trump putin xi jinping

NON GUARDATE AL DITINO RUSSO MA ALLA LUNA CINESE - TRUMP VUOLE ARCHIVIARE IL G7 E PASSARE AL G11, CON IL RITORNO AL TAVOLO DI PUTIN MA ANCHE DI INDIA, AUSTRALIA, COREA DEL SUD. NON C'ENTRA IL SOLITO SOSPETTO DI INTESA CON IL NEMICO RUSSO, MA UN MODO IL TUTTO PER METTERE UN ''CUNEO'' NELLA VIA DELLA SETA. SONO TUTTI PAESI OSTILI ALL'ASCESA INARRESTABILE DELLA CINA - L'ITALIA COSTRETTA A ESSERE ''SCETTICA'': IN QUESTO MOMENTO DEVE SEGUIRE LA LINEA DI FRANCIA E GERMANIA, IL RECOVERY FUND CONTA PIÙ DEI SUMMIT

 

1. TRUMP CHIAMA PUTIN: G7 ALLARGATO ANTI-CINA L'ITALIA RESTA SCETTICA

Ilario Lombardo e Paolo Mastrolilli per “la Stampa

 

Rimandare il G7 a settembre e trasformarlo nel G11, tornando ad invitare la Russia, ma anche Australia, India e Corea del Sud, allo scopo di creare una nuova alleanza contro la Cina. La proposta lanciata sabato dal presidente Trump ha colto di sorpresa anche gli alleati. La stessa Italia è prudente, perché dopo le aperture degli anni scorsi a Mosca, ora vuole mantenere una linea più in sintonia con quella degli altri Paesi europei.

DONALD TRUMP VLADIMIR PUTIN

 

A marzo il capo della Casa Bianca aveva cancellato il vertice, previsto per metà giugno a Camp David, trasformandolo in un appuntamento digitale a causa del coronavirus. Il 20 maggio scorso però ha annunciato che aveva cambiato idea, e voleva ospitare il G7 di persona, anche per dare un segnale della riapertura degli Usa, dopo gli oltre 100.000 morti provocati dall' epidemia. Il leader britannico Johnson e quello francese Macron avevano dato la disponibilità, ma la cancelliera tedesca Merkel e il canadese Trudeau hanno frenato, e anche il giapponese Abe era incerto.

 

Allora sabato Trump ha spiazzato tutti, dicendo che rimanderà il vertice a settembre o dopo le presidenziali: «Il G7 è datato, non rappresenta più cosa succede nel mondo». Lui vuole allargarlo, ma soprattutto chiede di creare una coalizione contro Pechino proprio alla vigilia del voto di novembre, dove la sfida con la Repubblica popolare ha già assunto un ruolo centrale nella campagna elettorale. Pazienza poi se l' invito alla Russia riaccenderà i sospetti sui suoi rapporti con Putin. Il presidente del Council on Foreign Relations, Richad Haass, ha sottolineato così la contraddizione: «Il G7 è datato. Ma nessuna configurazione avrà successo, se Trump e gli Usa non rigetteranno l' unilateralismo, e si impegneranno a lavorare con gli altri, al multilateralismo, ad affrontare problemi globali come clima, salute, commerci e proliferazione delle armi».

 

XI JINPING DONALD TRUMP

Gli europei sono scettici, perché non vogliono diventare strumento della campagna elettorale di Donald, di cui non condividono l' attacco alla Cina e l' abbandono dell' Organizzazione mondiale della Sanità. E questo riguarda anche Roma. Sono passati due anni da quando Giuseppe Conte, durante il suo primo G7 in Canada, si augurò di rivedere la Russia seduta tra i grandi. Erano i primi giorni del suo mandato da presidente del Consiglio e quella posizione venne considerata un po' troppo secca, acerba, figlia delle simpatie filo-russe dei due partiti che allora componevano la maggioranza di governo in Italia, Lega e M5S.

 

xi jinping

Oggi, come spiegano fonti diplomatiche, di fronte alla brutalità dell' annuncio di Donald Trump di voler coinvolgere la Russia, la posizione dell' Italia sfuma verso una convergenza il più possibile europea. Conte non intende spaccare il fronte dei Paesi Ue dentro il G7, anche se, tolta la Gran Bretagna, l' Italia rispetto a Francia e Germania continua ad essere la meno severa sulle sanzioni a Mosca. Ciò non toglie che il governo italiano voglia restare allineato ai francesi e tedeschi i quali, prima di riaccogliere a tavola Putin, chiedono il rispetto degli accordi di Minsk sull' Ucraina.

 

Il presidente del Consiglio sapeva da giorni dello scetticismo di Angela Merkel ed è consapevole che Trump abbia reagito al no della Cancelliera, indisponibile ora a volare negli Usa per il G7. Nella contrarietà manifesta di Merkel, Conte però intravede chiare ragioni che accomunano i leader dei principali Paesi europei. Non solo per l' impatto di immagine che ci sarebbe sull' opinione pubblica, di un summit di capi di Stato e di governo provenienti in aereo da tutto il mondo.

 

donald trump con il presidente sudcoreano moon jae in

Ma anche perché il virus ha costretto la presidenza Usa ad arrangiare un' agenda del G7 considerata un po' frettolosa e troppo condizionata dagli attuali umori contro Pechino. Ed è evidente, agli occhi della diplomazia italiana, che allargare il formato anche a India, Australia e Sud Corea, in un possibile G11, come sostenuto da Trump, abbia la funzione di coinvolgere in chiave anti-cinese tutti i partner che hanno interesse in questo senso, annacquando il baricentro europeo del summit. Un messaggio evidente agli alleati del Vecchio Continente, Merkel in primis, riluttanti ad assecondare i piani della battaglia globale del secolo contro la Cina del tycoon alla Casa Bianca.

 

 

2. ADDIO G7, TRUMP RILANCIA IL G11 (ANTICINESE)

Germano Dottori per www.formiche.net

 

merkel macron conte

Al contrario di quanto si ostinano a scrivere i suoi detrattori ad oltranza, ancora una volta il presidente Donald Trump sta dimostrando di avere una sua visione peculiare piuttosto coerente degli interessi strategici degli Stati Uniti e del modo di perseguirli. Potrà urtare il suo stile comunicativo, in effetti sempre piuttosto abrasivo, ma non c’è alcuna vera improvvisazione. Come si presenta un’opportunità, il Tycoon prova a rilanciare la propria agenda. Nel breve volgere di poche ore, il Presidente americano ne ha dato una riprova ulteriore.

 

Innanzitutto, con un tweet che ha destato sensazione, Trump si è rivolto a tutti coloro che continuano ad imputare esclusivamente all’azione degli infowarrior russi la diffusione delle fake news che stanno inquinando il dibattito politico in America, chiedendo come mai di queste pratiche non venga invece mai accusata la Cina e riconducendo questo atteggiamento di favore nei confronti di Pechino alla possibile sussistenza di interessi economici da tutelare.

 

giuseppe conte angela merkel 2

Il presidente statunitense ha poi dovuto prendere atto del rifiuto di Angela Merkel di recarsi a Washington, dove avrebbe dovuto prendere personalmente parte al G7 previsto per giugno: un gesto pudicamente motivato dalla gravità dell’emergenza epidemiologica in atto oltreoceano, ma più probabilmente generato dall’irritazione con la quale la Cancelliera tedesca sta reagendo all’aggravarsi del contenzioso sino-americano, che potrebbe seriamente danneggiare molte imprese della Repubblica Federale presenti in Cina, primi fra tutti i colossi dell’auto.

 

E a quel punto, Trump ha rilanciato, come spesso gli capita di fare, ponendo sul tavolo la proposta di convocare dopo l’estate un vertice più ampio, allargato a dieci o undici Paesi, in luogo dei soliti sette.

trump e merkel 3

 

L’invito dovrebbe essere rivolto alla Russia, all’India, all’Australia e alla Corea del Sud: un raggruppamento assai eterogeneo di Stati, che potrebbe tuttavia essere tenuto insieme dal comune interesse a fermare l’ascesa politica e militare della Cina.

La portata dell’iniziativa, qualora venisse davvero formalizzata, non dovrebbe essere sottovalutata, perché confermerebbe il desiderio di Trump di allestire un sistema strutturato di contenimento della Repubblica Popolare Cinese.

 

La vera novità qualificante sarebbe l’apertura congiunta a Mosca e New Delhi, che delineerebbe anche plasticamente il tentativo di inserire un cuneo fisico nella Belt and Road Initiative promossa da Pechino proprio nel momento in cui sta crescendo la pressione della Cina sulle frontiere indiane. La scelta di tempo sarebbe pertanto molto felice.

 

Naturalmente, è presto per concludere che il G11 prenderà effettivamente forma nei pochi mesi che ci separano dall’autunno. Il cartello delle forze che vi si opporranno non è debole. Comprende, infatti, tutti i paesi che intrattengono importanti relazioni economiche con Pechino o ne subiscono in misura maggiore o minore l’influenza.

scott morrison alle hawaii

Non sono pochi i sistemi politici che saranno sottoposti a tensioni, perché quella che viene prospettata da Trump è di fatto una scelta di campo particolarmente controversa, che determinerà attriti anche in Italia.

 

La Gran Bretagna di Boris Johnson ha già iniziato a distanziarsi dalla Repubblica Popolare dopo un lungo flirt e la crisi ad Hong Kong accelererà il processo. Tedeschi e francesi dovranno invece chiarire in modo più esplicito dove intendono collocarsi e non sarà facile per loro.

Ovunque, la decisione porrà a confronto visioni della politica, valori, interessi economici e di sicurezza contrastanti, che troveranno interpreti pronti a difenderli in modo intransigente.

 

BORIS JOHNSON DONALD TRUMP

Tuttavia, è probabilmente dalla Russia che dovrà giungere la risposta più importante. Se G11 sarà o meno, lo si dovrà infatti soprattutto alla posizione che assumerà il Cremlino.

A Putin potrebbe essere offerto un assist straordinario per piegare gli eurasisti filocinesi che si sono fatti strada anche nei gangli del potere russo. È a lui di cogliere questa occasione, prima che il deterioramento dei rapporti relativi di potenza tra Mosca e Pechino privi la Russia dei residui margini di manovra di cui ancora dispone.

 

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