1. IERI SERA NEL DUELLO TRA ALEDANNO E MARINO ALLA FINE HA PREVALSO LA DELUSIONE: L’AGGRESSIVITÀ DEL SINDACO CON LE SCARPE ORTOPEDICHE HA TRADITO LA PAURA DI PERDERE IL CAMPIDOGLIO, MENTRE IL CHIRURGO GENOVESE HA SPRECATO GRAN PARTE DEL SUO TEMPO CON UNA PROSA DAI TONI LIRICI SULLA GRANDE BELLEZZA DI ROMA CHE CONTRASTA CON LA GRANDE MONNEZZA DELLE STRADE E DELLA POLITICA 2. È MOLTO PROBABILE COMUNQUE CHE ALLA FINE, CON L’AIUTO DI ARFIO O SENZA LA BELLEZZA DI ARFIO, RIUSCIRÀ A MANDARE A CASA L'INQUILINO DEL CAMPIDOGLIO, MA PER OTTENERE UN RISULTATO PIÙ EFFICACE IL CHIRURGO AVREBBE DOVUTO USARE IL BISTURI SUL GRANDE TEMA DELLA CORRUZIONE CHE TRA PARENTOPOLI E INCHIESTE DELLA MAGISTRATURA HA BUTTATO OMBRE NERISSIME SU ALEMANNO E SULL’INTERA GIUNTA 3. ECCO UN PO’ DI CRONISTORIA DEGLI SCANDALI NELLA GALASSIA DELLE MUNICIPALIZZATE

Mentre Alfio Marchini che ormai tutti chiamano "Arfio" si rammarica perché nel dibattito di ieri sera a Sky è stato letteralmente dimenticato, c'è chi si sforza formulare un verdetto sulle parole pronunciate dal chirurgo genovese Marino e dal sindaco dalle scarpe ortopediche Alemanno.

Per la maggior parte dei telespettatori il risultato migliore l'ha portato a casa Sara Varetto, la piemontesina che dirige Sky, l'emittente italiana di Murdoch, perche' è riuscita a trovare un modulo diverso per far digerire agli spettatori la debolezza dei personaggi e la povertà delle loro idee.

Resta il fatto che alla fine ha prevalso la delusione: l'aggressività del sindaco ha tradito la paura di perdere il Campidoglio, mentre il genovese Marino ha sprecato gran parte del suo tempo con una prosa dai toni lirici sulla grande bellezza di Roma che contrasta con la grande monnezza delle strade e della politica.

In molti momenti il 58enne chirurgo di Genova è parso obbedire al cuore più che alla memoria, e pur avendo fatto 650 trapianti non è riuscito a sostituire nell'immaginario collettivo quella conoscenza dei problemi che è l'ingrediente indispensabile per vincere la battaglia del ballottaggio.

È molto probabile comunque che alla fine, con l'aiuto di Arfio o senza la bellezza di Arfio, riuscirà a mandare a casa l'inquilino del Campidoglio, ma per ottenere un risultato più efficace il chirurgo avrebbe dovuto usare il bisturi sul grande tema della corruzione che tra Parentopoli e inchieste della magistratura ha buttato ombre nerissime su Alemanno e sull'intera Giunta.

Dopo aver chiesto scusa all'avversario per l'incidente sulla foto di un parente della famiglia Casamonica, il candidato della sinistra avrebbe potuto cavalcare con grande vigore le vicende e gli scandali di cinque anni. Di argomenti per affondare il coltello nella piaga delle indagini, degli arresti e dei rinvii a giudizio ne avrebbe avuti a bizzeffe, ma evidentemente i buoni sentimenti hanno prevalso rispetto alla realtà che è stata raccontata in un'infinità di articoli e di libri, l'ultimo dei quali "Il Saccheggio" è una piccola enciclopedia che Marino non ha letto.

Così, quando il giornalista di Sky è arrivato a toccare il tema del malgoverno, Alemanno ha avuto buon gioco a dare un'interpretazione minimalista degli scandali che dal 2008 a oggi hanno toccato personaggi legati da storiche amicizie, e ha accennato con vaghezza a qualche infortunio per uomini e manager da lui nominati nella galassia delle società municipalizzate.

A questo punto è forse opportuno rinfrescare la testa dei due candidati perché, come ha scritto Nietzsche nel libro "Umano, troppo umano" del 1878 ,"bisogna avere buona memoria per mantenere le promesse".

Ecco allora un po' di cronistoria. Nell'aprile del 2008, nel pieno della vecchia campagna elettorale, Gianni Alemanno incontra presso il "Caffè de Paris" alcuni imprenditori tra cui i rappresentanti del clan calabrese dei Lampada. A presentarlo è Francesco Morelli, esponente del Pdl calabrese poi eletto in regione con la vittoria di Scopelliti. Alemanno supporta la campagna elettorale di Morelli in Calabria e fa pressioni al governatore affinché venga riconosciuta a Morelli la poltrona di assessore.

Non solo, a Roma Morelli ottiene una poltrona nel consiglio di amministrazione della "Tecnopolo spa", un'azienda controllata dalle aziende comunali Ama e Acea.

Il 30 novembre del 2011 il calabrese viene però arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa, ma ancora due mesi dopo dall'arresto nessuno gli revoca la nomina nel Tecnopolo. Sarà lui a presentare le sue dimissioni con una lettera inviata all'amico Gianni che siede in Campidoglio.

La storia può continuare con la lista dei manager sotto inchiesta nominati dal sindaco alla guida delle società controllate dal Campidoglio. È una lista molto lunga dove il nome più noto è sicuramente quello di Riccardo Mancini, fedelissimo del sindaco dai tempi del Fronte della Gioventù e sostenitore finanziario dell'ultima campagna elettorale. Mancini figura già nel 2003 tra i primi aderenti alla Nuova Italia, la fondazione politica di Alemanno.

Nel 2012 viene arrestato per una tangente di 500mila euro che avrebbe preso per favorire l'assegnazione a una controllata di Finmeccanica (la Breda Menarini) di un appalto da 30 milioni di euro indetto per la fornitura di 40 filobus al Comune.

Oltre a Mancini, quasi tutti i vertici delle aziende comunali, sono oggi sotto inchiesta. Sotto inchiesta è il top management di Ama, dall'ex-ad Franco Panzironi (altro sodale del sindaco e segretario della "Nuova Italia") ad alcuni manager che avrebbero commesso abuso d'ufficio nelle inchieste su Parentopoli, aperte per le massicce assunzioni di amici e parenti nelle società comunali.

Un'altra inchiesta è aperta anche nei confronti dei vertici dell'Atac, sempre nel filone delle assunzioni eccellenti. Da qui lo scandalo iniziò con la scoperta che aveva trovato un posto nella società dei trasporti comunali il figlio del capo scorta di Alemanno.

In Atac, il pm Francesco Dall'Olio ha chiesto il rinvio a giudizio per abuso d''ufficio per otto persone tra cui l'ex-amministratore delegato di Trambus, Adalberto Bertucci, a quello di Metro Spa, Antonio Marzia, fino ai direttori risorse umane Luca Masciola (Trambus) e Vincenzo Tosques (Metro Spa), e all'allora assessore all'Ambiente del comune di Roma Marco Visconti.

Dalle municipalizzate passiamo al Campidoglio perché anche nella macchina che gestisce il Comune si trovano episodi, personaggi e situazioni che hanno fatto incazzare anche il cavallo e la statua di Marco Aurelio. Anche in questo facciamo un passo indietro di 5 anni per leggere il messaggio agli elettori di Francesco Maria Orsi candidato al consiglio comunale: "il 13 marzo 2008 alle ore 17 ho scritto il mio nome con l'inchiostro della Verità. E della Passione. Aspetto anche la tua firma, accanto alla mia. Più insieme".

Il messaggio arriva a segno e pochi giorni dopo Orsi viene eletto all'Assemblea capitolina nelle fila del Pdl. Due anni dopo, il 20 gennaio del 2011, i militari del nucleo di polizia tributaria della Finanza gli notificano l'avviso di garanzia firmato dal pm Paolo Ielo per «riciclaggio, reimpiego di proventi frutto di reati, corruzione, cessione di sostanze stupefacenti in occasione di festini con prostitute».

Lo scandalo non sembra fermare il sindaco dalle scarpe ortopediche che nomina Orsi delegato all'Esposizione Universale cinese per il Comune di Roma. E qui scoppia un nuovo scandalo che riguarda i soldi sborsati dal Campidoglio per la partecipazione al Padiglione italiano. Tra le voci di spesa più eclatanti ci sarebbe stato il pagamento del sito internet per 1,4 milioni di euro. Di sicuro, il Campidoglio ha pagato 50 mila euro per aderire al Padiglione italiano, e le spese di missione della ristretta delegazione (sindaco e staff) per altri 50 mila euro.

Andiamo avanti per arrivare a tempi più recenti. Il 13 luglio del 2012 scoppia un altro caso, quello di Mister Preferenze, il giovane Samuele Piccolo che alle comunali del 2008 è stato eletto con 12mila voti. Grazie all'enorme bacino di voti, Piccolo ottiene la carica di vice presidente del Consiglio comunale di Roma.

Quando la finanza bussa a casa sua, tra i reati ipotizzati ci sono associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, appropriazione indebita e finanziamento illecito dei partiti. Secondo il gip i sette accusati (tra cui ci sono anche il padre e il fratello di Piccolo) avrebbero creato finti crediti IVA attraverso una serie di società allo scopo di finanziare l'attività politica di Samuele Piccolo.

Ma non basta. Il Comune di Roma viene investito da una nuova inchiesta, quella sui "Punti Verde Qualità", aree verdi all'interno della città che il Campidoglio affida in gestione a imprenditori a canone zero facendo da garante sui prestiti concessi dalle banche. In cambio le imprese dovrebbero rivalutare le aree e restituirle alla cittadinanza.

Secondo le indagini dei magistrati alcune imprese alle quali sono stati assegnati gli appalti sarebbero vicine ad Antonio Lucarelli, il potente capo della segreteria del sindaco, uomo di fiducia ed ex-portavoce della formazione di estrema destra Forza Nuova. Tra queste anche la sorella di Gennaro Mokbel, l'imprenditore romano vicino alla destra e in carcere per riciclaggio. Nell'inchiesta sui punti verde qualità vengono arrestati due funzionari del comune di Roma.

L'ultima inchiesta, in termini di tempo, è scoppiata nell'aprile scorso e riguarda un appalto da 10 milioni di euro affidato dal Comune di Roma al colosso Accenture per la gestione del sistema informatico del Campidoglio. Secondo gli inquirenti alcuni manager dell'azienda avrebbero pagato una mazzetta da 60mila euro a Fabio Ulissi, altro uomo vicino al sindaco che Alemanno ha voluto nel comitato direttivo di "Roma Capitale Investment Foundation", una fondazione creata per attrarre investimenti privati nella città. L'inchiesta è tuttora in corso e qualcuno scommette che regalerà qualche sorpresa.
È quanto basta per dire che sulla gestione Alemanno si può trarre un bilancio perlomeno opaco e non c'e' bisogno di usare il parolone grosso" criminalità organizzata".

Se Ignazio Marino con il suo sorriso da boyscout si fosse presentato davanti alle telecamere di Sara Varetto con questi argomenti, avrebbe alzato l'audience e le possibilità di vittoria. Nella foga del rush finale ha dimenticato il bisturi della memoria,ma lunedì si capirà se anche gli elettori romani lo hanno imitato.

 

ALFIO MARCHINI CON LA REGINA ELISABETTAmarchini de vito alemanno marino IGNAZIO MARINO GIANNI ALEMANNO ALFIO MARCHINI A DOMENICA LIVE ALEMANNO MARINO ALEMANNO MARINO INCONTRO SU SKYTG ALEMANNO MARINO DUELLO MARINO E ALEMANNO SU SKYTG DUELLO MARINO E ALEMANNO SU SKYTG ALEMANNO E MARINO ALEMANNO MARINO INCONTRO SU SKYTG ALEMANNO MARINO INCONTRO SU SKYTG DANIELE AUTIERI IL SACCHEGGIO LIBRO FRANCESCO MORELLI jpegRICCARDO MANCINI AD DI EUR SPA jpegSAMUELE PICCOLO Franco PanzironiAntonio LucarelliGennaro Mokbel

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