AGENZIA MASTIKAZZI – VENDOLA: “MI VOGLIO SPOSARE E PENSERÒ SE AVERE UN BIMBO” – DA DOLCE E GABBANA “UNA CADUTA DI STILE”: “TUTTE LE FORME DI FAMIGLIA VANNO DIFESE DALLA POVERTÀ E DALLO SVUOTAMENTO DEL WELFARE”
Lello Parise per “la Repubblica”
Presidente Nichi Vendola, si sposa?
«Da maggio, per il sottoscritto, cambierà tutto».
Non sarà più il presidente della Regione Puglia.
«Ho vissuto dieci anni col cuore in gola».
Onori e oneri, come si dice. Adesso che le bocce politiche si fermano, vuole conquistare pure l’altare?
«Sì, vorrei farlo. Ma uso provocatoriamente il mio desiderio per sostenere la necessità di assumere come bersaglio critico la pigrizia della politica sul tema dei diritti civili, che devono essere uguali per tutti e per tutte».
Non è facile?
«Dobbiamo decidere che Paese siamo. Ecco tutto. Somministrare solo frammenti di diritti, non serve a nessuno. È maturo il tempo per rivoltare l’Italia come un calzino ».
Confessa a Chi di volersi unire in matrimonio con Ed Testa, che da dieci anni è il suo compagno. «Ma solo se me lo chiederà» racconta. E se non dovesse accadere?
«Ciò che conta è sempre la qualità di una relazione. Conta l’amore. A me piacerebbe vivere il matrimonio come festa, appunto come cerimonia dell’amore. L’unica remora è proprio legata al clamore mediatico che questa cosa produce, anche se ciascuno ha il dovere di provare a rompere il muro dei pregiudizi e delle fobie».
MICHELE EMILIANO NICHI VENDOLA EDDY TESTA jpeg
Ci riesce?
«È capitato sempre nella mia esistenza di essere un precursore, un anticipatore: ne ho pagato qualche prezzo, ma penso che sia bellissimo darsi la libertà di non nascondersi e di non essere ricattabile».
È vero che non ha nessuna intenzione di trasferirsi in Canada, la terra di Ed, perché per lei sarebbe troppo difficile vivere troppo lontano da sua madre?
«Non potrei vivere in un Paese freddo, io sono una creatura mediterranea. Non potrei vivere lontano dai miei affetti, da mia madre, dai compagni con cui ho condiviso le battaglie di una vita. La retorica patriottarda mi dà l’orticaria, però il Sud d’Italia è proprio la mia culla e la mia casa ».
Dolce e Gabbana difendono la famiglia tradizionale e si scatena il putiferio. Hanno ragione o torto?
«Ma da cosa va difesa la famiglia tradizionale? Dalle coppie gay che rivendicano i propri diritti? Dai bambini delle cosiddette “famiglie arcobaleno”? O non è forse vero che tutte le forme di famiglia vanno difese dalla povertà, dall’ingiustizia sociale, dallo svuotamento del welfare?».
EDDY TESTA CON VENDOLA E MICHELE EMILIANO jpeg
Boicotterebbe il marchio D&G, come suggerisce Elton John?
«Io penso che i due stilisti italiani abbiano usato parole inappropriate. Non ci sono bimbi chimici o sintetici. Conosco molti bambini meravigliosi, accompagnati con immensa cura nei loro percorsi di crescita: e sono figli di coppie gay. Mettiamola in questo modo: spero che Dolce e Gabbana sappiano correggere la loro caduta di stile…».
Lei più di una volta aveva rivelato la voglia di avere un figlio. È ancora di questa idea o l’ha messa da parte una volta per tutte?
«Per quanto riguarda la mia persona, ogni volta che leggo di un neonato abbandonato in un cassonetto dell’immondizia mi viene voglia di correre a prendermi cura di quella creatura».
D’accordo, però non risponde alla domanda.
«Appena lascerò l’incarico di governatore rifletterò anche se affrontare la paternità oppure no: questo è un pensiero che riposa in un angolo della mia vita e che ho sempre rimandato. Una cosa, però, vorrei fare subito».
Quale, scusi?
«Scrivere un libro di filastrocche per bambini».
Quale sarà il futuro politico di Vendola?
«Io sto provando a guidare Sel oltre se stessa, senza nessuna ossessione per l’identità e l’appartenenza, cercando di dare una mano alla crescita di una generazione più giovane, con l’obiettivo di ricostruire una grande sinistra in Italia».
Perché Vendola non è riuscito a diventare lo Tsipras italiano?
NICHI VENDOLA E IL COMPAGNO EDDY DA CHI
«Io credo di aver incarnato un’esperienza peculiare di sinistra di governo, su questo terreno ho agito e faticato per un decennio nel laboratorio pugliese. La sinistra italiana, inclusa la storia che io mi porto addosso, è stata sconfitta».
Il celebrato “rivoluzionario gentile” alza bandiera bianca?
«Tutt’altro. Ma oggi occorre un grande coraggio per ricominciare, senza nostalgia e aperti al futuro. Senza miti da importare, ma con l’umiltà di mettersi tutti a disposizione di un’impresa così grande ».