1. “PRIMA LE STRATEGIE, POI I NOMI”, DISSE RENZI E T’IMMAGINI IL FEDELE SOTTOSEGRETARIO LUCA LOTTI, NON PROPRIO UN ESPERTO DI BILANCI E DI STRATEGIE AZIENDALI, ALLE PRESE CON TOMI DI PIANI FINANZIARI E IMPEGNI PRESI CON FONDI SOVRANI E NON 2. MENTRE CI SI INTERROGA SU COME VALUTARE “SCIENTIFICAMENTE” I RISULTATI DI SCARONI, CONTI, PANSA ETC. LA ROMA POTENTONA SGRANA IL ROSARIO DI MIRACOLATI E TROMBATI 3. GUBITOSI SOGNA L’ENEL, MA ANCHE POSTE DOVE INVECE HA MESSO GLI OCCHI FRANCESCO CAIO. IL RENZIANO ANDREA GUERRA NON DISPONIBILE PER NESSUN INCARICO (LO SCORSO ANNO HA INTASCATO 40 MILIONI). L’AD DI AUTOSTRADE CASTELLUCCI TRAMA PER TERNA. E IN TUTTE LE SOCIETA’ DI STATO SCALDANO I MOTORI LE SECONDE LINEE 4. TUTTI DIMENTICANO, CHE LE COSIDDETTE ‘AZIENDE DI STATO’ APPARTENGONO IN MAGGIORANZA AI PRIVATI E LO STATO È IN MINORANZA: POSSIEDE SOLO IL 30 PER CENTO

DAGOREPORT

"Prima le strategie e poi i nomi". L'elegante dichiarazione di Renzie riferita al sommo Poltronificio di Stato ha gettato nello sconcerto la Roma che conta, o sogna di contare. Il Rottam'Attore è notoriamente svelto e assai furbo, ma è un mistero su come potrà, nei pochi giorni che separano il Tesoro dall'obbligo di presentazione delle liste (il 14 aprile) studiare piani e strategie di aziende del calibro di Eni, Enel, Finmeccanica e Terna.

Aziende che solo per contenere i dati obbligatori da società quotate pubblicano tomi da centinaia di pagine e che ai mercati hanno appena presentato piani di sviluppo in decine di chart di grafici e tabelle. Piani sui quali sono stati raccolti consensi e, soprattutto, denari che poi devono fruttare. E ci sarà un contraddittorio sulle strategie? E gli azionisti di minoranza, cioè quel 70% delle azioni in mano a fondi internazionali e sovrani e a famiglie di risparmiatori, che cosa diranno?

Sono d'accordo con un cambio così radicale di linea di condotta da parte dell'azionista-Stato, che dopo anni in cui ha chiesto alle sue società solo lauti dividendi ora vuole dettare le strategie industriali e finanziarie? Tornerà il tempo in cui si imponeva alle società investimenti inutili e salvataggi politici? E come reagiranno le Borse a questo cambio? E poi, chi deve valutare le strategie? Renzie in persona?

Il fedele Luca Lotti, classe 1982, laureato in Scienze di governo e dell'amministrazione all'Università di Firenze e non propriamente un esperto di bilanci e di strategie aziendali, dovrebbe essere colui che raccoglie ed esamina i documenti aziendali. Ma forniti - e selezionati - da chi? Anche su questo per ora è nebbia fonda.

E poi c'è il movimentismo della commissione Industria del Senato, che ha chiesto di ascoltare dai capi azienda di Eni, Enel, Terna e Finmeccanica per misurarli sui risultati ottenuti negli anni dei loro mandati. Un'iniziativa che nelle intenzioni del presidente-giornalista Massimo Mucchetti dovrebbe concludersi con una risoluzione e che ha destato non poche perplessità nello stesso Pd renziano e, soprattutto, nell'azionista-Tesoro.

E' questo il contesto in cui si affrontano le nomine di società che rappresentano metà della capitalizzazione della Borsa Italiana e un rifugio per milioni di famiglie, i cosiddetti cassettisti. Nei salotti romani della Grande Bellezza non si parla d'altro. Riuscirà Paolo Scaroni a rimanere alla guida di Eni? Salirà alla presidenza o l'accompagneranno alla porta con tanto di ricchissima buonuscita? Ce la farà Luigi Gubitosi a lasciare il Cavallo imbizzarrito della Rai e approdare all'Enel come amministratore delegato?

E Fulvio Conti, con il consenso di Borsa i saccoccia, riuscirà a completare il suo progetto di creazione della multinazionale italiana insediandosi almeno alla presidenza di Enel? E ad Alessandro Pansa, alla guida di Finmeccanica solo da un anno, sarà lasciato il tempo per far vedere di che cosa è capace? E infine Flavio Cattaneo potrà contare sulla sua età (50 anni) non proprio da rottamando per rimanere in Terna?

Tutte domande alle quali nessuno ha la risposta e forse non si avrà fino alla vigilia del deposito delle liste.

Con un'anomalia tutta italiana, le nomine delle grandi aziende di Stato sono come la formazione del governo. Fino all'uscita dal Quirinale, non si sa mai chi è ministro. Scalpitano intanto i candidati, pronti a fare le scarpe agli attuali gestori. Tutti sono consapevoli, infatti, che il treno passa una volta sola e che la spinta alla rottamazione si attenua con il passare del tempo.

Non è forse vero che, proprio martedì, Renzie ha lasciato intendere che D'Alema potrà fare il Commissario europeo? "Abbiamo bisogno di persone di esperienza", ha detto il premier. Proprio lui che nei mesi scorsi aveva rottamato il leader Massimo senza tanti complimenti. Così scalpita Francesco Caio, mister Agenda Digitale, che si è speso gratis per Lettanipote e adesso chiede il conto al suo erede. Per lui ci sarebbero le Poste, alle quali però ambisce anche il solito Gubitosi.

Andrea Guerra, il supervenditore di occhiali Luxottica, è pronto per un incarico importante. Si dice voglia l'Eni, anche se il fatturato dell'azienda guidata da Leonardo Del Vecchio è pari a poco più di una settimana di business del cane a sei zampe. Ce la farà a guidare un colosso così complicato e rilevante per gli equilibri politici?

Il patron di Vodafone, Vittorio Colao, avrebbe declinato gentilmente. Lasciare Londra gli costerebbe qualche milione di sterline all'anno e, vista dalla Capitale della finanza internazionale, l'Italia appare troppo piccola e provinciale. Si agitano invece le seconde linee. Andrea Mangoni, ad di Sorgenia, sarebbe un'ottima soluzione se la stampa non avesse alzato il polverone sulle candidature di De Benedetti. Claudio De Scalzi, direttore generale dell'Eni, corre in ticket con Scaroni nel caso quest'ultimo fosse spostato alla presidenza.

In Enel se la battono anche Luigi Ferraris e Francesco Starace. Il primo, chief financial officier del gruppo, è visto dai mercati e dalle grandi banche come una garanzia per il completamento della messa in sicurezza del debito e per la realizzazione delle operazioni finanziarie latinoamericane annunciate da Conti ai mercati. Starace, che guida ora il braccio delle rinnovabili di Enel, è vissuto come un outsider utile se si volesse far cambiare radicalmente strategia al colosso elettrico. Gli attuali capi azienda aspettano e guardano, mentre tutti gli altri stanno cercando sponde politiche e non, anche con qualche sbavatura da parte dei soliti intermediari della Roma Godona.

E giorno dopo giorno, tutti ovviamente vantano rapporti con il king maker Marco Carrai, considerato negli ambienti che contano come il vero cucitore dei legami più solidi di Renzie. Il quale appare sempre più in imbarazzo e pensa a come sganciarsi dall'oneroso compito.

 

MATTEO RENZI CON MOGLIE E BAMBINI SULLO SFONDO LUCA LOTTI orenzo Guerini Debora Serracchiani Luca Lotti Maria Elena Boschi b b adb c f a b ba MGzoom Roberto Speranza e Massimo Mucchetti LUIGI GUBITOSI IN VERSIONE BLUES BROTHER ALLA FESTA DI DESIREE COLAPIETRO FOTO DA IL MESSAGGERO scaroni berlusconi interna nuova Fulvio Conti e Paolo Scaroniimage

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