NON CI RESTA CHE CRIMI – FILIPPO CECCARELLI: “FRA LE MERAVIGLIE DEL POSSIBILE DELLA TRAGICOMMEDIA CINQUE STELLE SI STAGLIA OGGI LA FIGURA, MA ANCOR PIÙ IL MALDESTRO DESTINO DI VITO CRIMI” - “DOPO ESSERSI BUTTATO COME REGGENTE, SI RITROVA DINANZI A UN BIVIO CHE NON OFFRE SCAMPO. O DIVENTA L'ULTIMO SACRIFICIO UMANO IMMOLATO AL MOLOCH DI SANT'ILARIO, O L'IGNARO E NEGHITTOSO RIBELLE DIETRO CUI TUTTI I PAVIDI E GLI OPPORTUNISTI CINQUE STELLE SI SCHERMANO IN ATTESA DI VEDERE COME VA A FINIRE - E DI SOLITO IN QUESTI CASI VA A FINIRE MALE…”
Flippo Ceccarelli per “la Repubblica”
Fra le meraviglie del possibile della tragicommedia cinque stelle si staglia oggi la figura, ma ancor più il maldestro destino di Vito Crimi, attraverso il quale si capisce come la politica si presenti a volte come un'arte così buffa e crudele da risultare perfino istruttiva.
DAVIDE CASALEGGIO LUIGI DI MAIO VITO CRIMI
Crimi, che ha 49 anni, fu detto a suo tempo da Massimo Bordin "gerarca minore" per l'abnegazione anche un pochino fanatica con cui dalla sua multiforme posizione di potere teorizzava e metteva in pratica i comandamenti del grillismo realizzato.
Personaggi del genere, appassionatamente vocati alla causa ma ancor più al loro leader e del tutto privi di senso dell'umorismo, non mancano mai nei partiti, specie quando vanno al governo: si pensi al Bondi sublime poeta e teologo del berlusconismo o a certi più brutali, ma non meno consacrati zelanti del giglio magico renziano.
Su questa attitudine di Crimi, che pure trovava un arduo rivale in Toninelli, esiste da tempo una sintomatica aneddotica in parole e opere. Per le prime fa testo un'antica (2013) e impegnativa dichiarazione (ad accoglierla con severo scetticismo Lucia Annunziata) nella quale, fresco presidente dei senatori, definiva Grillo un padre - ahi! ahi! - che stava accompagnando "un bambino che camminava a carponi" e lo guidava lontano dai pericoli, "a cominciare dai soldi", che vabbè, poi si è visto che non saranno stati il solo impiccio, ma insomma, proprio a lui capitò poi di sbrogliare la grana, dagli scontrini alle trattenute di Rousseau.
Quanto agli atteggiamenti nei confronti del non ancora Elevato demiurgo del MoVimento, sempre in quegli anni il soggetto non sapeva quanto i palazzi della politica possano essere occhiuti e maliziosi coi nuovi arrivati; così non era sfuggito il lieto spirito di dedizione con cui il capogruppo - una figura istituzionale! Scandalo nello scandalo - si aggirava nei corridoi di Palazzo Madama tenendo in mano un prezioso sacchetto contenente giacca e cravatta stropicciate che Grillo si era tolto dopo una visita al Quirinale.
Là dove l'umile in definitiva anche gentile ruolo di porta-panni, a distanza di quasi un decennio rafforza da un lato il valore pedagogico dell'esperienza di Vito e dall'altro illumina l'irresistibile deriva dell'autocrazia di Beppe, che sarà stato pure il gran fenomeno che è stato, ma da qualche tempo sembra aver perso davvero la brocca, e non è più solo questione di post criptici, enigmatiche introspezioni e sciarade video musicali, ma di scoppi di rabbia, autolesionismi e soluzioni che si ribaltano nel loro contrario a pochi giorni di distanza l'una dall'altra.
Accade così che il povero Crimi, dopo essersi buttato come reggente a tagliare il doloroso cordone ombelicale con la Casaleggio, da cui lui stesso in qualche modo proviene, si ritrova dinanzi a un bivio che però non offre scampo. Perché o diventa l'ultimo sacrificio umano immolato al Moloch di Sant'Ilario, o l'ignaro e neghittoso ribelle dietro cui però tutti i pavidi e gli opportunisti cinque stelle si schermano in attesa di vedere come va a finire - e di solito in questi casi va a finire male.
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