1. NON LO SA NESSUNO, NEMMENO TRA I CATA-FALCHI, SE B. STACCHERA’ LA SPINA A LETTA 2. LO SA SOLO LUI, ANCHE SE MOLTI DUBITANO CHE LO SAPPIA ANCHE LUI, COSA HA DECISO 3. MA L'ORA DELLE CHIACCHIERE STA PER FINIRE: LA DIREZIONE DEL SILVIO-PARTITO SI RIUNISCE VENERDÌ E QUELLA E' LA SEDE PER L'ATTO FORMALE, INVITARE I PROPRI MINISTRI A DIMETTERSI 4. IN CASO DI STRAPPO, LETTA HA GIÀ DECISO COME REAGIRE: NON ACCETTA LE DIMISSIONI E NON SOSTITUISCE I DIMISSIONARI MA VA DIRETTAMENTE IN SENATO (NON ALLA CAMERA DOVE IL PD HA LA MAGGIORANZA) TRA SABATO E DOMENICA E CHIEDE IL VOTO DI FIDUCIA 5. OGGI BREVISSIMA E NERVOSA RIUNIONE DEL GRUPPO PDL AL SENATO: FACCE INCERTE ED INQUIETE, MUGUGNI E DELUSIONI, MOLTA INSOFFERENZA PER IL SENTIERO STRETTO CHE HANNO DAVANTI. UNA SPECIE DI ANTICAMERA DELLA FRONDA CHE COVA SOTTO LA CENERE
DAGOREPORT
Nemmeno quelli del Pdl, e nemmeno i cata-falchi che sembrano aver vinto la battaglia di inizio settembre, lo sanno: Berlusconi Silvio farà cadere il governo o no? Vincerà ' il partito azienda o azienda partito che non vuole sconvolgimenti ed è pronto a sacrificare l'onore del Fondatore in nome degli interessi imprenditoriali e della stabilità del Paese o vincerà la "banda dei quattro" Verdini, Santanche', Capezzone, Bondi con portavoce Minzolini? Molti dubitano che l'uomo di Arcore abbia davvero deciso, che insomma non lo sappia ancora nemmeno lui anche se la tentazione di rovesciare il tavolo e' personalmente fortissima.
Ma le chiacchiere stanno per finire e sta arrivando l'ora degli atti formali: se lunedì si riunisce la Giunta del Senato che deve pronunciarsi sulla decadenza da senatore del Cav non Cav, venerdì si riunisce l'ufficio di presidenza del Pdl, ed e' quella la sede formale in decidere e annunciare il ritiro dei propri ministri e viceministri dal governo.
Ma Letta Enrico non sta a guardare: se davvero le dimissioni della delegazione Pdl ci saranno, il premier -a quanto apprende questo umile sito - giocherà d'anticipo, non accettera' le dimissioni e non sostituirà i dimissionari e tra sabato e domenica chiederà il voto di fiducia al governo direttamente in Senato, dove non ha la maggioranza senza il Pdl come alla Camera. E la scelta per i senatori sarà tra schierarsi con il condannato oppure con il Paese e dove i sette voti che mancano potrebbero trovare eco importanti nelle coscienze e nello stesso vitale interesse dei senatori a non andare ad elezioni.
Da questo punto di vista, non è stata molto incoraggiante per i destini dell'uomo di Arcore la riunione del gruppo Pdl del Senato: facce incerte ed inquiete, riunione brevissima, mugugni, teste che venivano scosse in silenzio, molta insofferenza per il sentiero stretto che hanno davanti. Insomma, una specie di anticamera della fronda. Anche se qualcuno, piccola consolazione, invitava a leggere un articolo di Piero Ostellino che suggeriva al Cav non Cav una battaglia politica contro la nuova fattispecie di reato a suo dire sancita dalla Cassazione, quella dell'"inventore di reato".



