giuseppe conte matteo salvini decreto decreti sicurezza

SETTIMANA NERA PER CONTE: COSTRETTO A PROLUNGARE LO STATO DI EMERGENZA PER I MALDIPANCIA DI PD E M5S - FIGURA BARBINA SUI DECRETI SICUREZZA - A CACCIA DI PEONES IN SENATO PER ESSERE COPERTO IN CASO DI SCISSIONE GRILLINA - E GLI SI È IMBIZZARRITO IL CIUFFO QUANDO HA LETTO CHE ZINGA E' ''STANCO'' DEL DOPPIO RUOLO (GOVERNATORE E SEGRETARIO) ED E' PRONTO A ENTRARE NEL GOVERNO - L'UNICA CONSOLAZIONE DA GUALTIERI: PER ORA HA ACCANTONATO IL MES SU CONSIGLIO DI BANKITALIA - PER I SINDACI TRATTATIVA DI MAIO-ZINGA: MORASSUT O BRAY PER ROMA E SARACCO, ESPONENTE DELLA SOCIETA' CIVILE, A TORINO - RESTA PERÒ LA PARALISI INTERNA: ILVA, ASPI, ALITALIA, MPS, RETE UNICA E IL MOTIVO E'....

DAGONEWS

 

Oggi Massimo Cacciari giustamente grida contro il governo Conte: ma ci voleva la proroga dello stato di emergenza per obbligare gli italiani a mettere la mascherina all'aperto nelle strade affollate? Ovviamente no, lo stato di emergenza serve a Conte per sopravvivere fino al 31 gennaio e a disinnescare crisi e mal di pancia all'interno di Pd e 5 Stelle.

matteo salvini e giuseppe conte approvazione decreto sicurezza bis 2

 

Il premier in queste settimane ha perso quel potere ''percepito'' che ha esercitato durante il lockdown, e dopo le elezioni regionali ha dovuto cedere al Pd, che gli ha morettianamente chiesto di fare una cosa di sinistra, sulla modifica ai salviniani decreti sicurezza. Certo, i dem e la renziana Bellanova si sono lasciati andare un po' troppo, accompagnando i ritocchi con questa ridicola frase: ''abbiamo ripristinato condizioni di civiltà giuridica e giustizia sociale''.

 

Ah, quindi quando Conte li ha non solo firmati, ma insieme a Salvini si è fatto fotografare con un cartello celebrativo, si trattava di barbarie e ingiustizia? Il premier sul punto ha fatto una figura barbina, e ha permesso a una parte della sua maggioranza di sbeffeggiarlo. L'altra parte, quella grillina, i decreti - non proprio popolari - non voleva affatto toccarli, essendo stati sul tema dei migranti assolutamente allineati e compatti con il Capitone. Non a caso Trenta e Toninelli prendevano decisioni perfettamente collegiali con il leader leghista.

 

CONTE E SALVINI

Altra grana per Palazzo Chigi è assicurarsi un manipolo di ''responsabili'' in caso di scissione dibba-grillina in Senato, così da non rendere organico l'ingresso di Forza Italia in maggioranza. La ricerca di una stampella è in corso, tra i soliti ex DC, berluscones, moderati e gruppi misti.

 

In più gli sono venuti i capelli dritti quando ha letto le frasi di Zingaretti ''appesantito'' dal doppio ruolo di presidente della regione Lazio e segretario del Pd, un messaggio in codice per dire che è pronto a mollare la Pisana (dove fioccano le inchieste sulle mascherine) per entrare nel governo. Zinga poi ha smentito, ma d'altronde è lo stesso che aveva detto ''mai al governo con chi ci chiama il partito di Bibbiano'' e ''se cadono i giallo-verdi si può andare solo a elezioni''.

 

Conte Zingaretti

Un suo ingresso nell'esecutivo metterebbe in crisi equilibri già delicatissimi. Col segretario in campo, Franceschini non potrebbe più fare il capo-delegazione del Pd, Di Maio rivorrebbe il ruolo di vicepremier e Conte si troverebbe semi-commissariato. Soprattutto se Zingaretti fosse costretto dalla fronda dem campeggiata da Franceschini e altri a lasciare la segreteria, concentrando tutte le sue energie sul ruolo governativo.

 

Nel frattempo bisogna risolvere il dilemma delle candidature a Roma e Torino. Al momento per la capitale ci sono due nomi Pd: Morassut e Bray, con quest'ultimo gradito anche ai grillini. Ma Bettini, che il ruolo di kingmaker del Campidoglio non lo vuole certo mollare ora che è al massimo del suo potere, ha sempre in tasca la carta di Andrea Riccardi, già comunità Sant'Egidio, già al governo con Monti, anello di congiunzione col mondo cattolico romano.

roberto morassut

 

Zingaretti sta portando avanti le trattative con Di Maio: il Pd sceglierà il candidato per Roma, e i 5 Stelle lo appoggeranno (bisogna vedere se al primo o al secondo turno in caso di ricandidatura della Raggi); mentre a Torino i dem rinunceranno a un loro nome e sceglieranno (senza primarie) un esponente della società civile, con ogni probabilità il rettore del Politecnico Guido Saracco, sempre sostenuto dalla coalizione di governo.

 

massimo bray enrico letta foto di bacco

Se Conte non ha passato due settimane di forza, ha però potuto rifiatare sul Mes, visto che i membri del Pd hanno smesso di chiederlo ogni giorno in ogni intervista. Il motivo? Gualtieri avrebbe saputo da Bankitalia, che ha sondato i principali investitori finanziari attivi sui nostri Btp, che il ricorso (in solitaria) al Fondo Salva-Stati da parte del nostro paese verrebbe visto negativamente. Oggi 7 ottobre lo spread con i Bund tedeschi è a 127, ovvero il minimo da aprile 2018, e il tasso sul Btp decennale è 0,78%, ovvero il minimo STORICO. Con numeri così, ''ma che ce frega di usare il MES'', ha detto (non in questi esatti termini, ma ci siamo capiti) il ministro del Tesoro.  

mario monti andrea riccardi

 

Sul Recovery Fund, la palla è nel campo della Merkel e, come sempre, c'è poco che il governo italiano possa fare se non affidarsi a Mamma Angela.

 

Resta però la paralisi interna: Ilva, Aspi, Alitalia, Mps, rete unica. Tutti dossier caldissimi ma che vengono rinviati in attesa di non si sa bene quale svolta. Il problemone nel Consiglio dei Ministri è che i grillini vogliono avere (in termini di nomine e potere decisionale) un peso corrispondente ai loro seggi in parlamento, che sono più del doppio rispetto a quelli del Pd. Che invece vuole adottare un parametro legato ai sondaggi e ai recenti risultati elettorali, che vedono i dem avanti ai 5 Stelle. Ecco allora che non riescono a fare un passo.

 

Prendete l'Authority per i trasporti che si trova a Torino, per la quale ha avuto la meglio il candidato designato dai 5 Stelle, ovvero Nicola Zaccheo, che deve prendere il posto dell'attuale presidente Camanzi, quota Pd, che vorrebbe far slittare la sua presa di servizio visto che dovrà esprimere il suo parere sul piano industriale di Aspi. E sappiamo qual è l'atteggiamento dei grillini verso la società dei Benetton…

ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO ALL'INAUGURAZIONE DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP? - CERTO, LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA, ANCHE PER NON DARE SODDISFAZIONE AL "PATRIOTA" MATTEO SALVINI CHE VUOLE PRESENZIARE A TUTTI I COSTI E SVENTOLARE LA BANDIERA "MAGA" DELLA PADANIA - LA POVERINA STA CERCANDO DI CAPIRE, ATTRAVERSO IL SUO CARISSIMO AMICO ALLA KETAMINA ELON MUSK, SE CI SARANNO ALTRI CAPI DI GOVERNO. IL RISCHIO È DI TROVARSI IN MEZZO AGLI AVARIATI SOVRANISTI ORBAN E FICO - UN’IMMAGINE CHE VANIFICHEREBBE I SUOI SFORZI (E SOGNI) DI PORSI NEL RUOLO DI PONTIERE TRA L'EUROPA DI URSULA E L'AMERICA TRUMP...

giovan battista fazzolari giorgia meloni autostrade matteo salvini giovanbattista

DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME BISCE PER L’AUMENTO DEI PEDAGGI DELL’1,8%. PRETENDEVANO CHE IL RINCARO FOSSE MOLTO PIÙ ALTO, AGGIORNATO ALL'INFLAZIONE (5,9% NEL 2023). MA UN FORTE AUMENTO DEI PEDAGGI AVREBBE FATTO SCHIZZARE I PREZZI DEI BENI DI CONSUMO, FACENDO SCEMARE IL CONSENSO SUL GOVERNO – SU ASPI È SEMPRE SALVINI VS MELONI-FAZZOLARI: LA DUCETTA E “SPUGNA” PRETENDONO CHE A DECIDERE SIA SEMPRE E SOLO CDP (AZIONISTA AL 51%). IL LEADER DELLA LEGA, COME MINISTRO DEI TRASPORTI, INVECE, VUOLE AVERE L’ULTIMA PAROLA…

trump musk xi

DAGOREPORT – DONALD TRUMP HA IN CANNA DUE ORDINI ESECUTIVI BOMBASTICI, CHE FIRMERÀ IL GIORNO DOPO L’INAUGURAZIONE: IL PRIMO INAUGURERÀ LA DEPORTAZIONE DI 9,5 MILIONI DI IMMIGRATI. MA IL SECONDO È ANCORA PIÙ BOMBASTICO: L’IMPOSIZIONE DEI DAZI SUI PRODOTTI CINESI - UN CLASSICO TRUMPIANO: DARE UNA RANDELLATA E POI COSTRINGERE L’INTERLOCUTORE A TRATTARE DA UNA POSIZIONE DI DEBOLEZZA. MA COME REAGIRÀ XI JINPING? CHISSÀ CHE AL DRAGONE NON VENGA IN MENTE DI CHIUDERE, PER LA GIOIA DI ELON MUSK, LE MEGAFABBRICHE DI TESLA A SHANGHAI…

salvini romeo

DAGOREPORT - CHI L'AVREBBE MAI DETTO: MASSIMILIANO ROMEO È IL PROTAGONISTA INDISCUSSO DELLA LEGA DI FINE 2024 - EX FEDELISSIMO DEL “CAPITONE”, È STATO L’UNICO A ESPORSI CONTRO IL SEGRETARIO, E OTTENERE LA LEADERSHIP IN LOMBARDIA – DOPO LA SUA SFIDA VINTA, ANCHE FEDRIGA È USCITO ALLO SCOPERTO CANNONEGGIANDO CONTRO L’EVENTUALE RITORNO DI SALVINI AL VIMINALE - CHE SUCCEDERÀ AL CONGRESSO? NIENTE: SALVINI HA IN MANO LA MAGGIORANZA DEI DELEGATI, E L’ASSEMBLEA AVRÀ CARATTERE PROGRAMMATICO. MA LA DISSIDENZA CRESCE…