BRUXELLES, COVO DI SPIE? EVVIVA, È TORNATA LA GUERRA FREDDA! - NON SOLO COMUNICAZIONI, LA NSA OTTIENE DALL’EUROPA LISTE PASSEGGERI E CARTE DI CREDITO

1. I VELENI E I SOSPETTI DI BRUXELLES «CONTROLLATE LE LISTE PASSEGGERI»
Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"

Un mese fa i vertici dell'intelligence americana hanno accusato formalmente i servizi segreti europei di aver passato informazioni riservate agli Stati Uniti. E così hanno giustificato la volontà di non trattare l'argomento relativo all'acquisizione dei dati relativi alle comunicazioni dei cittadini stranieri.

La presa di posizione è stata espressa durante l'ultima riunione bilaterale con gli esponenti dell'Unione Europea nell'ambito delle trattative per la protezione degli stessi dati avviate dopo le rivelazioni della «talpa» Edward Snowden. Ha un nuovo e clamoroso risvolto la guerra di spie che sta avvelenando i rapporti tra Paesi.

Anche perché c'è il sospetto forte che l'Nsa, la National Security Agency, possa aver catturato non soltanto le informazioni relative a telefonate, mail e sms, ma anche quelle su carte di credito e liste passeggeri dei voli internazionali. Il clima è talmente teso da aver convinto le autorità della Ue a disporre ogni trenta giorni «bonifiche» negli uffici ritenuti più sensibili.

«Scambio tra provider»
È il 24 settembre scorso, a Bruxelles si incontrano la delegazione Usa e quella della Ue. Circa venti persone, per l'Italia è presente Biagio Cimini, magistrato che fa parte del team tecnico. Altre due riunioni ci sono già state l'8 e il 25 luglio.

L'obiettivo dell'Europa è evidente: scoprire quante e quali informazioni acquisiscono gli americani, cercare un accordo per riuscire a fermare o quantomeno controllare il flusso dei dati. Ma è un negoziato che appare destinato al naufragio, come hanno spiegato quel giorno i rappresentanti di James Clapper, il capo dei servizi segreti Usa.

Non ci sono stati tentennamenti nell'esprimere la posizione di Washington: «Lo scambio tra 007 statunitensi ed europei è tale e continuo che entrambi sono provider dell'altro, quindi non si può andare oltre rispetto alla consegna di informazioni». Un'accusa durissima e pesante ripetuta in queste ultime ore, che adesso toccherà soprattutto agli apparati di sicurezza di Italia, Spagna, Francia e Germania riuscire a smentire.

Voli e carte di credito
In realtà in quella stessa sede i partecipanti hanno avuto la sensazione che di ben più ampia portata potrebbero essere le intrusioni degli 007 statunitensi e proprio questo alimenta il sospetto su una collaborazione dei servizi «collegati».

Sono le stessi leggi americane a vietare all'Nsa di poter acquisire notizie relative alle liste passeggeri degli aerei e agli utilizzatori di carte di credito. Eppure i delegati non hanno potuto escludere che ciò avvenga, riservandosi di fornire una risposta il 18 novembre quando a Washington arriverà Cecilia Malmström, responsabile degli Affari Interni della Commissione Europea guidata da José Manuel Barroso.

L'atteggiamento dei rappresentanti Usa non è mai stato morbido in questa trattativa che dovrebbe concludersi il 6 novembre con il rapporto finale da consegnare al Parlamento e alla Commissione Europea. Per sedersi al tavolo hanno posto condizioni precise e non negoziabili: nessuna verbalizzazione degli incontri; discussione limitata alla «cornice giuridica» relativa all'acquisizione dei dati e non ampliata ai contenuti. Solo su un punto hanno mostrato di volersi sbilanciare: «Gli Usa non hanno mai fatto spionaggio economico». Affermazione che non basta a rassicurare, soprattutto visto quel che sta emergendo ormai da mesi.

La convocazione di Letta
Proprio di questo si parlerà questa mattina durante il comitato interministeriale convocato d'urgenza dal presidente del Consiglio Enrico Letta dopo le accuse di spionaggio politico su alcuni personaggi istituzionali europei - prima fra tutti la cancelliera Angela Merkel - e l'accusa dell'Unione Europea contro la Russia di Vladimir Putin che al termine dell'ultimo G20 di San Pietroburgo avrebbe consegnato ai componenti delle delegazioni internazionali chiavette Usb e cavi per la ricarica degli smartphone.

Una vicenda che ha fatto salire ulteriormente la tensione, in una situazione già segnata da numerosi attriti. Risale a mesi fa la disposizione degli uffici addetti alla sicurezza delle personalità europee di sottoporre a «debriefing» tutti i partecipanti agli incontri internazionali. Il sospetto è che in quelle occasioni ci possa essere scambio di materiale riservato che sfugge ai controlli e dunque si è decisa questa particolare forma di protezione, unita a una precauzione ritenuta fondamentale per poter salvaguardare le informazioni «sensibili»: sottoporre a bonifica mensile gli uffici delle personalità e degli alti funzionari.


2. TRATTATIVE SEGRETE CON L'UE - WASHINGTON NON CEDE SUI DATI RACCOLTI IN EUROPA
Guido Ruotolo per "La Stampa"

Indica il Berlaymont building, la sede della Commissione europea, mentre scendiamo le scale del metro stazione Schuman: «Tutto ciò che è attorno a quel palazzo e alle sedi distaccate della Commissione è potenzialmente un ambiente ostile». Ogni mese, racconta l'alto burocrate della Ue, «gli uffici più delicati della Commissione vengono bonificati».
Altro che gadget e chiavette o alimentatori Usb di cellulari regalati da Putin alle delegazioni del G20 di San Pietroburgo. Bruxelles si presenta come territorio di caccia delle spie di mezzo mondo. Come una volta potevano essere Berlino o Istanbul.

È in questo contesto che a Washington nell'incontro (il terzo) dopo l'esplosione dello scandalo Datagate tra le delegazioni tecniche Ue e Usa che il rappresentante dell' Ufficio del Direttore della intelligence nazionale americana ha detto: «Lo scambio di informazioni tra i servizi segreti è continuo». Come dire, la collaborazione è talmente stretta che ammetterla vorrebbe compromettere i servizi segreti di quei Paesi che protestano perché vittime del Datagate. Lo stesso Ufficio dell'intelligence nazionale Usa - equivalente al Dis, Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, che coordina i nostri servizi segreti - si è impegnato a sostenere che nell'attività del Datagate non c'è spionaggio economico.

Il primo incontro tra le due delegazioni chiamate a ragionare sul tema della protezione della privacy, avvenne l'8 luglio, il secondo il 25 poi il terzo, a Washington, il 24 e 25 settembre e adesso si aspetta quello risolutivo del 6 novembre. A questi incontri hanno partecipato per gli americani, insieme all'Ufficio del Direttore della intelligence nazionale, i responsabili tecnici del Dipartimento di Giustizia, della Sicurezza interna, del Tesoro e del Dipartimento di Stato. Per gli europei, rappresentanti della Commissione Ue, della presidenza di turno, 10 esperti di protezione dati e sicurezza, tra cui l'italiano Biagio Cimini, magistrato distaccato al ministero di Giustizia.

La delusione è forte per l'esito di questi incontri tra i membri della delegazione Ue. Intanto gli americani hanno chiesto che non rimanesse traccia dei colloqui bilaterali. Sempre gli americani hanno imposto i paletti del lavoro delle due rappresentanze: «Non parliamo di scambio di informazioni ma solo di cornice giuridica e di meccanismi di sorveglianza».

Dunque, l' attività di raccolta dati sensibili. Gli americani hanno detto di rispettare la base giuridica del Patriot Act. La cosiddetta sezione 215 per i cittadini americani, ovvero la raccolta di metadati senza contenuti, e la sezione 702 per quanto riguarda i cittadini non americani al di fuori dei loro confini nazionali, che comprende anche il contenuto delle conversazioni.

Gli europei, malgrado le ultime dichiarazioni di Obama, sono convinti che l'amministrazione americana apporterà delle innovazioni, nella chiave del rispetto della privacy, solo per i cittadini americani, mentre per quello che già accade al di fuori dei confini americani e nei confronti di non americani, non vi sarà alcuna modifica della prassi attuale. Che vìola le leggi nazionali sulla tutela dei dati sensibili. Il sospetto è che nella raccolta dei dati sensibili all'estero finiscano anche i contenuti dei dati stessi, cioè le intercettazioni.

Proprio all'ultima riunione di Washington (24-25 settembre), alla richiesta della delegazione europea se gli accordi sul «pnr», il codice passeggeri di voli, e il «Tftp», quello sulle carte di credito, continuano a essere protetti da intrusioni della Nsa, la National security agency, la delegazione americana ha risposto: «Non siamo in grado di confermarlo o di smentirlo. All'incontro del 6 novembre saremo più precisi».

A Bruxelles sognano l'«antidoto» alle intrusioni e alle violazioni della privacy. Il sogno si chiama «nuvola europea», dove verrebbero conservati tutti i dati, metadati e contenuto, «creati» in Europa. Ma questo sogno non piace agli americani, che lo ritengono una minaccia alla loro libertà di collezionare dati personali, perché dovrebbero farlo appunto applicando la legislazione europea.

 

 

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