carlo fuortes nicola rao giorgia meloni giampaolo rossi roberto sergio

RAO, DI TUTTO DI PIÙ – LA NOMINA DEL NUOVO DIRETTORE DEL TG2, CHE HA SPACCATO IL CDA DELLA RAI, È PARTE DI UNA "CORDIALE INTESA" TRA CARLO FUORTES E GIORGIA MELONI: L’AD RAI POTRÀ RESTARE IN SELLA AL CAVALLO DI VIALE MAZZINI FINO ALLA FINE DEL SUO MANDATO - DI UN DIRETTORE GENERALE FUORTES NON NE VUOLE SENTIR PARLARE - SOLO NEL 2024, IL MELONIANO GIAMPAOLO ROSSI POTRÀ DIVENTARE IL NUOVO CAPO DELLA TV PUBBLICA - CERCASI UN ACCORDO TRA GLI ALLEATI DI GOVERNO PER IL SUCCESSORE DELLA MAGGIONI (PETRECCA, CHIOCCI, LAUTONE)...

1. DAGONOTA

nicola rao

La nomina di Nicola Rao a direttore del Tg2, che ha spaccato il cda, con 4 voti a favore e tre contro, è parte di un ''accordo'' tra l’ad, Carlo Fuortes, e Giorgia Meloni, avvenuto durante un faccia a faccia a fine novembre .

 

Annotava Giuseppe Candela su Dagospia del 7 dicembre: “In una nota l'incontro tra Fuortes e Meloni era stato definito "informale, interlocutorio e cordiale". Sui quotidiani per giorni è però apparsa una narrazione falsata, fatta di scontri, aut aut e grande tensione. Sul tavolo, hanno scritto in molti, il nome di Giampaolo Rossi come direttore generale: conditio sine qua non. In realtà l'incontro non avrebbe previsto il suo nome e nemmeno diktat da parte della Premier che avrebbe, questo è vero, fatto richieste di riequilibri e nuovi innesti”.

alessandra de stefano

 

Candela concludeva: “A Viale Mazzini per il ruolo di direttore generale, se proprio dovesse tornare di moda il ruolo che fu di Matassino (in quota Enrico Letta), circola un altro nome: Roberto Sergio. Il direttore di Radio Rai è considerato in quota Fdi ma ben visto dalla Lega, apprezzato in passato da Gianni Letta e Casini. Sul tavolo anche l'ipotesi Marcello Ciannamea”.

 

La "cordiale" intesa tra la Ducetta e l'Ad Rai ha quindi portato Fuortes a proporre al Consiglio di Amministrazione Nicola Rao a direttore del Tg2. La testata a destra era (Sangiuliano) e a destra è rimasta. Tale nuovo rapporto ha prodotto che Fuortes può restare in sella al cavallo di Viale Mazzini fino alla fine del suo mandato, che scadrà tra un anno e mezzo.

 

carlo fuortes foto di bacco

Per ciò che riguarda l'arrivo di un direttore generale, Meloni non ne ha fatto cenno durante il colloquio con Fuortes ben sapendo di ricevere un secco ''no''.

 

Solo al termine del mandato di Fuortes, il meloniano Giampaolo Rossi potrà coronare il suo sogno e diventare amministratore delegato della tv pubblica.

roberto sergio giampaolo rossi

 

 

 

 

 

 

Più caldo l'argomento Tg1.  Traballa la poltrona di Monica Maggioni (voluta da Giani Letta via Funiciello), che sarà sostituita, ma non nell’immediato. Sul nome del nuovo direttore del primo tg Rai non c’è ancora un accordo tra le forze di maggioranza.

 

Giorgia Meloni dovrà discuterne, e molto, con Berlusconi e Salvini. "E qui un nome spendibile è Paolo Petrecca, una scelta che piace molto a FdI, se non lo stesso Rao", scrive Francesco Bechis sul "Messaggero". "Tra gli esterni, voci indicano come papabili Gian Marco Chiocci o Alessia Lautone".

 

Bechis aggiunge: "Sullo sfondo il pressing dei partiti. In maggioranza, la Lega spinge per spostare Angela Mariella dalla direzione di Isoradio al timone del Gr Radio. Il suo attuale direttore, Andrea Vianello, potrebbe prendere il posto a New York (si è appena liberato) o magari la guida di Rai Sport, dove oggi c'è Alessandra De Stefano a cui non dispiacerebbe la sede di Parigi (Giovanna Botteri è prossima alla pensione). Forza Italia tiene a una promozione di Antonio Preziosi, oggi direttore di Rai Parlamento. Lì, quando sarà, i Cinque Stelle vorrebbero Giuseppe Carboni, oggi alle dipendenze dell'Ad".

 

2. OK ALLA NOMINA DI RAO AL TG2, MA IL CDA SI SPACCA

Michele Cassano per l’ANSA

 

Nicola Rao, fino ad oggi vicedirettore del Tg1, è il nuovo direttore del Tg2. L'avvicendamento arriva quasi due mesi dopo l'uscita di Gennaro Sangiuliano, approdato al ministero della Cultura, e sostituito in questo periodo dal vicedirettore Carlo Pilieci. Il cda però si spacca, con quattro voti favorevoli e tre contrari.

 

monica maggioni speciale tg1

I due consiglieri espressione dell'opposizione, Francesca Bria e Alessandro di Majo, insieme a quello eletto dai dipendenti, Riccardo Laganà, motivano il loro no con un duro comunicato nel quale accusano l'ad Carlo Fuortes di "poca trasparenza" e di "subalternità alle scelte del governo".

 

Quella di Rao è la prima nomina dopo il cambio di maggioranza e di governo e il nuovo assetto politico si è chiaramente manifestato anche in consiglio di amministrazione. Il sì è arrivato oltre che dall'ad Carlo Fuortes e dalla presidente Marinella Soldi, anche dai due membri indicati da Forza Italia e Lega, cioè Simona Agnes e Igor De Biasio, consentendo così al vertice di Viale Mazzini di archiviare questo passaggio nei tempi previsti dall'interim, senza mettere mano ad altre caselle.

 

simona agnes carlo fuortes francesca bria foto di bacco

Il quadro politico è però cambiato e dall'interno del cda i tre consiglieri contrari hanno attaccato duramente l'amministratore delegato, accusandolo di "poca trasparenza e oggettività nel metodo e nei criteri di nomina". "Ancora una volta - hanno affermato - il Cda della Rai si ritrova a ratificare una scelta presa altrove e che consiste nella proposta di un nome gradito al governo di turno".

 

"Questo metodo dimostra ancora una volta la subalternità della Rai al ciclo politico - hanno proseguito i tre consiglieri -. Al contrario, mai come in questo momento storico, la Rai dovrebbe essere in grado di dimostrare autonomia rispetto alle dinamiche politiche e capacità di tutelare autorevolezza, pluralismo e qualità dell'informazione". Il nome di Rao era ampiamente circolato prima della nomina, quando, in particolare a seguito dell'incontro delle scorse settimane tra la premier Giorgia Meloni e l'ad Carlo Fuortes, si erano diffuse con insistenza le voci su un nuovo assetto al vertice della tv pubblica e un riequilibrio nelle testate Rai a vantaggio in particolare di Fratelli d'Italia, dopo l'esclusione del partito dal cda.

marinella soldi carlo fuortes roberto sergio

 

Una protesta analoga a quella arrivata, sul fronte apposto, dal Movimento 5 Stelle dopo l'uscita di Giuseppe Carboni dal Tg1. Tutte rivendicazioni che facevano immaginare un possibile valzer di poltrone, che al momento, comunque, non c'è stato. L'ipotesi è che arrivi in primavera, insieme a un possibile riassetto del vertice.

 

alessandro di majo foto di bacco

Sessanta anni, nato a Latina, Rao ha iniziato da giovane nell'agenzia AdnKronos, prima come cronista giudiziario, poi come giornalista parlamentare. Continua ad occuparsi di politica quando passa alla Rai nel 2003, nella redazione del Tg2 dove diventa vicecaporedattore. Nel 2010 passa alla Tgr Lazio come responsabile, poi vicedirettore della Testata regionale della Rai e, infine, al Tg1.

 

evgenij morozov francesca bria francesca bria 4francesca bria 3

Al 30 settembre 2017 ha ricoperto l'incarico di responsabile. Esperto di terrorismo rosso e nero, ha scritto libri tra cui "La Trilogia della celtica" che raccoglie in un unico volume tre libri intitolati "La Fiamma e la Celtica", "Il Sangue e la Celtica", "Il Piombo e la Celtica".

NICOLA RAO

Ultimi Dagoreport

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…

veneto luca zaia matteo salvini giorgia meloni elly schlein giuseppe conte

DAGOREPORT – SCAZZO DOPO SCAZZO, IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA, TOSCANA, PUGLIA E MARCHE – SE ZAIA E LA SUA LIGA VENETA SI PRESENTASSERO DA SOLI, SPACCHETTEREBBERO IL VOTO DI DESTRA RENDENDO LA REGIONE CONTENDIBILE: BASTEREBBE SOLO CHE PD E M5S SMETTESSERO DI FARE GLI EGO-STRONZI E CONVERGESSERO SU UN CANDIDATO “CIVICO” (COME DAMIANO TOMMASI A VERONA NEL 2022) – LA PROPOSTA DI MELONI AL "TRUCE" MATTEO: FDI È DISPOSTA A LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA, MA A QUEL PUNTO LA REGIONE LOMBARDIA TOCCA A NOI (A FORZA ITALIA, IL SINDACO DI MILANO) - SE SALVINI SI IMPUNTA? S'ATTACCA! E FRATELLI D'ITALIA SI PRENDE TUTTO (MA LE CONSEGUENZE SULLA MAGGIORANZA POTREBBERO ESSERE FATALI PER IL PRIMO GOVERNO MELONI…)

donald trump dazi tadazi

DAGOREPORT – LO STOP DI TRE MESI AI DAZI NON SALVERA' IL CULONE DI TRUMP: PER I MERCATI FINANZIARI L’INSTABILITÀ ECONOMICA È PEGGIO DELLA PESTE, E DONALD HA ORMAI ADDOSSO IL MARCHIO DELL’AGENTE DEL CAOS – I FONDI ISTITUZIONALI EUROPEI ABBANDONANO GLI INVESTIMENTI IN SOCIETA' AMERICANE, IL DOLLARO SCENDE, IL RENDIMENTO DEI BOND USA SI IMPENNA, LE AZIENDE CHE PRODUCONO TRA CINA E VIETNAM RISCHIANO DI SALTARE (TRUMP HA SALVATO APPLE MA NON NIKE) - PER QUESTO IL CALIGOLA COL CIUFFO HA RINCULATO SUI DAZI (CINA ESCLUSA) - MA LO STOP DI TRE MESI NON È SERVITO A TRANQUILLIZZARE I POTERI FORTI GLOBALI, CON IL DRAGONE DI XI JINPING CHE RISPONDE DURO ALLE TARIFFE USA A COLPI DI "DUMPING": ABBASSANDO IL COSTO DEI PRODOTTI CHE NON ESPORTA PIU' IN USA (COMPRESO L'EXPORT DELLE RISORSE DELLE TERRE RARE, STRATEGICO PER LE MULTINAZIONALI HI-TECH) – SONDAGGI IN PICCHIATA PER TRUMP: IL 60% DEGLI AMERICANI POSSIEDE AZIONI TRAMITE I FONDI PENSIONE...