“MI VOGLIONO MORTO MA NON RIUSCIRANNO A FARMI FUORI” – RENZI AL CONTRATTACCO DA FLORIS: “NON ACCETTERO’ VETI. CHI CORRERÀ PER IL GOVERNO? TRA I NOMI ANCHE GENTILONI MA IL PREMIER LO DECIDERA’ IL PARLAMENTO” – L’AFFONDO SU MPS: TROPPI MISTERI, A COMINCIARE DA DAVID ROSSI” – E GLI AVVERSARI INTERNI DI MATTEUCCIO PENSANO A VELTRONI CANDIDATO PREMIER - VIDEO
Maria Teresa Meli per “il Corriere della Sera”
«Mi vogliono "morto". Sono mesi che cercano di mettermi da parte, ma non ci riusciranno. Ora provano a dire che, dopo il voto siciliano, sono io il problema. La verità è che stanno cercando di togliermi di mezzo in ogni modo. Ma io non mollerò di un centimetro»: Matteo Renzi non arretra. Per la coalizione «larga» che vuole costruire, con la convinzione che così si possa «arrivare al 40 per cento», non metterà veti «però non li accetterò».
Il che significa che per il leader del Pd non esiste l' ipotesi che l' alleanza vada alle elezioni guidata da un altro esponente del partito. Questo non vuol dire, come Renzi, ospite di DiMartedì su La7, confessa a Giovanni Floris, che per Palazzo Chigi ci sia solo un nome: il suo. «Non è vero - spiega Renzi - che io pensi solo ad andare lì. Mi hanno dipinto così, ma io non ho questa ansia. Nel Pd ci sono molte persone che potrebbero andare lì, uno è Gentiloni. E comunque il premier lo deciderà il Parlamento».
Già, come Renzi ha detto qualche giorno fa, «non importa chi di noi governa, l' importante è che il Pd vada al governo».
Dunque, Gentiloni. Così come aveva fatto Ettore Rosato in mattinata, Renzi ammette che il nome di Gentiloni è spendibile. E questo non è un caso. Il nome del premier serve ad allargare i confini della futuribile coalizione a cui Renzi pensa. Un' alleanza che deve avere una componente centrista, «perché le elezioni si vincono anche al centro».
Ma anche con la sinistra, e, come è noto, Pisapia è in buoni rapporti con Gentiloni. Infatti la scommessa del Partito democratico è quella di sottrarre personalità per la possibile alleanza agli scissionisti.
Non si parla di Grasso, ovviamente, ma della terza carica dello Stato, per esempio.
Cioè Laura Boldrini. O di quei sindaci di sinistra, come Massimo Zedda, primo cittadino di Cagliari. E va in questa direzione anche la battaglia di Renzi sulle banche e su questo il segretario dice su La7 una frase choc: «Monte dei Paschi di Siena è una banca in cui ci sono troppi misteri, a cominciare da David Rossi».
Non si spenderà invece più di tanto, Renzi, in una trattativa con Mdp, perché il voto siciliano, con quel 5,3 preso dagli scissionisti, ironizza l' ex premier, «dimostra che non c' è la rivoluzione comunista».
È esattamente quello che Guerini ha detto ieri a Nico Stumpo di Mdp in un breve colloquio: «Noi siamo aperti a ragionare con chi non vuole fare vincere la destra e i grillini e non poniamo veti, ma nemmeno vogliamo subirli.
Del resto, la Sicilia testimonia che l' alternativa a sinistra del Pd non ha sbocchi». Perciò a chi tra gli scissionisti chiede al Pd di mettere da parte Renzi per avere un rapporto, dice: «Io sono lì dove sono perché mi ci hanno messo due milioni di elettori alle primarie».
Il segretario è già in «modalità elettorale», e infatti ha deciso che uno dei primi punti all' ordine del giorno della Direzione pd di lunedì prossimo sarà la legge sui vitalizi.
Renzi vuole che il suo partito la mandi avanti in Parlamento e la faccia approvare in questa legislatura, evitando così che i grillini agitino questa bandiera alle elezioni. Al Movimento 5 Stelle Renzi, intervistato da Floris, lancia un' altra sfida, rivolta a Luigi Di Maio, «rappresentante della casta»: «Sei presente solo al 30 per cento delle votazioni, prendi il 30 per cento dello stipendio».
Sempre pensando al voto, il segretario invita i suoi avversari interni a sotterrare l' ascia di guerra: «Chi nel Pd pensa di passare i prossimi mesi a litigare fa un grande regalo a Berlusconi e Grillo». È un appello che però rischia di cadere nel vuoto perché l' ultima carta che vogliono giocarsi gli avversari interni del segretario è quella di convincere Walter Veltroni ad accettare di fare il «padre nobile» nonché candidato premier di una coalizione di centrosinistra. Poi, dopo le elezioni, si andrebbe a un congresso dove, per spaccare ulteriormente il fronte renziano, si proporrebbe a Graziano Delrio di fare il segretario .