salvini di maio

VIENI AVANTI DECRETINO – IN ASSENZA DI OPPOSIZIONE SALVINI E DI MAIO ARRIVANO ALLE EUROPEE DA SEPARATI IN CASA: SU QUOTA 100 E REDDITO SI GIOCANO I LORO DESTINI E PER QUESTO ANCORA SULLE DUE NORME REGNA IL CAOS. RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI A LICENZIARE I TESTI IL 10 GENNAIO? – INTANTO, GRAZIE A QUEI FURBONI DEI “SINDACI OBIETTORI”, SALVINI PUÒ FAR FINTA DI NIENTE E CONTINUARE A USARE L’IMMIGRAZIONE A FINI ELETTORALI…

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE

 

È in nome del reddito di cittadinanza e di quota cento che per mesi hanno battagliato con l' Europa. Ma alla fine di uno scontro che ha avuto costi finanziari e politici elevati, il governo si mostra in affanno sui «provvedimenti bandiera» di Cinque Stelle e Lega: diviso sulle norme da far approvare e attardato rispetto al timing stabilito. Perché è sui temi del lavoro che le due forze di maggioranza misurano la loro maggiore distanza. È sull' economia che Di Maio e Salvini si giocano i destini dell' esecutivo e le loro leadership, in vista della campagna elettorale per le Europee.

CARTA IGIENICA SALVINI DI MAIO

 

Perciò, se potesse, il leader della Lega ringrazierebbe pubblicamente i «sindaci obiettori» che sono saliti sulle barricate contro il decreto sicurezza: «Mi hanno fatto un favore, anche se non ne capisco il motivo politico». La polemica infatti sposta i riflettori dalle difficoltà di una maggioranza che fatica a trovare un compromesso. Consente al capo del Carroccio di continuare a usare l' immigrazione come un formidabile strumento di campagna elettorale, sebbene con toni inappropriati per un ministro dell' Interno, al limite dell' insulto. E offre a Conte l' opportunità di ritagliarsi uno spazio per riaffermare il proprio ruolo di «mediatore», stavolta nella disputa tra il Viminale e l' Anci.

 

DI MAIO SALVINI

Ma il nodo nella gestione di governo resta, e si vede. Lo si nota dalle quotidiane «precisazioni» di Di Maio sulla platea dei cittadini che avrà diritto al «reddito», e dai continui «paletti» che Salvini fissa. L' accordo iniziale prevedeva di far approvare in un unico decreto le leggi che i due vice premier hanno a cuore. Il punto - come sostengono fonti accreditate - è che «la Lega su quota cento è pronta, mentre i Cinquestelle sono ancora in alto mare». I decreti quindi saranno due, e nelle intenzioni della maggioranza dovrebbero incrociarsi in Parlamento tra Camera e Senato, per ottenere un' approvazione simultanea. Ma intanto bisognerà vedere se i testi saranno licenziati dal Consiglio dei ministri il 10 gennaio, com' era stato stabilito.

 

luigi di maio matteo salvini

È una corsa contro il tempo, scandito da polemiche sorde e in un clima di reciproci sospetti: altrimenti non si spiega come mai i partiti abbiano finora lavorato a compartimenti stagni, ognuno sul provvedimento di propria competenza. Un fatto inusuale per un governo e che rende più farraginosa la trattativa.

 

SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA

Ma tant' è: i tecnici di M5S elaborano le loro versioni sul reddito di cittadinanza, e i tecnici leghisti esprimono per iscritto le loro obiezioni. Le tensioni sulla partecipazione degli «stranieri» al reddito e la sfida sul coinvolgimento delle imprese al progetto, rappresentano la punta dell' iceberg di un confronto che coinvolge anche le pensioni di cittadinanza.

 

salvini a pontida 2018

Non è facile conciliare due visioni diverse, per certi aspetti contrapposte e destinate ad allargare il solco tra Di Maio e Salvini, già concentrati sulle prossime scadenze elettorali. E consapevoli che i voti si conquisteranno sulle questioni economiche: il tema dei costi della politica, quello della legittima difesa, persino l' autonomia regionale (almeno in questa fase) saranno elementi di contorno, perché - come riconosce il segretario della Lega - «le priorità degli italiani sono tasse, burocrazia e lavoro».

 

Di qui il nervosismo che serpeggia nella maggioranza, e la marcatura dei due leader sui «provvedimenti bandiera». Il capo del Movimento non smette di ripeterlo a quanti stanno lavorando al reddito di cittadinanza: «Ci giochiamo tutto e non possiamo sbagliare. Sarebbe un attimo...».

 

STEFANO BUFFAGNI LUIGI DI MAIO

E il leader del Carroccio, dall' altra parte, chiede ai suoi la stessa attenzione sulla vigilanza, perché «già dobbiamo farlo digerire al nostro elettorato...». È un derby di governo che precede il derby nelle urne. Così va interpretata, per esempio, l' apertura dei Cinquestelle al coinvolgimento delle imprese, su cui ha insistito a lungo il sottosegretario Buffagni: è stato un modo per togliere ossigeno alla propaganda leghista, siccome «se non l' avessimo proposto noi - sosteneva Di Maio l' altro giorno - l' avrebbero proposto loro». E «loro», cioè i leghisti, subito a replicare: «Bisognerà vedere come lo scriveranno nel decreto».

 

SALVINI DI MAIO CONTE

È questa sospensione che colpisce, il fatto che il governo non abbia ancora chiuso la vertenza interna: dopo tre mesi di battaglia con l' Europa, dopo aver compresso il ruolo del Parlamento, dopo aver varato una manovra che puntava tutto proprio sui due «provvedimenti bandiera», come mai le bandiere non sono ancora pronte?

Ultimi Dagoreport

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…