antonio costa

NON CI RESTA CHE COSTA - IN PORTOGALLO VINCONO I SOCIALISTI (36,7%), E LA SINISTRA ITALIANA HA TROVATO IL NUOVO ESEMPIO DA SBANDIERARE (E POI NON SEGUIRE), COME GIÀ BLAIR, ZAPATERO, TSIPRAS, MACRON. PAZZI PER IL PORTOGHESE SONO GENTILONI, ZINGARETTI, SPERANZA, CHE CORRONO A COMPLIMENTARSI

PORTOGALLO: VITTORIA DEI SOCIALISTI DI COSTA CON IL 36,7%

ANTONIO COSTA

 (ANSA) - Il partito socialista del premier Antonio Costa ha vinto le elezioni in Portogallo, ma senza raggiungere la maggioranza assoluta in Parlamento. Con il 100% delle schede scrutinate, i socialisti hanno ottenuto il 36,7% dei voti (pari a 95 seggi su 230) seguiti dal Psd (partito socialdemocratico di centrodestra) al 28,1% (70 seggi). Terzo il Blocco di sinistra con il 9,6% dei voti (16 seggi), seguito dalla coalizione di sinistra al 6,3% (9), i popolari di destra al 4,2% (4 deputati) e gli ambientalisti di Pan al 3,3% (2 seggi).

 

PORTOGALLO: COSTA, ORA ACCORDO PER 4 ANNI STABILITÀ

(ANSA-AP) - Il leader socialista portoghese e premier eletto in carica Antonio Costa ha affermato che avvierà colloqui con altri partiti con l'obiettivo di garantire un accordo politico per i prossimi quattro anni. "La stabilità politica è essenziale per la credibilità internazionale del Portogallo", ha dichiarato Costa festeggiando la riconferma alle elezioni parlamentari di ieri. I socialisti di Costa hanno ottenuto il 36,7% dei voti, non abbastanza per la maggioranza assoluta in Parlamento.

 

 

 

 

PORTOGALLO: GENTILONI, COSTA PREMIATO, HA RISANATO IL PAESE

 (ANSA) - "Contento del risultato delle elezioni portoghesi. Un premio al lavoro di Antonio Costa che ha risanato e rilanciato il suo Paese". Lo scrive su Twitter Paolo Gentiloni, ex premier e prossimo commissario europeo.

 

PORTOGALLO:ZINGARETTI,VITTORIA COSTA DÀ FORZA A NUOVA EUROPA

 (ANSA) - "Dal voto in Portogallo un bellissimo risultato! Un abbraccio ad Antonio Costa. Un voto che dà forza a una nuova Europa più giusta, più verde e competitiva". Lo scrive su Twitter il segretario del Pd Nicola Zingaretti, commentando le elezioni in Portogallo.

 

 

Elena Marisol Brandolini per www.ilmessaggero.it

 

I socialisti hanno vinto le elezioni celebrate ieri in Portogallo, come avevano pronosticato i sondaggi delle ultime settimane, anche se non avendo raggiunto la maggioranza assoluta, dovranno ora cercarsi un alleato. E' la prima volta per António Costa che, nelle politiche del 2015, aveva totalizzato appena il 32,4%, arrivando secondo dietro il partito conservatore dell'allora primo ministro Pedro Passo Coelho.

 

ANTONIO COSTA

Questo è quanto segnalavano gli exit poll delle 21, proposti dalla televisione pubblica portoghese, poi confermato dallo scrutinio dei voti. Elezioni che hanno registrato una partecipazione ancora in calo rispetto al 2015: alle ore 16 aveva votato solo il 38,59% contro il 44,38% del 2015, (riduzione in parte dovuta all'aumento del censo da 9.683.000 elettori del 2015 agli attuali 10.810.662), facendo perciò prevedere un ulteriore aumento dell'astensione rispetto alle scorse elezioni, attorno al 46%.

 

L'ALTALENA

All'importante crescita del PS, che lo scrutinio totale attesta sul 36,8%, si accompagna un dato di sostanziale tenuta del resto delle forze di sinistra, con una lieve flessione: il Bloco de Esquerda di Cristina Martins conserva più o meno inalterata la sua forza, ottenendo il 9,6% dei consensi, con una flessione di appena qualche decimale rispetto al 2015; com'era previsto, calano i comunisti di Jerónimo de Sousa di quasi un paio di punti, conquistando il 6,3%; mentre il PAN, il partito animalista-ecologista di André Silva, arriva quasi a triplicare il risultato del 2015, col 3,2%. Crollano i partiti di centro-destra, in un paese in cui la crisi economica non ha favorito la nascita di formazioni della destra estrema: il partito conservatore PSD di Rui Rio si attesta al 28,1%, quando nel 2015 aveva totalizzato il 38,5% (in coalizione con la CDS); il partito democristiano di Assuncão Cristas ottiene appena il 4,2%.

 

Il risultato elettorale premia i nuovi rapporti di forza costruiti in parlamento tra destra e sinistra, all'indomani dell'esperienza fulminante e fallimentare del vincitore delle elezioni del 2015, con la cosiddetta geringonça, l'alleanza di sinistra attorno al governo del socialista Costa con il sostegno esterno del Bloco, dei comunisti e dei verdi. E ridefinisce la mappa del consenso tra le diverse forze politiche all'interno dello schieramento progressista.

 

antonio costa portogallo

I socialisti crescono anche rispetto al risultato delle europee del maggio scorso, in cui avevano totalizzato il 33,4% dei consensi, ma falliscono l'obiettivo della maggioranza assoluta di 116 seggi, che stavolta Costa ha evitato di evocare in campagna per non suscitare il rifiuto di parte del suo elettorato, pur avvicinandosi molto. «La vittoria del PS è chiarissima e chiara è la volontà degli elettori nell'indicare la preferenza per un governo di stabilità guidato dal PS», dicono i dirigenti del partito davanti alla folla di militanti accorsi per celebrare la notte elettorale.

 

LA TROIKA

Per garantire la stabilità della legislatura il leader socialista sarà comunque costretto a rieditare un'alleanza con le forze di sinistra, con tutte o solo con alcune di esse. Ma non è detto che sia una nuova geringonça la soluzione di governo, anche perché ora il Bloco potrebbe pretendere di entrare nel governo in coalizione con i socialisti, come Podemos in Spagna. La sua leader Catarina Martins ha detto che «il Bloco è pronto ad assumersi le responsabilità che gli corrispondono». E questa è la preoccupazione «dell'impasse spagnola» che Costa segnalava in campagna elettorale. Dicono però che Costa sia particolarmente abile nelle gestione delle relazioni politiche. Sicuramente capace si è dimostrato nell'invertire le politiche di austerità imposte dalla troika economica e nel gettare le basi per la ricostruzione della coesione sociale nel paese. Come gli ha riconosciuto ieri l'elettorato.

 

 

 

Ultimi Dagoreport

guerra ucraina vladimir putin donald trump ali khamenei xi jinping volodymyr zelensky

DAGOREPORT – IN UN MESE, TRUMP HA DESTABILIZZATO L’ORDINE MONDIALE, HA RIABILITATO PUTIN E HA ISOLATO LA CINA - CINQUE PREVISIONI CHE NON SI SONO AVVERATE SULL’UCRAINA: 1) QUEL TORTELLONE DI MARK RUTTE, SEGRETARIO GENERALE DELLA NATO, ANNUNCIAVA CON SICUREZZA: “KIEV ENTRERÀ NELLA NATO, È UN PROCESSO IRREVERSIBILE”. E INFATTI, ORA ANCHE ZELENSKY PARLA DI PIANO B RISPETTO ALL’ALLEANZA ATLANTICA – 2) NON SI FA LA PACE SENZA LA CINA. FALSO: TRUMP ALZA LA CORNETTA E PUTIN LO ASPETTA – 3) XI JINPING: “L’AMICIZIA CON LA RUSSIA È SENZA LIMITI” (MANCO PER IL GAS) – 4) L’IRAN S’ATTACCA AL DRONE – 5) L’EUROPA, SOLITO SPETTATORE PAGANTE CHE NON CONTA UN CAZZO

giuseppe conte maria alessandra sandulli giorgia meloni matteo salvini giancarlo giorgetti corte costituzionale consulta

DAGOREPORT – IL VERTICE DI MAGGIORANZA DI IERI HA PARTORITO IL TOPOLINO DELLA CONSULTA: L’UNICO RISULTATO È STATA LA NOMINA DEI QUATTRO GIUDICI COSTITUZIONALI. A SBLOCCARE LO STALLO È STATO GIUSEPPE CONTE, CHE HA MESSO IL CAPPELLO SUL NOME “TECNICO”, MARIA ALESSANDRA SANDULLI – SUGLI ALTRI DOSSIER, MELONI, SALVINI E TAJANI CONTINUANO A SCAZZARE: SULLA ROTTAMAZIONE DELLE CARTELLE NON CI SONO I SOLDI. LA RIFORMA DEI MEDICI DI FAMIGLIA È OSTEGGIATA DA FORZA ITALIA. E IL TERZO MANDATO È KRYPTONITE PER LA DUCETTA, CHE VUOLE “RIEQUILIBRARE” LE FORZE A LIVELLO LOCALE E SOGNA DI PAPPARSI VENETO E MILANO…

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – QUANTO DURERA' LA STRATEGIA DEL SILENZIO DI GIORGIA MELONI? SI PRESENTERÀ IN AULA PER LA MOZIONE DI SFIDUCIA A CARLO NORDIO O DISERTERÀ COME HA FATTO CON LA SANTANCHÈ? MENTRE LA PREMIER SI ECLISSA, SALVINI È IPERATTIVO: VOLA PRIMA A MADRID PER INTERVENIRE ALL’INTERNAZIONALE DEI NAZI-SOVRANISTI E POI A TEL AVIV PER UNA FOTO CON NETANYAHU – GLI OTOLITI DELLA SORA GIORGIA BALLANO LA RUMBA PER LE MOLTE BEGHE GIUDIZIARIE: DA SANTANCHÈ A DELMASTRO PASSANDO PER NORDIO E ALMASRI…

volodymyr zelensky vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – TRUMP HA FRETTA DI CHIUDERE LA GUERRA IN UCRAINA: OGGI HA CHIAMATO PUTIN - IL PIANO USA PER LA PACE: ZELENSKY DEVE CEDERE ALLA RUSSIA LA ZONA DI KURSK. PUTIN MANTERRÀ IL CONTROLLO DELLA CRIMEA MA SOLO UNA PARTE DEL DONBASS. LA RESTANTE ZONA ORIENTALE, ORA OCCUPATA DAI RUSSI, DIVENTERÀ UN’AREA CUSCINETTO PRESIDIATA DA FORZE DI INTERPOSIZIONE. L'INGRESSO DI KIEV NELLA NATO? NELL'IMMEDIATO E' IRREALIZZABILE. E IN FUTURO? SI VEDRA' - TRUMP INGORDO: GLI USA HANNO DATO 340 MILIARDI A KIEV MA VUOLE 500 MILIARDI IN TERRE RARE DALL'UCRAINA (DIMENTICA CHE ANCHE L'UE HA SGANCIATO 170 MILIARDI. E INFATTI ANCHE GLI EUROPEI SARANNO AL TAVOLO DELLE TRATTATIVE...)