giorgia meloni palla di neve valanga debito pubblico

CARA GIORGIA, SUL DEBITO PUBBLICO NON PUOI BLUFFARE – AGLI ELETTORI LA MELONI ASSICURA CHE NON CI SARANNO ALTRE MANOVRE DI AUSTERITÀ. MA L’ECONOMISTA LORENZO BINI SMAGHI AVVERTE: CON IL COSTO DEGLI INTERESSI SUL DEBITO PUBBLICO SUPERIORE AL TASSO DI CRESCITA NOMINALE DEL PIL, IL GOVERNO RISCHIA “L'EFFETTO PALLA DI NEVE CHE SI TRASFORMA IN VALANGA”. QUINDI L'UNICA STRADA PER NON FAR INCAZZARE BRUXELLES È QUELLA DI UNA “STRETTA SENZA PRECEDENTI” – “IL FOGLIO: “MA È UN PERCORSO POLITICAMENTE SOSTENIBILE PER LA DESTRA ED ECONOMICAMENTE CREDIBILE PER I MERCATI?”

Estratto dell’articolo di Luciano Capone per “Il Foglio”

 

giancarlo giorgetti giorgia meloni

A destra c’è una sorta di dissonanza cognitiva a proposito della sua politica di bilancio. Il governo dice pubblicamente di avere un “piano di legislatura” per realizzare il suo programma, ovvero tutte le promesse elettorali finora accantonate. Ma nei suoi documenti ufficiali sostiene che nei prossimi anni ci sarà sempre meno spazio per politiche espansive.

 

In sostanza, il governo agli elettori fa capire che questa è stata l’ultima manovra di “austerità” dovuta alle criticità geopolitiche internazionali, mentre all’Europa e ai mercati promette che con la prossima manovra inizierà il percorso “austerità” a cui l’Italia è costretta dalle criticità sul suo debito.

 

[…]

bini smaghi

 

Se insomma, gli elettori hanno votato la destra per avere la flat tax e la controriforma delle pensioni, ovvero una riduzione delle tasse e un aumento della spesa, la fiducia che i mercati (si pensi ai recenti giudizi delle agenzie di rating) e le istituzioni europei hanno dato al governo si basa su presupposti opposti: un forte aggiustamento fiscale per rendere sostenibile il debito pubblico.

 

“Nella Nadef il governo Meloni si è impegnato a raggiungere un surplus primario sopra il 3 per cento del pil nei prossimi 3-4 anni – ha scritto l’economista Lorenzo Bini Smaghi in un’analisi per l’Institute for european policymaking dell’Università Bocconi – Una manovra restrittiva di questo tipo non ha precedenti storici”.

 

GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI

E’ come se le forze di governo, con la probabile eccezione del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, non vedessero arrivare una palla di neve che rischia di trasformare il debito pubblico in una valanga. L’“effetto palla di neve” si verifica quando il costo degli interessi sul debito pubblico è superiore al tasso di crescita nominale del pil (inflazione più crescita reale): in tal caso il debito pubblico aumenta automaticamente. A meno che non ci sia un bilancio primario in avanzo per contrastare questo effetto.

 

DEBITO PUBBLICO DEI PAESI UE

Negli ultimi due anni, la forte fiammata inflattiva ha contribuito a ridurre il debito pubblico, ma con la progressiva riduzione dell’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse l’effetto palla di neve sta tornando a essere positivo. Come lo è stato a lungo negli ultimi due decenni […]

 

Con la crescita del pil nominale che scende e una spesa per interessi destinata a salire dal 3,8 per cento del pil nel 2023 al 4,6 per cento nel 2026, il governo è costretto ad aggiustare il bilancio se non vuole far crescere un debito che è al 140 per cento.

 

bini smaghi presidente SocGen

E’ costretto, insomma, a quella “stretta senza precedenti” di cui parla Bini Smaghi, promessa alla Commissione europea, per portare il saldo primario da un deficit dell’1,5 per cento nel 2023 a un surplus dell’1,6 per cento nel 2026 per poi arrivare al 3 per cento nel 2027. Oltre 1 punto di pil annuo di aggiustamento fiscale. Ma è un percorso politicamente sostenibile per la destra e quindi economicamente credibile per i mercati?

 

[…] Bruxelles, ad esempio, già non crede agli impegni per il 2025 visto che considera prorogati i tagli di tasse annuali (decontribuzione) che invece sulla carta dovrebbero valere solo per il 2024. Pertanto la Commissione europea vede un debito pubblico in crescita, a differenza della stabilizzazione certificata dal Mef nella Nadef e nel Dpb.

 

Certo, il ministro Giorgetti dopo le elezioni europee avrebbe il tempo per poter impostare una politica fiscale pluriennale che guardi alla fine della legislatura nel 2027, abbandonando l’orizzonte annuale delle prime due leggi di bilancio. E’ anche quello che sperano i mercati.

 

giorgia meloni ursula von der leyen 1

Ma non è affatto detto che sia così. Soprattutto se verrà approvata la riforma costituzionale che avrà come sbocco un referendum nel 2026. A quel punto, sarà come avere un’elezione generale con un anno di anticipo. E vuol dire che il governo dovrà impostare due manovre pre-elettorali, quella del 2025 prima del referendum e quella del 2026 prima delle elezioni politiche, che sono politicamente incompatibili con una politica fiscale così restrittiva come indicato nella Nadef.

 

giorgia meloni al senato 2

Il ciclo politico-elettorale che Meloni ha davanti è lo stesso, dieci anni dopo, che aveva Matteo Renzi: europee nel 2014, referendum costituzionale nel 2016, elezioni politiche circa un anno dopo. La differenza è che il ciclo economico allora era molto più favorevole: al governo Renzi bastava mantenere un avanzo primario costante, promettendo l’aggiustamento al futuro, per vedere il debito scendere leggermente.

 

 

Era il “sentiero stretto” di Pier Carlo Padoan, ovvero la formula usata dall’allora ministro dell’Economia per descrivere il percorso angusto per coniugare sostegno alla crescita e sostenibilità del debito pubblico. E non è stato sufficiente a vincere né il referendum né le elezioni. Il problema del governo Meloni è che il sentiero di Giorgetti molto più stretto, e c’è anche il rischio dell’effetto della palla di neve.

 

 

Articoli correlati

IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO? E IN UNA

Ultimi Dagoreport

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT – MA ‘STI “GENI” ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI PENSANO DAVVERO DI GOVERNARE IL PAESE DEI CAMPANELLI? E COME SI FA A NON SCRIVERE CHE DIETRO L’APPLICAZIONE DEL GOLDEN POWER ALL’UNICREDIT, C’È SOLO L’ESPLICITA VOLONTÀ DEL GOVERNO DEI MELONI MARCI DI MANGANELLARE ANDREA ORCEL, IL BANCHIERE CHE HA OSATO METTERSI DI TRAVERSO AL LORO PIANO “A NOI LE GENERALI!”? - UNA PROVA DELL’ATTO ‘’DOLOSO’’? IL GOLDEN POWER, UNO STRUMENTO CHE NASCE PER PROTEGGERE GLI INTERESSI NAZIONALI DALLE MIRE ESTERE, È STATO APPLICATO ALL’OPERAZIONE ITALIANISSIMA UNICREDIT-BPM, EVITANDO DI UTILIZZARLO ALLE ALTRE OPERAZIONI BANCARIE IN CORSO: MPS-MEDIOBANCA, BPM-ANIMA E BPER-SONDRIO - ORA UNICREDIT PUÒ ANCHE AVERE TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. MA NON SERVE A UN CAZZO AVERE RAGIONE QUANDO IL TUO CEO ORCEL STA SEDUTO DALLA PARTE SBAGLIATA DEL POTERE…

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME