luigi di maio beppe grillo davide casaleggio

NON C'È PIÙ LA RELIGIONE DI CASALEGGIO: I GRILLINI SOGNANO IL PARTITO - LA SCONFITTA IN ABRUZZO (E QUELLA CHE ARRIVERÀ IN SARDEGNA) HA UN COLPEVOLE: IL GURU JUNIOR. CHE CON IL SUO ROUSSEAU ACCENTRA TUTTO E NON PERMETTE DI RADICARSI NEL TERRITORIO - NEL M5S VOGLIONO UN VICE PER DI MAIO, CHE NON CE LA FA A GESTIRE TUTTO, E L'ENNESIMO DI DIRETTORIO. MA DA GRILLO E DAVIDE ARRIVA IL ''NO''. QUANTO RESISTERANNO?

 

1 - RESA DEI CONTI IN CASA 5 STELLE NEL MIRINO DAVIDE CASALEGGIO

Federico Capurso per “la Stampa

 

mimmo paresi, davide casaleggio, alessandro di battista, virginia raggi

La sconfitta del Movimento 5 Stelle in Abruzzo ha un colpevole: Davide Casaleggio. Ne sono convinte le truppe parlamentari e, con diversi gradi di risentimento, anche i colonnelli del partito. Vengono messe in discussione le sue capacità di stratega politico, le regole auree di cui è sacerdote, il ruolo della piattaforma Rousseau.

 

Per togliere lo scettro al leader maximo, in un partito che si professa rivoluzionario, serve però una rivoluzione. Ecco perché in queste ore emerge, tra i Cinque Stelle, la necessità di strutturarsi come «partito» e di abbandonare le ultime briciole di movimentismo rimaste. In molti vogliono un vice di Luigi Di Maio, che lo aiuti perché «da solo non ce la fa». E poi creare una segreteria politica nazionale, nominare dei dirigenti e, per radicarsi nei territori, avere dei coordinatori regionali. Un' operazione, quindi, che mira a erodere parte di quel potere oggi nelle mani di Casaleggio. D' altronde, Davide non è Gianroberto: «Non ha la visione politica del padre - sostengono esponenti di peso del M5S - né è in grado di capire quando si devono mettere in discussione le regole interne».

 

DAVIDE CASALEGGIO E ROBERTO FICO

La prima virata aprirebbe le porte del Movimento alle alleanze con le liste civiche, anche se solo in occasione delle elezioni regionali. Troppo tardi per il voto in Sardegna, che arriverà tra due settimane e dove la sconfitta è già messa in conto. «Ma potremmo fare in tempo per maggio», è il messaggio che circola nelle chat parlamentari, «quando insieme alle elezioni europee andranno al voto Piemonte e Basilicata».

 

Anche il metodo di selezione dei candidati per le regionali, però, crea malcontento. E nel mirino finisce la piattaforma Rousseau, la creatura di Casaleggio: «Siamo costretti ad affidarci totalmente a Rousseau e al voto online. Tanto che in Abruzzo non abbiamo potuto presentare neanche un candidato de L' Aquila, perché nei paesini lì intorno c' era qualcuno che aveva ottenuto più clic: una follia».

davide casaleggio

 

Casaleggio, dunque, è sempre nel mirino. Nell' amarezza per l' ennesima sconfitta locale, si rinfaccia al figlio del fondatore il divieto, diramato in autunno ai parlamentari, di proporre emendamenti localistici nella scrittura della manovra. «Siamo stati costretti a votare, ad esempio, un emendamento di Cannizzaro, di Forza Italia, che dava 20 milioni di euro all' Aeroporto di Reggio Calabria. Potevamo presentarlo noi. Casaleggio ci avrà pensato alle elezioni a novembre?». Il figlio - raccontano - non ne vuole sapere di tradire le idee del padre. Ma Davide non è Gianroberto. E la successione dinastica del potere, senza che i sudditi vengano ascoltati, conduce spesso alle rivoluzioni.

 

 

2 - DI MAIO ALL' ANGOLO: SERVE UN VERO PARTITO CASALEGGIO LO BLOCCA, MOVIMENTO NEL CAOS

Simone Canettieri per “il Messaggero

 

sara marcozzi con luigi di maio sulla neve

I suoi lo cercano: dove sta Luigi? Non si sa. Ma se i Romani consultavano gli aruspici, i deputati e i senatori M5S compulsano la sua bacheca Facebook. E notano che, strano ma vero, il suo ultimo post è sempre lo stesso. È ancora quello sfornato domenica alle 19.47 per Sanremo.

 

Per correre dietro, strano eh, alla polemica tra Matteo Salvini e Mahmood. Insomma, è martedì mattina e Di Maio ha disertato il vertice di governo a Palazzo Chigi sulla Tav delegando il ministro Riccardo Fraccaro. Motivazione ufficiale: si trova al Mise a incontrare prima l' Anci e poi le Regioni sul reddito di cittadinanza. Sulla sua bacheca però compare ancora, dopo 48 ore, l' endorsement per Simone Cristicchi al Festival con una canzone dal titolo eloquente su cui tutti, anche i suoi, fanno ironia: Abbi cura di me.

sara marcozzi con luigi di maio sulla neve 1

 

Nel frattempo prende quota questo ragionamento, molto sentito dai parlamentari sempre più spaesati e «depressi». L' idea di strutturare il M5S in un vero e proprio partito. Gira addirittura un organigramma. Uno più largo e uno più stretto. Al momento è tutto nelle mani di Di Maio: è capo politico, ministro del Lavoro, ministro dello Sviluppo economico e vicepremier. Troppo. E dunque già domenica sera - a batosta abruzzese acquisita - il giovane leader ne avrebbe parlato a Milano con Davide Casaleggio.

 

Il senso del suo ragionamento è: non posso fare tutto io, non ce la faccio fisicamente, troppi dossier dentro e fuori il governo. E dunque Di Maio pensa a una sorta di direttorio - esperimento a dire il vero già naufragato - dove piazzare una serie di vice-segretari del M5S. E poi magari anche una pletora di coordinatori regionali. La sua tenzione: coinvolgere i territori, lasciare i ministri a fare i ministri e dare più visibilità ai capigruppo di Camera e Senato , Ciccio D' Uva e Stefano Patuanelli, che saranno poi coadiuvati da un pugno di parlamentari operativi «e in gamba». Un partito dunque.

 

LO STOP

giuseppe conte luigi di maio e la card per il reddito di cittadinanza

La notizia esce - con un lancio dell' AdnKronos - ma poi tempo due ore arriva il «no» di Milano. Davide Casaleggio è contrario. E anche Beppe Grillo, il Garante, non vede di buon occhio questa ennesima trasformazione. Da accompagnare alla caduta del tabù di accordi con altre liste civiche e magari di questo passo anche con la fine della regola del secondo mandato.

 

Grillo è nervoso e in serata, nel corso di uno spettacolo a Bologna, dice a proposito della sconfitta alle regionali: «Chiedo solo una cosa, ufficialmente: che ci diano indietro i 700 milioni di euro che gli abbiamo dato l' anno scorso, le 4 ambulanze e gli spazzaneve a turbina...». Il clima è abbastanza impazzito. E alla fine arriva da «fonti M5S» la smentita: niente segreterie nazionale né regionali. Si va avanti così, per ora. Girano di ogni.

 

In ambienti parlamentari rimbalza anche la suggestione di un cambio al vertice del Movimento. Non con Alessandro Di Battista (la sua efficacia in Abruzzo è stata critica) ma con il premier Giuseppe Conte, che è in cima al gradimento nel governo e potrebbe lui stesso rafforzarsi facendosi leader e trattando alla pari con Salvini. Ma non va bene.

 

BEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIO

E Proprio Dibba in tv, da Floris su La7, rilancia su un «coordinamento territoriale». Nel frattempo si cercano soluzioni a un problema, la crisi dei consensi, che domenica ha fatto capolino e che potrebbe continuare. «Certo, magari alle Europee andremo male come 5 anni fa e Salvini farà il pieno, poi ci riprenderemo e lui calerà come Renzi», dice Giulia Sarti, presidente dalla commissione Giustizia. Lorenzo Fioramonti, viceministro dell' Istruzione, passeggia in Transatlantico: «Il partito leggero com' è per definizione il Movimento non funziona: dobbiamo stare sui territori e non arrivare sempre con il fiato corto».

 

La voglia di darsi una struttura contamina molti, big e peones. Di Maio è alle prese con le spinte del gruppo che non accetta le «ingerenze», le chiamano così, di Casaleggio. La settimana prossima è attesa un' assemblea congiunta. Il vicecapogruppo alla Camera, Francesco Silvestri, butta acqua sul fuoco: «Nessun dramma, dobbiamo rimodularci, a partire dalla comunicazione. A volte sembriamo un po' antipatici». Alle 22.22 di ieri sera sulla bacheca di Di Maio c' era sempre Cristicchi. Abbi cura di me, fa la canzone.

BEPPE GRILLO E DAVIDE CASALEGGIO

 

Ultimi Dagoreport

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…