giorgio almirante giorgia meloni

NESSUNO TOCCHI LA FIAMMA! ANCHE LA SORA GIORGIA S'È GUARDATA BENE DAL TOCCARE IL SIMBOLO CHE NEGLI ULTIMI 70 ANNI HA FATTO IL GIRO DI OGNI FORMAZIONE DI DESTRA – UMBERTO CROPPI: “SI TRATTA ANCHE DI MARKETING: CON LA FIAMMA TRICOLORE LA MELONI HA RACCOLTO SETTE MILIONI DI VOTI. PERCHÉ TOGLIERLA?” – I RICHIAMI NEANCHE TROPPO VELATI DEL MSI ALLE IMMAGINI DEL VENTENNIO. LE CITAZIONI DI ALMIRANTE NEI MANIFESTI DELLA MELONI: IN UN SAGGIO ILLUSTRATO DI LUCIANO CHELES IL CONFRONTO TRA I SIMBOLI FASCISTI E POST-FASCISTI DI IERI E DI OGGI

Estratto dell’articolo di Carmine Saviano per “il venerdì di Repubblica”

 

giorgia meloni azione giovani

Innanzitutto c’è la fiamma. Che arriva dalla cappella di Predappio, dove c’è la tomba di Benito. Secondo gli esegeti-adepti raffigura il fascismo che risorge per riprendersi la Storia. Un simbolo che negli ultimi settant’anni ha fatto il giro di quasi ogni formazione di destra da noi conosciuta. Dal Movimento Sociale di Almirante ai Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni passando per l’Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini, la fiamma, più grande o più piccola, è sempre lì.

 

Perché se è vero che le idee camminano sulle gambe degli uomini (o delle donne) i simboli ne sono la rappresentazione plastica. E se si guardano i manifesti che la destra italiana ha appeso ai muri dal 1946 a oggi è impossibile non notare i segni simbolici che legano il suo presente al suo passato.  […]alcuni ammiccamenti simbolici siano fatti apposta per scaldare il cuore a chi del Ventennio conserva un ricordo tutt’altro che negativo appare evidente.

 

Guarda chi si rivede

iconografia della destra - Luciano Cheles

Alla mappatura del patrimonio simbolico della destra tricolore è dedicato ora Iconografia della destra, di Luciano Cheles, edito da Viella con prefazione del sociologo della politica Edoardo Novelli. Il metodo è quello dei Visual Studies, e infatti il volume mostra anche un’ampia selezione di immagini esemplificative a formare una lunga sequenza di caratteri (runici), adunanze (romane) e cieli (azzurri).

 

Dall’analisi dei simboli se ne conclude che «le immagini del Ventennio non hanno mai smesso di fungere da punto di riferimento per le organizzazioni neofasciste e postfasciste sebbene negli ultimi anni Msi, An e FdI si siano presentati come moderni e rispettabili, “senza la bava alla bocca“», scrive Novelli.

 

Qualche esempio: il simbolo di Ag, l’ala giovane di An sciolta nel 2009, ostentava come simbolo il pugno che brandisce una fiamma tricolore. Che è lo stesso della Giovane Italia (e poi del Fronte della Gioventù), associazione studentesca giovanile del 1954 vicina alle posizioni dell’Msi.

 

giorgio almirante - manifesto elettorale

E sempre a proposito del partito di Almirante, come non vedere la similitudine di un manifesto del 1970 con un terzetto di giovani che cammina verso “l’avvenire”, con la cartolina propagandistica della Repubblica sociale nel 1944?

 

Acqua passata si dirà. Ma anche arrivando fino agli anni Duemila e ad Atreju, la kermesse annuale di FdI, il segno non cambia. «Per esempio, se si guarda il manifesto dell’edizione 2011 torna alla mente il dipinto Marcia su Roma realizzato da Giacomo Balla tra il 1932 e il 1935 con Mussolini che avanza spedito circondato dai gerarchi» scrive Cheles.

 

«Nel passato recente molte delle intuizioni grafiche per i manifesti le ho avute io», dice Umberto Croppi ex assessore nella giunta della Roma guidata da Gianni Alemanno e responsabile della comunicazione nell’ultimo periodo dell’Msi. «E la fiamma certo che potevamo toglierla – avevo preparato dei simboli che non la prevedevano – e chissà che la Meloni non lo faccia in futuro. Ma attenzione, si tratta anche di marketing: con quell’immagine sulle schede elettorali la Meloni ha raccolto sette milioni di voti. Perché toglierla? E soprattutto perché cancellarla solo perché qualcuno di esterno alla tuo partito ti dice di farlo?».

giorgia meloni - manifesto elettorale

 

Tanto più che oggi ciò che meglio rappresenta quella fiamma «è la riforma presidenziale della Costituzione che Fratelli d’Italia sta portando avanti: è quello il legame più forte con la tradizione politica incarnata da Almirante».

 

C’era una volta un hobbit

umberto croppi foto di bacco

Croppi si attribuisce anche un altro link simbolico, quello con Tolkien, che perdura nell’incredulità dei critici letterari. «Sono stato tra gli ideatori dei campi Hobbit, l’idea fu di Generoso Simeone. Ma voglio specificare: sapevamo benissimo che Tolkien non è di destra, la nostra era una evocazione esistenziale: un piccolo borghese che risponde alla chiamata di un mago, Gandalf, per partecipare alla grande avventura di sconfiggere un drago. Volevamo fare una operazione gramsciana: partimmo da un giornale, La Voce della Fogna, per creare una forma di egemonia culturale: fornire una mappa di valori alla portata di tutti».

 

Ma dietro questo strato simbolico, cosa resta del pensiero di destra? «Fatemelo dire: il partito di Meloni ha una cultura razzista», ci dice David Broder, storico, commentatore per il New York Times, che ha da poco pubblicato, per Ponte alle Grazie, I nipoti di Mussolini. «Certo, hanno dovuto accettare molti cambiamenti, ma nell’articolazione del loro discorso permane una visione nella quale gli europei, gli occidentali, sono superiori [...]»

 

Voglia di rivincita

giorgia meloni - manifesto elettorale

Una cultura che dietro i cieli azzurri e i mantelli pastello che adornano la leader si nutre di un risvolto psicologico «che non dobbiamo mai smettere di considerare: Meloni e il suo partito sono spinti dal sentimento di rivalsa. Dall’evocazione della minoranza sconfitta dalla Resistenza che da 70 anni lotta per essere ascoltata».

 

«Alla Meloni darei due consigli», suggerisce Oliviero Toscani, che quanto a sapienza della valenza simbolica di un singolo frame, resta maestro insuperato. «Primo: comprare Gli uomini del ventesimo secolo, un libro fotografico di August Sander. Così magari vede che non esistono solo persone che nella vita si muovono a scatti o si fanno la barba tutte le mattine come se non avessero niente altro da fare, come La Russa. O che chi ti consiglia sul come vestirsi e a volte lo fa malissimo».

 

benito mussolini - la domenica del corriere

Il secondo? «Magari guardare a Elly Schlein, che è una donna di una modernità sconvolgente: si veste e si presenta così come è. E soprattutto non fa niente per cercare di sedurre».

 

Croppi, nell’attesa, vede una nuova tendenza politico-simbolica, più legata all’oggi, e che in una immagine può essere tradotta con la sovrapposizione tra il presidente del consiglio italiano e Marine Le Pen. Stessi colori, stesse espressioni, stesse pose: «Il posizionamento nell’area conservatrice è stata una scelta intelligente che va a coprire uno spazio politico che in Italia è sempre stato privo di rappresentanza e che pone il partito della Meloni, anche sul piano internazionale, fuori dall’angolo del sovranismo».

azione giovanigiovane italiacartolina della repubblica sociale italiana - 1944msi - nostalgia dell avvenireGIORGIO ALMIRANTE GIORGIA MELONI CON LA BANDIERA DI AZIONE GIOVANI - 1996

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