fanno "ciao ciao" con la mano e lui, quasi seminando la scorta, fa uno scatto, va sotto la finestra e «mi raccomando studiate, che magari diventate presidente del Consiglio». Ma non c' è solo Conte. Da Roma sono arrivati tutti per aiutare il candidato-Governatore. Ma per capire il senso della giornata, occorre fare un passo indietro: prima di decidersi a mettersi in posa in chiesa, i quattro azionisti della maggioranza per diversi giorni avevano tergiversato, avevano pesato pro e contro, incerti se associare o no la propria immagine ad una possibile sconfitta domenica sera.

di maio conte

 

Ma alla fine si erano decisi a metterci la faccia, sia pure con una trattativa estenuata, tra chi (Conte) avrebbe preferito parlare di Finanziaria e chi fare una conferenza stampa.

Ma resta la domanda: sono arrivati a Narni perché davvero credono ancora di farcela, tenendo la Regione, "rossa" da 49 anni, ma predestinata a diventare di centrodestra? La risposta è venuta dal tono soft e minimalista dei quattro comizi.

Nessuno si è sbilanciato.

 

Per Zingaretti «è impensabile non essere uniti». Di Maio ha evocato una soluzione enigmatica: «Non è semplicemente un' alternativa, è una terza via». Conte: «C' è in atto un esperimento interessante. È una sfida che richiede tempo».

 

E così il tono soft dei comizi di tutti e quattro alla fine suggerisce la risposta sul perché i quattro azionisti del governo si siano spinti sin qui: provare a "ridurre il danno"». Perdere in Umbria con 10-15 punti di distacco significherebbe compromettere la prospettiva di un' alleanza politica strategica ma se lo spread fosse di 4-5 punti, nulla sarebbe pregiudicato.

giuseppe conte luigi di maio vincenzo bianconi nicola zingaretti roberto speranza

 

In Umbria, dopo lo scandalo che ha portato alla luce l' estesa natura clientelare del Pd locale, da tempo il centrodestra governa nelle città più grandi: Perugia, Terni e Foligno. Ma anche a Spoleto, Orvieto e Todi. L' imprenditore di Norcia Vincenzo Bianconi risulta comunicativo, dotato di una parlantina che gli ha consentito di prevalere nei faccia a faccia con la sfidante di centrodestra ma i sondaggi pubblicabili, non davano speranze all' alleanza elettorale tra quello che in Umbria ormai è etichettato come il partito delle clientele e quello dell' anticasta.

 

 

2. ELEZIONI IN UMBRIA, DI MAIO E I MISTERI DELLA TERZA VIA

Stefano Folli per ''la Repubblica''

 

Luigi Di Maio ha evocato addirittura la "terza via" a proposito del voto di domani in Umbria. Definizione che in queste circostanze non significa nulla, serve solo a richiamare un po' d'attenzione intorno alla fotografia dei quattro del centrosinistra (Zingaretti, Speranza, lo stesso Di Maio e il premier Conte) più il candidato Bianconi e ovviamente assente Matteo Renzi. Un'immagine che vorrebbe trasmettere l'idea di una forza ritrovata e invece rischia di trasformarsi in un messaggio di debolezza.

 

Del resto, perché non dovrebbe essere così? Era proprio Di Maio, fino a qualche settimana fa, a circoscrivere il significato dell'alleanza con il Pd, considerata alla stregua di un cartello elettorale. Semmai erano i vertici del centrosinistra, da Franceschini allo stesso Zingaretti, a collocarla in una prospettiva strategica, come il primo mattone di una nuova proposta politica che nasce dall'unione di mondi diversi ma contigui.

 

LUIGI DI MAIO NICOLA ZINGARETTI

All'improvviso ecco che il capo politico dei 5S scavalca tutti e parla di "terza via": termine che rimanda ad altri dibattiti del passato, assai più elevati. "Terza via" era il tentativo di percorrere una strada riformatrice tra il comunismo sovietico e il capitalismo liberista: era la dottrina economica di Keynes, in un certo senso. Nell'Italia del dopoguerra - anni Cinquanta - era lo spazio politico che il Mondo di Pannunzio si sforzava di individuare tra il conservatorismo democristiano e la sinistra marxista egemonizzata dal Pci di allora. E per venire a tempi più recenti, si chiamò "terza via" il progetto Clinton-Blair, peraltro non troppo fortunato, a cui aderì anche D'Alema.

 

Adesso non è chiaro a cosa voglia alludere Di Maio recuperando l'espressione. Ammesso che Salvini sia la "prima via", qual è la seconda? Dovrebbe essere il Pd. Ma collocandosi nella photo opportunity umbra, Di Maio rinuncia a rappresentare il terzo polo del sistema, quello su cui i "grillini" hanno costruito le loro fortune proprio contestando gli assetti di potere esistenti. Se passa l'idea di un'intesa strategica fra 5S e Pd (più LeU), Di Maio e i suoi dovranno convergere nella "seconda via", in chiave bipolare. E nascerà una nuova sinistra dai contenuti ancora fumosi, benché i primi segnali siano poco incoraggianti (giustizialismo, taglio dei parlamentari, assistenzialismo).

salvini e conte

 

C'è un altro personaggio che in quella foto non è del tutto a suo agio ed è il presidente del Consiglio. Aveva sminuito l'importanza del voto nella regione, ma poi si è convinto a darsi da fare in campagna elettorale. Segno che teme i contraccolpi a Roma e non ha torto. Nessuno crede che la settimana prossima cadrà il governo, ma in un quadro già precario il risultato umbro potrebbe avere l'effetto di un'infiltrazione d'acqua che corrode le fondamenta dell'edificio.

 

 Insieme ad altri fattori, certo: la manovra finanziaria, le possibili novità dal rapporto Barr che prima o poi sarà reso noto, le frizioni nel recinto della maggioranza. Conte in Umbria non aveva voglia di salire su un palco per fare propaganda, ma alla fine quella foto segnala una scelta a cui il premier non ha potuto sottrarsi. Segnala soprattutto un bisogno di protezione politica. E oggi il Pd è in grado di dargliene, se deciderà di farlo, molto più dei Cinque Stelle.

 

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