L'IMPERATIVO DEL CREMLINO: RUSSIFICARE O PURGARE – NELLE ZONE DELL’UCRAINA OCCUPATE DALL’ESERCITO DI MOSCA SONO FINITI IN MANETTE 10 MILA CIVILI, 4 MILA DEI QUALI SONO STATI DEPORTATI IN RUSSIA - PUTIN HA INTENSIFICATO LA REPRESSIONE IN VISTA DELLE PROSSIME ELEZIONI GENERALI PREVISTE PER IL 10 SETTEMBRE: BASTA ESSERE BECCATI A PARLARE UCRAINO O RIFIUTARSI DI ENTRARE NELL’ESERCITO OCCUPANTE PER ESSERE TORTURATI E FINIRE IN UNO DEI CENTRI DI DETENZIONE COSTRUITI IN UCRAINA…
Estratto dell’articolo di Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della Sera”
PUTIN FIRMA I TRATTATI DI ANNESSIONE DEL DONBASS
Non occorre compiere attività di resistenza partigiana o manifestare la propria fedeltà al governo Zelensky, nelle zone ucraine occupate dall’esercito russo si viene arrestati anche soltanto perché scoperti a parlare ucraino con i propri figli, o semplicemente per essere uomini giovani che rifiutano la leva nell’esercito invasore. Arbitrarietà e ingiustizia sono di casa: Mosca sta costruendo nuovi centri di detenzione, il numero dei desaparecidos è in aumento, ci sono testimonianze che raccontano di violenze diffuse e fucilazioni di persone che rifiutavano di scavare trincee per i nemici.
[…] La repressione è destinata a crescere in vista del tentativo del regime di Putin di «normalizzare la russificazione delle zone occupate» in preparazione delle elezioni nazionali russe previste per il 10 settembre.
Sin dai primi giorni dell’invasione nel fine febbraio 2022 la questione degli abusi ai danni della popolazione si è presentato con drammatica evidenza. Noi stessi abbiamo raccolto decine di testimonianze di civili che raccontano di furti seriali, torture ed esecuzioni a sangue freddo compiute con sistematica brutalità. Il tema è poi passato in secondo piano sui media, non perché non sia più gravemente attuale, ma semplicemente per la sua ripetitività.
separatisti filo russi nel donbass
[…] L’agenzia stampa ha potuto visionare un documento del governo di Mosca, che già lo scorso gennaio pianificava di costruire 25 nuove prigioni e 6 centri di detenzione nei territori occupati, tra cui Lugansk settentrionale, il Donbass, la regione meridionale a ridosso del Mare di Azov, incluse Mariupol, Berdiansk, Melitopol e la Crimea. A conti fatti, si tratta di quasi il 20 per cento dell’intera Ucraina così come venne fondata e riconosciuta dalla comunità internazionale nel 1991.
Per rafforzare il diritto dei suoi soldati di arrestare e deportare chiunque venga percepito come una minaccia nelle zone occupate (e annesse con il referendum farsa dello scorso settembre) dove vige la legge marziale, in maggio Putin ha firmato un decreto che permette il loro trasferimento forzato nelle carceri in Russia a tempo indefinito. Anche i militari ucraini che tornano a casa grazie agli scambi di prigionieri testimoniano di avere incontrato detenuti civili nelle celle russe.
tymofiy mykolayovych shadura soldato ucraino giustiziato dai russi 2
Al momento il governo ucraino pare sia in grado di dettagliare un migliaio di casi di civili deportati. Ma le stime sono molto più alte. Secondo Oleksander Kononeko, che è uno degli ufficiali ucraini che si occupa degli scambi di prigionieri, i civili detenuti nei territori occupati toccano quota 10.000. A loro si aggiungerebbero oltre 4.000 deportati in Russia. Tra le prigioni più note c’è quella di Rostov, dove si trova uno dei centri logistici più importanti del corpo di spedizione russo che opera in Ucraina.